Capitolo 33

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"𝑵𝒐𝒏 𝒄𝒓𝒆𝒅𝒆𝒓𝒆 𝒎𝒂𝒊
𝒂 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒐 𝒒𝒖𝒆𝒍𝒍𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒕𝒊 𝒓𝒂𝒄𝒄𝒐𝒏𝒕𝒊."

𝑪.𝑮. 𝑱𝒖𝒏𝒈.

Non credere mai a tutto quello che ti racconti, lo disse Carl Gustav Jung, un noto psichiatra, ma come si fa a distinguere la sottile linea invisibile tra quello che ci raccontiamo e quello che realmente viviamo? La nostra mente, o meglio la mia, proietta immagini che si tramutano in sensazioni, ansie, paure, ci rimuginino su fino all'esasperazione, credo di aver visto cose, o le ho viste davvero?

Sono in ginocchio sul pavimento, pur avendo questa consapevolezza io mi vedo distesa su di esso, inerme, tremante.. persa.

Un nome, quattro lettere, la certezza di essere stata trovata, è bastato questo per demolire quel poco che avevo costruito. La mia sanità mentale già da tempo vacillante è ormai compromessa definitivamente.

Manca poco perché tutto finisca.
Lo so.
Olly porta una mano sul mio viso dolcemente. <<Stef cosa c'entra Mark con quello che stai cercando? >>
Vorrei gridare fino a farmi esplodere la testa, le immagini che vi passano dentro sono destabilizzanti. Riesco solo a far rimbalzare gli occhi su ogni singolo oggetto, mobile o suppellettile presente nella camera. Il pensiero che sia stato qui, abbia rovistato tra le mie cose, toccato i miei vestiti o che si sia anche solo seduto sul mio letto, mi fa infiammare e contorcere lo stomaco.
<<Stef.. >> Sussurra Olly.
Mi si disfa il cuore, come se volesse fuggire per non annegare nel mare di pensieri bui che sto sfiorando. <<Lui mi ha trovata, è stato in questa stanza. Oggi, qualche ora fa..>> Biascico con gli occhi sbarrati. Mi alzo farneticando o pensando tra me e me non lo so, nulla sembra più reale, in fretta e furia prendo il cesto per la biancheria dal bagno, e tiro via le lenzuola dal letto per infilarcele dentro. Mi guardo intorno e non riesco a non immaginare che può aver toccato qualsiasi cosa. <<È tutto sporco!>> Farfuglio indicando cose a caso nella camera. Lascio cadere il cesto sul pavimento e mi avvento sulla porta provando ad aprirla, per la foga e il continuo tremore alle mani la chiave cade sul pavimento, così mi chino per prenderla. <<Stef, Stai iperventilando, dici cose senza senso, mi stai spaventando fermarti un attimo. >>
Sento la sua voce mentre la vedo calarsi per raggiungere la mia altezza, mi ero dimenticata che fosse qui. <<Io ti sto spaventando, non vedi che sono terrorizzata? Non capisci Olly, è tutto sporco.. >>
<<Va bene, ti aiuto io a pulire, prima però..>>Le lacrime le spezzano la voce. <<Prima spiegami cosa succede. >> Raccoglie la chiave dal pavimento e apre la porta, mi fiondo nel disimpegno scarabattando nel mobile basso dei detersivi, tiro un sospiro di sollievo quando tra le mani mi capita lo spray disinfettante a secco, lo infilo sotto un braccio, munita di candeggina e straccio ritorno in camera.
<<Aiutami a spostare questi libri Olly..>>
Lo fa senza obiettare. <<Poggiali sul pavimento e riempirli di disinfettante spray. >>
Mi guarda interdetta sussurrando. <<Rovinerai il legno della scrivania con la candeggina.. >>
Non m'importa, devo pulire tutto, non posso fermarmi altrimenti i pensieri prenderebbero il sopravvento e io ne sarei schiacciata.
<<Occupati dei libri. >>Ordino trova per poi aggiungere in un sospiro. <<Per favore Olivia.. >>
Passiamo l'ora successiva a pulire minuziosamente ogni fottuto centimetro della camera scambiando a malapena qualche parola. Ho le mani rosse e pruriginose dall'abuso di candeggina ma il grosso è fatto e, questo mi aiuta a respirare almeno un po'. Apro l'armadio per tirare fuori i vestiti, e davanti agli occhi si palesa l'immagine di Mark che li tocca, li annusa, un brivido mi fa drizzare i capelli. Non posso indossare nulla di quello che c'è qui dentro. Devo lavare tutto penso tra me e me, così mi appresto a prendere gli indumenti appesi.
<<Adesso ti fermi e parliamo! >> Asserisce Olly piazzandosi di fronte a me con le mani a bloccare le mie che reggono le grucce. <<Te l'ho già detto Olly, lui è stato qui.. >> Sfilo gli abiti dalle grucce per lanciarli nel cesto per la biancheria.
<<Non puoi lavare tutti i vestiti che hai, è... È da pazzi! >> Balbetta riducendo a un leggero mormorio l'ultima parola.
<<Non sono pazza! >> Esclamo a denti stretti fulminandola con lo sguardo.
<<Ti comporti come se lo fossi. >> Asserisce a braccia conserte in attesa di una spiegazione logica.

Tra le crepe del mio cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora