Capitolo 19

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Di buon mattino mi alzo, vado di sotto e preparo un caffè. Mentre lo bevo guardandomi intorno, comincia a prendere forma nella mia mente un idea, cerco dei fogli e comincio a scarabocchiare. Ne strappo uno e ricomincio.
Ripeto il disegno ancora, ancora e ancora.

«Cosa stai combinando?» La voce di Thomas mi fa balzare. Si avvicina per baciarmi una guancia. «Buongiorno.» Mormora con gli occhi fissi su di me.
Copro tutti i fogli sul bancone con le mani. «Buon giorno, caffè?» Chiedo in un sorriso colpevole.
Si allontana verso la macchinetta con fare sospetto. Nel frattempo raccolgo tutte le scartoffie e le metto in borsa, faccio la stessa cosa con quelle accartocciate sul pavimento.
«Vado a fare una doccia, mi dai uno strappo al campus?»
Annuisce. «Non vuoi dirmi cosa stai combinando con quei fogli?»
Scuoto la testa arricciando il naso.«È una sorpresa, lo saprai quando sarà chiaro anche a me.»

Di sopra è già tutto in perfetto ordine, mi lavo, avvolgo un asciugamano decisamente troppo piccola intorno al corpo e passo a setaccio l'armadio, cercando qualcosa che possa starmi.
Quest'uomo ha una passione per le camice uguali, stesso motivo, colore diverso. Ne afferro una nera a quadroni, metto una cintura in vita e sono pronta.
«Cavolo se ti stanno bene le mie cose!» Afferma affascinato.
«Dovresti fare shopping, e vestirti meglio!» Esclamo sorridendo.
Ignora le mie parole.«Andiamo?»
Annuisco, prendo la borsa e ci dirigiamo verso il campus.

Una volta arrivati mi apre la portiera. «Ti fai vedere dopo?» Domanda con una mano a mezz'aria come per aiutarmi a scendere.
Faccio spallucce. «Ho molto da studiare. Ti chiamo più tardi.»
Mi bacia la guancia, lo fa con naturalezza, come se nella vita non avesse fatto nient'altro.
Quel gesto innocuo mi riporta a stanotte, lui che mi prende in braccio, lui che spinge le sue labbra contro le mie.
Forse pensa che dopo quello ch'è successo con Chris alla festa, il mio nuovo inizio può essere lui. Onestamente io non mi sento pronta a voltare pagina. «Ciao Thomas.» In uno scatto repentino mi dileguo.

Corro all'armadietto per prendere dei libri e mi fiondo a lezione.
Per tutto il tempo ho pensato ad una scusa per rivedere Chris. Per provare a parlargli, per prendermelo definitivamente. Cerco invano parole da poter dire, ma cazzo, non ne trovo nessuna.

È facile pensare che verranno da sole, per me non funziona così, è come se andassi in modalità difesa automaticamente. Mi sono arrovellata il cervello per cinque ore. Per ogni lezione ho cercato uno straccio d'idea, niente.
Buio totale.
La parete bianca dietro la quale mi nascondo quando voglio coprire i miei pensieri mi ha sbeffeggiata. È diventata nera.

Vado a mensa sotto gli occhi giudicanti dei miei compagni, mi guardano dall'alto in basso, borbottano e mi scansano come se avessi la lebbra. Prendo un vassoio facendomi spazio tra le loro illazioni.

«Si, ho sentito che fa la escort.»
«No, non si faceva nemmeno pagare!»
«È una puttana.»

Dal lavorare in un night-club a puttana è un attimo. Ieri c'era mezzo campus alla festa, era inevitabile. Ma chi si credono di essere, è facile puntare il dito. E a nulla è servito un anno di "redenzione", sono e sarò sempre quella facile, che si ubriaca e fa uso di sostanze stupefacenti. Ma non sopporto il loro mormorio, troppe parole appuntite. Alzo la testa guardandomi intorno.

Con aria di sufficienza esclamo. «Andate a farvi fottere, magari vi divertite!» Il tono della voce si inacutisce senza controllo, in modo che possa arrivare a tutti.

«Basta così!» Grida qualcuno sbattendo le mani sul tavolo. Sposto la testa verso la voce.

È Michael, seduto al lato sinistro della mensa con Chris, gambe lunghe e altri ragazzi.
Si alza e riprende a parlare. «Tu.»
Indica la ragazza che mi ha dato della escort. «Sei andata a letto con mezzo istituto, compreso me. Non mi pare che qualcuno ti abbia fatto un processo a mensa!»
«E tu.» Continua rivolgendosi all'altra. «Ogni volta che il tuo ragazzo si infila nel letto di qualcuno, ricambi portandone nel tuo almeno tre!»
Mi raggiunge mettendosi accanto a me. Poso il vassoio su un tavolo. «Non c'è bisogno Michael, so difendermi, davvero..»

Tra le crepe del mio cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora