Narratrice
- È che mi mette affanno solo il dubbio di non farcela, chi è che mi scarcera da questa prigione mentale chiamata ansia? -
Nei giorni successivi, la febbre non cala.
Anche con le coperte più calde, i pigiami più pesanti, la temperatura aumenta soltanto.
Storm si rifiuta di ricevere le dovute cure e Vasiliy è costretto ad usare le maniere forti.
La ragazza è incatenata al letto, ma si dimena come una belva, e le catene cedono.
Infuriata, si alza ed inizia ad urlare.
"Vieni qua! Codardo! Hai solo paura! Voi siete malati, non io! Dove sono, eh? I miei piccoli, dove sono! Li hai rinchiusi? Oh no, che dico, li hai uccisi! Sei un bastardo senza cuore, che non sa fare altro! So che mi senti, e che mi vedi. Tu e la tua banda di scellerati." Borbotta, barcollando leggermente.
Il pigiama in pile rosa, accentua le sue generose forme.
Ma Storm odia il rosa.
E quando vede il suo riflesso nello specchio, appeso all'armadio, la sua reazione è estrema.
"CHE CAZZO MI AVETE MESSO ADDOSSO! VI È DATO DI VOLTA IL CERVELLO?! LO ODIO, VI ODIO. TI ODIO!" Se lo strappa di dosso, come se fosse infetto.
Rimane con i pantaloni per metà strappati e la maglietta a brandelli.
Gli occhi variopinti, incendiati di puro rancore.
I muscoli contratti, in modo quasi doloroso.
I capelli, scompigliati e vivaci.
Il bacino, dimagrito e osseo, troppo fragile.
Una gamba zoppa e l'altra rovinata.
E il dolore agognante, che giace nella sua mente stanca.
Stanca di lottare.
Stanca di vivere.
Stanca di respirare.
Ma troppo viva per morire.
E questo la perseguita.
Vorrebbe solo lasciarsi andare, lasciare che il suo corpo maltrattato, si svuoti.
Non vuole più un pensiero.
Non vuole più un'idea.
Non vuole più un battito del cuore.
Vuole solo che Ade, il dio degli inferi, la prenda per mano, per portarla con sé.
Le raccontavano così bene di Ade.
Una storia prevaleva nella sua infanzia.
Quella che le raccontava sempre suo cugino Blake.
Lui amava il nero, il rock e i film dell'orrore.
La invitava a casa sua e le narrava questa favola, che di favola, non ha nulla.
Alla fine però, Ade se l'è portato via, con un incidente in vacanza.
Aveva solo diciotto anni e lei undici.
L'ha intitolata "La bambina che sopravvisse alla ninna nanna ".
"Pronta Especial?" Chiedeva sempre Blake.
Lei annuiva timorosa, rintanandosi tra le braccia del cugino più grande.
"Ok, iniziamo.
Ade girava per le città, indisturbato, osservando la gente. Chi sorrideva e chi no. Chi giocava a carte e chi beveva con gli amici. Ognuno di loro, aveva la propria vita. I propri problemi e la propria felicità. Ma lui questa felicità, voleva spezzarla.
La notte andava in casa della gente, nella camera dei bambini. Cantava una soave ninna nanna, che li cullava fino all'eterno riposo. Strappava le vite ai più giovani, e si divertiva. La mattina, i genitori vedevano i figli bianchi. E piangevano, piangevano così tanto, da consumare tutte le lacrime, facendole sostituire dal sangue. Gocce cremisi, rigavano i loro volti, alla vista dei bimbi, immobili nel letto. Rideva lui, così tanto, da non avere più il fiato. Una sera però, entrò in una cameretta. Quella di una bambina. Aveva i capelli lunghi castani, sparpagliati sul cuscino. Gli occhi chiusi e i lineamenti dolci. Avvolta in mille lenzuola, sembrava una delle dee, che era solito vedere Ade. Ed era così piccola, che avrebbe potuto romperla, anche solo osandola sfiorare. La bimba, sorrise. E si agitò nel lettino, tutta contenta. Lui non si accorse che ella, aveva aperto gli occhi. Occhi così colorati, da far invidia ad un arcobaleno. Ciucciava animatamente le dita delle manine grassoccie. E sgambettava, felice. Felice di vederlo. Felice di avere davanti, un mostro come lui. Lei lo salutò, agitando le braccia minute. La culla, cigolò. Ade ci appoggiò le mani e la guardò. Sprofondò in due luoghi diversi. Nelle acque limpide del mare e nel cielo in tempesta. Rise, con quel versetto carino. Lui rimase lì, fino al sorgere del sole, a guardarla. Quella notte lui, non cantò la ninna nanna."Ma Storm sapeva, che Ade non sarebbe mai venuto a cantarle la ninna nanna.
Sapeva che quella bimba nella culla, era lei.
Suo cugino le voleva bene, le diceva sempre che era speciale.
Tanto speciale, da incantare il Dio degli inferi.
Ade non la voleva, la rinnegava.
Ma lei voleva soltanto morire.
Non chiedeva tanto, no?
Nella disperazione più totale, inizia a picchiare il sacco da boxe.
"Blake, mi hai lasciata sola. Sei uno stronzo. E quasi non mi è rimasto niente di te, che eri praticamente mio fratello. Te ne sei andato, senza dirmi addio. Non una parola, non un cenno e non più la vista del tuo bellissimo sorriso. Io lo festeggio ancora il tuo compleanno, sai? Mi senti quando impreco, perché mi si brucia nel forno la tua torta preferita? Ridi, quando litigo con le commesse perché non hanno mai, il numero giusto di candeline? Sei al mio fianco, quando ti canto 'tanti auguri' davanti alla torta crema e panna? E mi abbracci la notte, come facevi quando mi raccontavi 'La bambina che sopravvisse alla ninna nanna' ?" Urla forte, pensando che Blake, la può sentire.
"Ed è il fottuto 10 gennaio, il tuo compleanno! Fa un cazzo di freddo, ma preparo la cioccolata calda, con lo zucchero a velo. Come la bevevi tu, che mentre studiavi, per andare avanti nel liceo, ne bevevi tazze e tazze. E la bevo nella tua tazza, quella con scritto 'cugino migliore del mondo' ricordi? Te la regalai io, al tuo dodicesimo compleanno. È che vorrei solo tu tornassi qui, per baciarmi la fronte un'ultima volta. Per dirmi che sono speciale e sorridermi. Niente di più, Blake. Ti imploro, ritorna per un istante. Mi manchi così tanto, ed io qui non ce la faccio." Pugni, grida, sangue.
"Bambina." Una voce, la fa voltare.
Vasiliy la guarda, con un'espressione quasi mortificata sul viso.
È lontano da lei.
"Vattene, STRONZO! Non ti voglio vedere, ne sentire! Ti fai vivo quando vuoi tu, io non sono una bambola! Non lo sarò mai, ficcatelo in testa. Tanto non ho più niente, nessuno a cui importi di me! Ade si è preso Blake, senza una ragione. Ed io voglio raggiungerlo, voglio morire!" Il respiro le abbandona i polmoni e la stanza inizia a girare.
Barcolla, sotto lo sguardo sbigottito del biondo.
"E giudicami, picchiami. Non sai fare altro. Io adesso voglio solo smettere di respirare!" Porta le mani scheletriche al collo.
"Cosa fai? Tranquilla bambina, non fare cose di cui potresti pentirtene. Leva le mani da là, e dalle a me." Mette i palmi avanti, incitandola a prenderli.
Ma Storm, scuote il capo.
E sorride davanti al diavolo, come la bimba nella culla.
"Addio Vasiliy." E in un gesto secco, stringe la gola.
Angolo autrice ❤️:
Ehiii ragazzuole bellissime!
Come state?
Ecco il decimo capitolo!
Che ne pensate? Mi raccomando scrivetemi nei commenti, voglio sapere!
Aggiorno presto presto.
Bacini😘Ig: cum_astris08
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Vento Silenzioso
RomancePrimo libro della saga "Cinque battiti di cuore". AUTOCONCLUSIVO⚠️ Storm ha vent'anni anni ed è una ragazza dai capelli castano dorato e gli occhi bicolore; uno verde acqua e l'altro azzurro-grigio. Amante dei romanzi d'amore, delle canzoni dedicate...