Stavolta no

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Pov's Vasiliy Lev Kozlov

- Che lui è sempre lì, crudele e infame, mica ti lascia stare il passato.
E no, ti prende a schiaffi
e poi lenisce il dolore,
facendoti indurre sotto
sindrome di Stoccolma... -

Pompini e ditalini ormai, sono all'ordine del giorno.

Ci divertiamo con giocattoli vari e lei si lascia andare.

Si fida di me.

Quando finisco di lavorare è lei a venirmi incontro e a far scoppiare la scintilla della passione.

Non parla eh, però abbiamo un linguaggio tutto nostro.

Il bacio del buongiorno e della buonanotte, non possono mancare.

A volte mi fa dei massaggi e mi prepara la cioccolata calda innevata di zucchero a velo.

La prepara costantemente.

Rimane rinchiusa nella sua dolcezza infantile, che personalmente, adoro.

Sì comporta come una bambina, certe volte capricciosa ed altre ubbidiente.

Però cazzo, impazzisco proprio quando mi guarda tenera.

Quando mi sorride piena d'affetto.

La tratto come fosse fatta di vetro, e lei sente solo me.

Come al solito, non vuole vedere anima viva in casa.

Ma che posso fare io? Non posso mandare un cristiano a suicidarsi per farle compagnia.

Insomma sì, avete capito, lo riempirebbe di botte.

Sbuffo rumorosamente, stropicciandomi il viso, per levare tutti questi pensieri dalla mia testa.

Porca puttana, lo stress in questi giorni sta schizzando alle stelle.

Il lavoro richiede ore, e non posso lasciare sola Storm per troppo tempo.

Si aggiunge il fatto che non scopo da cinque cazzo di mesi, sto vivendo di seghe e pompini.

A riportarmi alla realtà, è il bussare sulla porta del mio studio.

So chi è, solo lei bussa così.

"Vieni pure, bambina." Dico a voce alta, sorridendo sornione.

La maniglia si abbassa e ne sbuca la mia ormai ragazza, con un vassoio tra le manine.

Sopra di esso ci sono due tazze colorate.

È vestita con una mia felpa, un paio di pantaloni stretti e i capelli castani sono legati in una treccia lenta.

Ai piedi, come sempre, ha i calzini antiscivolo.

Accenna un piccolo sorriso e lo appoggia sulla scrivania, facendo il giro per raggiungermi.

Si siede sulle mie gambe, afferrando le tazze piene di tisana.

Me la porge, portandosi la sua alla bocca e soffiando delicatamente.

Le bacio la testa, mentre penso a come dirle la cosa che voglio chiederle da giorni.

Sospiro, attirando la sua attenzione.

È diventata molto attenta, osserva tutto non facendo passare nulla inosservato.

Si acciglia confusa e così mi decido a parlare.

Vento SilenziosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora