Simbiosi

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Pov's Vasiliy Lev Kozlov

- Stamattina ho detto ai fiori cosa farei per te e sono sbocciati. -

Una settimana dopo

Parla con se stessa, mi evita come fossi la peste, dorme da sola fra i suoi incubi e si lascia divorare dal rammarico.

Una settimana e la nostra vita è stata stroncata. I sentimenti sembra che li abbia sotterrati insieme al corpo morto di Catherine, la voglia anche solo di muoversi non ce l'ha mai e il mio cuore riceve una stilettata ogni qualvolta la vedo così inespressiva.

Al collo porta i suoi nastri, legati in intrighi di fiocchi complessi.

Sono mattine che la vedo con i capelli raccolti in delle trecce che formano un cuore e nella sua stanza, appesa al letto, c'è la polaroid spiegazzata con alcune macchie di sangue.

La trovo spesso sul divano, rannicchiata in posizione fetale, a bere una cioccolata calda con zucchero a velo e a guardare telenovele divertenti.

Ma non ride mai, anzi, inizia a piangere borbottando che in quella scena Cat avrebbe riso fino a sentirsi male.

La guardo quando non se ne accorge per vedere se le scappa un sorriso a fior di labbra ma non trova motivo per farlo.

I suoi sorrisi sono impressi solo nelle fotografie sulle mensole disperse per casa, alcune le ha addirittura abbassate...

Una sua lacrima che tocca terra sono dieci chili che gravano sulla mia schiena e mi sento schiacciare sotto questo fardello che è l'odio che lei nutre per me.

Passa molto tempo affianco ai letti di Maks e Vel, seduta in mezzo con le mani in grembo a fissare il vuoto.
Gli sta vicino, attenta che non abbiano l'ennesima emorragia. Perché ora ha paura, non accetterebbe nemmeno la perdita di Velimir secondo me.

Gli racconta di eventi passati; le audizioni della povera Cat, le sue lezioni di boxe, poi le feste a cui partecipavano quando erano ancora liceali.

I ragazzi sono stati medicati e stanno in convalescenza, Oskana è stata affidata ad una tata che sappia gestire la situazione a dir poco drammatica.

Quando il dottore è venuto con urgenza per i ragazzi ha notato Storm e mi ha riferito che la vede troppo magra.

Non serve l'occhio di un genio per capirlo, so che è deperita ma non so come aiutarla. Non me lo permette.

Tutti gli sguardi che mi riservava sono finiti nel dimenticatoio e i suoi muscoli che si irrigidiscono quando mi avvicino mi gridano di starle lontano.

Le note del violino o del piano che riecheggiano nella casa, a qualsiasi ora del giorno e della notte, mi ricordano che lei pensa che sia solo colpa mia.

Suona ogni giorno con rabbia, tristezza e sofferenza iniettati nelle vene. Piange, perde il respiro e poi chiede scusa in modo nervalgico, gettando indietro la testa.

Implora il perdono della sua migliore amica che non potrà mai darglielo, la lascierà vivere con l'angoscia.

Si nasconde dietro gli angoli e si aggira tra le pareti, strascicando i piedi. E ovunque lei ha camminato, è rimasta l'impronta del suo animo spezzato.

Da essere la statua più bella è passata ad essere una natura morta con le foglie raggrinzite e uno sfondo dai colori scuri.

Mi chiamavano viziato perché avevo tutto ma desideravo altro, ma è così strano cercare amore?

E proprio quando avevo tutto ciò che amavo intorno a me e in un attimo ogni cosa è andata in fumo.

Gli americani hanno osato troppo, hanno impiccato il corpo della mia fidanzata attraverso quello della sua migliore amica. Se non riavrò di nuovo i suoi occhi che brillano e il suo dolce sorriso, non ce ne sarà per nessuno.

Vento SilenziosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora