Zitta!

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Pov's Storm Nerea Valley

- Solo i più abili sopravvivono a questo mondo e tu eri negli angoli, in silenzio, aspettando il momento giusto per sterminare tutti gli infami. -

La testa mi gira, le gambe non si muovono, gli occhi pesanti.

Sto una merda ma decido di alzarmi.

I ricordi di ieri sera, mi scorrono in mente, peggio di una doccia fredda.

Gonfio il petto, sentendo una nuova rabbia, bruciarmi viva.

Apro gli occhi, per trovarmi davanti un muro nero.

Mi guardo attorno e sto in una specie di cantina.

Non c'è molta luce, solo penombra che rende tutto più inquietante.

Ma la cosa che mi fa ammattire, è che i polsi, sono in catene.

Legata al letto.

Bloccata.

Ristretta.

Inizio a tirate la catena, strattonandola violentemente.

Sferraglia fastidiosamente, ma io tiro più forte.

"Fatemi uscire di qui, BASTARDI!" Urlo, fuori di me.

"Vi mando all'ospedale con un non nulla! Codardi! Non sono un cane, levatemi 'ste cose di dosso!" Sono furiosa, la mia ragione è accecata da queste emozioni a dir poco corrosive.

Uno, due, tre, quattro...

E una catena si rompe.

Che catene di merda.

Il polso sinistro è libero.

Ma il rumore della serratura che scatta, mi fa guizzare lo sguardo nella sua direzione.

Nella stanza entra il biondo.

Passo sicuro, nessuna emozione in viso, camicia nera e jeans del medesimo colore.

Collana e Rolex.

Tatuaggi a non finire e capelli tirati indietro con il gel.

Non indietreggio, non sono una paurosa.

La catena è lunga circa 3 metri, e il bellimbusto, è a portata di mano.

Osserva il mio braccio libero, e alza un sopracciglio chiaro non lasciandomi la possibilità di interpretare ciò che pensa.

È serio, maledettamente serio e mi fissa truce, i suoi occhi d'un nocciola scuro mi fanno capire il desiderio di annientare i colori dei miei, di occhi.

Non distolgo lo sguardo, fiera.

"Sei forte, bambina." Constata con voce bassa.

Non rispondo e mi guarda, l'espressione neutra.

"Spogliati." Ordina poi, lapidario.

Una rabbia cieca, mi mette i paraocchi.

E agisco come mi suggerisce il mio istinto forse troppo aggressivo.

Mi fiondo addosso a lui.

Un pugno nel costato, va in porto, ma non gli fa nulla.

Reagisce.

Alza le mani, e mi afferra la vita, attirandomi a sé.

Ne approfitto, e lo mordo sul petto.

Affondo i denti, con l'intento di assaggiare il suo sangue.

Impreca pesantemente e mi stacca da lui.

Indietreggio, barcollando.

Il peso del ferro, mi sbilancia.

Vento SilenziosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora