Sei arte

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Pov's Vasiliy Lev Kozlov

- Tu mi ispiri un letto sfatto,
i vestiti sul parquet,
l'emozione sulla pelle
e il sesso dappertutto. -

Sento solo i miei passi rimbombare nel corridoio che conduce in camera mia.

I leggeri mormorii che producono le gocce di sangue che cadono a terra sono melodia.

La sua, la sua. Voglio la sua che è intrisa di rammarico.

La cerco dovunque, anche se so che è in camera da letto.

La ritrovo in ogni singolo angolo di questa fottuta casa: nel mio studio che è decorato dai nostri disegni a penne colorate, nella libreria che ha romanzi strappalacrime ovunque, in cucina con le ricette strambe che vuole cucinare appese agli sportelli, ovviamente nell'aula musica in cui sento ancora le sue note coccolarmi le orecchie.

Insomma, lei è dappertutto.

Non c'è un posto dove non me la immagino, sempre al mio fianco ovvio.

Sogghigno e mi passo una mano tra i capelli, fiumi rossi mi colano sulle guance.

È piacevole la sensazione del sangue sulla mia pelle, come quattordici anni fa.

L'unica volta che mi spaventai a morte nel vedere del sangue fu colpa della bimba.

Immaginatevi la scena ed io che quasi svengo dalla paura...

Avevo finito di lavorare e mi stavo dirigendo da lei che, da quanto mi avevano riferito, dormiva beata avvolta tra i piumini.

Tutto trovai tranne che lei dormiente.

Non la vidi in stanza allora mi affacciai sul bagno per controllare e quello che vidi mi fece andare nel panico totale.

Mi avvicinai alla sua figura e dalle sue cosce colava sangue, ma tanto.

La andai a sfiorare delicatamente, timoroso di farle male, ma provando a scovare il motivo del sanguinamento.

Mi imbrattai le mani, la ragione che andava diminuendo.

Che si fosse tagliata con la lametta mentre si depilava?

E se si fosse tagliata di proposito?

Mi guardò, la tranquillità che le addolciva i lineamenti e il mio cuore si alleggerì all'udire quelle poche parole.

"Mi è solo venuto il ciclo." Mi schernì, un dolce sorriso a decorarle il viso.

Un macigno che abbandonò i miei polmoni mi permise di respirare.

Era da un po' di mesi che non le veniva ed io avevo perso il conto per ricordarmi quando doveva venirle.

Sorrido sornione al pensiero di lei che, timida, mi chiese scusa per aver macchiato gli asciugamani.

Quant'è carina e sincera...

Cammino fino alla mia camera, la sua voce che parla flebile con qualcuno.

Socchiudo la porta per ritrovarmi Storm, che mi dà le spalle, seduta sulla panca ai piedi del letto che parla con Velimir.

Strabuzzo gli occhi, incredulo.

Loro due nello stesso posto e la castana non lo sta picchiando.

Kenneth deve avermi dato una botta in testa perché non riesco a crederci, neanche assistendo al tutto.

Vento SilenziosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora