Lentamente

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Pov's Vasiliy Lev Kozlov

- Dicono che provare
desiderio carnale sia sacrilegio.
Mentre Shakespeare
diceva che se ami il
tuo peccato, sarai innocente.
Bhe io, col mio peccato,
c'ho sempre fatto l'amore. -

Affonda i denti nella mia carne, ed io gemo per il leggero dolore.

Ma cazzo quanto mi eccita.

Non ce la faccio più, così prendo il sopravvento.

La afferro per la vita e la capovolgo sulle mie ginocchia.

Un urletto le lascia la gola e gira il capo verso sinistra, il suo occhio verde acqua che mi fissa impaurita.

Però la pupilla dilatata inghiotte quasi tutto il colore, è eccitata anche lei, che birbante.

Mugola infastidita e cerca di tirarsi su, ma gli metto una mano alla base della schiena e me la tengo sulle gambe.

Il suo culo completamente in bella mostra, devo dire che è più bello il suo sedere che i miei quadri.

Lo accarezzo con l'altro palmo e le si mozza il fiato.

Boccheggia, agitando le braccia e tenta, invano, si colpirmi.

Scalcia e lancia qualche urlo, niente non le piace proprio questa posizione.

Peccato per lei che io la adoro.

"Shh, non ti agitare, bambina. Non è nulla di che, quello che ti farò adesso, solo qualche sculacciata per rimetterti in riga, mh?" Le mormoro continuando a palpare le sue natiche.

Scuote energicamente la testa, contrariata e cerca di rotolare sulle mie gambe.

Che testarda, ragazzi.

Sbuffo divertito dal suo comportamento e mi accingo a levarle i leggins.

Sono eccessivamente attillati, però in casa non c'è nessuno e posso guardarla solo io.

Versi rabbiosi e rochi le lasciano le labbra, mentre le abbasso l'elastico dei pantaloni sulle cosce, che le lega in una specie di stretta.

Che mutandine, porco giuda.

Sono delle brasiliane di pizzo nero che le fasciano le chiappe alla perfezione.

Sento il sangue affluire al mio uccello, ma non è ora della scopata, no, è ora della punizione.

"Suvvia, non fare la capricciosa. Subisci questa punizione, che te la sei meritata. Sei sculacciate, piccola. Non ti farò tanto male, solo non potrai sederti per un paio di giorni." Ridacchio al pensiero di lei, che appena si siede geme di dolore.

Per poi pensare a quello che le sto per fare.

Ma le sue unghie che si conficcano nella carne dei miei polpacci, mi fanno ringhiare infastidito.

"Contali per me, capito?" Le ordino con tono leggermente spazientito, ma nega.

Deve parlare, deve parlarmi.

"No no. Conta questi sei schiaffi o c'è il rischio che io perda il conto, dopo non so quanti te ne do." Ghigno beffardo.

Spalanca le palpebre, scuotendo ancora la testa, lamentandosi.

"Guarda che li raddoppio, eh? Da sei a dodici, è un attimo." Le sussurro all'orecchio e trema strizzando gli occhi.

"Allora, preferisci contare o no?" Alla fine, abbassa il capo facendolo penzolare.

Si è arresa.

Conterà, ne sono certo.

Alzo la mano, caricando il primo schiaffo.

Vento SilenziosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora