Conversazioni che non avverranno. 1.

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Ian e Mickey erano seduti sul divano, guardando senza nemmeno prestare molta attenzione uno dei soliti programmi spazzatura che trasmettevano in tv la domenica pomeriggio.
I due ragazzi erano da soli in casa, quindi a Mickey non disturbava affatto che Ian fosse seduto tanto vicino a lui.
Ian d'altra parte, non poteva essersi accomodato meglio: gambe distese su entrambe le sedute e testa appoggiata sulla gamba destra di Mickey.
Sapeva esattamente come ci era arrivato in quella posizione. Mickey quasi non se n'era accorto, se non quando ormai si era accomodato per bene. All'inizio era semplicemente seduto di fianco al suo ragazzo - cristo, non ci credeva nemmeno che poteva finalmente chiamarlo così - poi lentamente aveva disteso le gambe e appoggiato la testa sulla sua spalla. E poi, prima che Mickey potesse iniziare a lamentarsi la sua testa era sulle sue cosce e il gioco era fatto.
La cosa che preoccupava Ian era la reazione di Mickey.
O meglio,la non reazione. Mickey non aveva alzato il sopracciglio in segno di disapprovazione, non aveva sbuffato con fare rassegnato e non lo aveva nemmeno preso in giro.
Mickey si era irrigidito per un secondo e poi si era rilassato. Come se il contatto con Ian fosse la cosa più normale del mondo.
Poi, continuando a tenere lo sguardo fisso sullo schermo, Mickey sfiorò distrattamente i capelli di Ian.
Un brivido gli corse velocemente lungo tutta la schiena.
Aveva appena realizzato una cosa che fino ad un secondo prima credeva impossibile.
"Ian è mio".
Ian, il suo ragazzo, la ragione della sua stessa fottuta felicità era lì con lui, disteso sulle sue gambe, senza fare assolutamente niente.
Niente caos, niente urla o litigate. Stavano bene. Mickey stava bene.
Una strana sensazione si amplificò lentamente dal suo petto in giù.
-Devono essere le cazzo di farfalle - mormorò
-Uhm, cosa?
-Nah, niente - disse, riappoggiando la mano sui capelli rossi, questa volta con la precisa volontá di lasciarla lì.
Dopo meno di un secondo Ian si voltò verso di lui con aria interrogativa, guardandolo dal basso.
-Cosa stai facendo?
Silenzio imbarazzante seguito dalla voce appena sussurrata di Mickey:
-Ti sto toccando i capelli perchè mi piace farlo. Ti da fastidio?
-No. Affatto.
-Bene allora
Ancora un altro momento di silenzio totale, questa volta meno imbarazzante del primo. Ian infatti si era accorto che i muscoli di Mickey si erano rilassati di nuovo.
-Non mi avevi mai detto che ti piacevano i miei capelli.
-Ah no, firecrotch?
-Divertente. Ah ah ah.
-Non ti ho mai detto un sacco di cose.
-Uh, vero. Tipo?
-Sei proprio in vena di chiacchiere eh oggi?
-Hey, hai iniziato tu con la mano e tutto quanto.
-Vabbè.
-No, continua adesso!
-Cosa vuoi sapere?
-Quello che non mi hai mai detto.
-Non ti ho mai detto che...
-Che cosa?
Ian alza la testa per guardarlo dritto negli occhi, ma Mickey lo riappoggia di nuovo sulle sue gambe.
-Stai calmo un attimo cazzo? Ok.. Bene. Non ti ho mai detto che a casa mia non mi sono mai sentito veramente a casa.
-Bè mi sembrava di averlo giá capito ques-
-Ma con te mi sento a casa. Dalla prima volta.
-Oh.
-Non mi sono mai sentito così... Che cazzo, leggero, credo. Da quando le cose si sono messe bene per noi. Non credo di sapere che cosa cazzo significhi essere felice..che cazzo, in questo quartiere di merda sará impossibile, ma quello che abbiamo adesso.. Ci sta andando molto vicino.
-È davvero così per te?
-Mhm mhm. Per te no?
-Credo di sì.
Ian si alza di nuovo, questa volta si siede in ginocchio nel posto a fianco al suo e gli prende la testa tra le mani,lo guarda dritto negli occhi e gli chiede quello che non credeva sarebbe mai riuscito a chiedere.
-Ma sei serio? Voglio dire, io ti basto?
-Ma guardaci.. Che coppia di checche che siamo. Si, certo che mi basti. Sei molto più che abbastanza. E non ti ho mai detto che ho bisogno di te - dice avvicinando la sua fronte a quella di Ian- e che in giorni come questi vorrei solo che questo, quello che abbiamo proprio qui e proprio ora durasse per sempre.
Ian non rispose, ma quelle parole erano talmente forti per lui che senza nemmeno accorgersene si fece scivolare una lacrima sul viso.
Mickey che gli parlava così apertamente era una grossissima fottuta meraviglia. Non credeva fosse nemmeno possibile. Cazzo, non sembrava credibile nemmeno adesso che lo stava ascoltando.
-E odio che tu stia fottutamente piangendo adesso, cazzo Ian!
-Non sto piangendo, stronzo - Rispose ridendo - Solo che non mi avevi mai..Parlato di cosa ti passa per la testa.
Mickey distoglie lo sguardo, lasciando la mente vagare su tutte le cose che prima o poi gli avrebbe raccontato. Sapere che le avrebbe raccontate a Ian era qualcosa che lo faceva sentire tranquillo. Sapeva che si sarebbe finalmente liberato di un peso. E Ian lo avrebbe capito. E soprattutto lo avrebbe ascoltato.
Mickey si rigira verso Ian guardandolo negli occhi.
-Lo so. Ma te lo sto dicendo adesso no? Non so neanche perchè.
-Ma continua, voglio sapere cosa ti passa per la testa.
-La maggior parte delle volte ti vorrei picchiare!
-E poi?- Ian fece un sirrisetto malizioso
-E poi? Dove vuoi arrivare Ian?
-Uh, da nessuna parte credo -
Ian lo guarda con aria divertita
-Che razza di stronzo- Mickey si avvicina a lui per togliergli la maglietta, ma Ian lo ferma subito. Mickey era entrato in modalità "scopata".
- No no aspetta. Continua il discorso Mick, a questo ci pensiamo dopo ok?
-Preferisci parlare piuttosto che scopare? Questa mi è nuova.
-Sembra un'occasione irripetibile. Dai Mick continuaaaa!
-Ok ok Cristo!
-Ok! Non mi hai mai detto che...?
-Che...
Mickey si avvicina di nuovo al suo ragazzo, sfiorandogli di nuovo i capelli con i pollici.
-Mi sono innamorato di te lentamente...
Adesso i due ragazzi sono fronte contro fronte, Mickey sta respirando i suoi capelli, il suo profumo, e non potrebbe essere più bello. Cazzo, Ian aveva ragione, la sensazione di completezza che provava in quel momento era mille volte meglio di una sveltina.
-E poi improvvisamente ho capito che non volevo più fingere o farne a meno.

Adesso la sua bocca è su quella di Ian, lingua contro lingua, battito con battito.
È uno di quei baci che difficilmente si scordano. Dolce, appassionato, pauroso e serio allo stesso tempo.

-Cazzo, credo che tutta quella stronzata sulle farfalle sia vera
-Senti le farfalle Mick?!
-Tu no?
-Oh. Mick. Le farfalle io le sento sempre. Ogni cazzo di volta.
-Ma sei serio? Dobbiamo ammazzarle!
Mickey comincia a ridere e a fargli il solletico e a prenderlo di nuovo per la maglietta per togliergliela di dosso.
-Siamo arrivati a questo punto?
-Direi proprio di si cazzo!
Ian gli sorride. Uno dei suoi sorrisi, come quello quando era andato a trovarlo in prigione, come quello quando aveva finalmente detto a tutti di essere gay. Era IL sorriso.
Mickey, vedendo quel sorriso, si rese conto che era il momento, non poteva esserci un momento migliore di quello:
-Io ti amo.
Ian, che si stava togliendo i jeans, si fermò con la bocca letteralmente spalancata.
-Ehm.. Cosa?
-Hai sentito.
-Si oddio, cazzo, ho sentito, ma ridillo!
-Perchè?
-Perchè io ti amo ed è la cosa più bella che qualcuno mi abbia mai detto.
- Beh.. Fanculo. Ti amo. E adesso basta parlare!!

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