Ian non sapeva dove si trovasse o come ci era arrivato fino a lì. I suoi pensieri erano piuttosto confusi, tristi. Tristissimi.
Non riusciva molto bene a collegare gli eventi, capire il motivo del suo dolore.
Qualcosa non andava, ma non aveva idea di cosa fosse.
Cercò quindi di mettere a fuoco tutto ciò che lo circondava.
Si trovava in mezzo ad un prato, molto esteso.
Era attorniato da alberi di ciliegio che avevano appena fiorito e in lontananza sentiva il rumore lento e rilassante di un ruscello.
"Ma dove cazzo sono finito?" Si chiese incredulo.
Iniziò a muoversi, verso il centro del parco, calpestando la ghiaia bianca e facendo scappare decine di uccellini al suo passaggio.
Non sapeva dove stava andando, per che motivo assurdo si trovasse in quel posto, che cavolo stava combinando.
Ma non poteva starsene lì imbambolato a non fare niente, doveva tornare a casa."Casa." pensò, " Dove sono veramente a casa? Con Mickey? O con i miei fratelli? Tutti mi trattano come se fossi un bambino sciocco, che ha bisogno di essere accudito e controllato. Fanculo, non sono un bambino. Posso arrangiarmi, cazzo. Posso vivere senza Mickey, lo dovrei lasciare. Avremmo entrambi una vita meno tormentata. Sì, cazzo sì, posso farcela senza nessuno!"
Ian sembrava veramente convinto di quello che pensava. Si era convinto da un bel po' di tempo ormai, che con Mickey, a causa sua, sarebbe diventata tutta una pagliacciata. Mickey che gli correva dietro a desta e a manca, Ian che si stufava di lui perché non era più lui. Non potevano andare avanti così, avrebbero litigato in continuazione, si sarebbero picchiati e tutto quello che avevano non avrebbe più avuto alcun senso. Sarebbero rimasti insieme solo perchè era diventata un'abitudine e non perchè si amavano davvero. E anche se Mickey lo amava e glielo aveva detto più volte, non avrebbe mai amato quello che Ian con gli anni sarebbe diventato.
Ian pensò a Monica. Per quanto volesse bene a sua madre non avrebbe mai potuto vivere con lei, tollerare i suoi ritmi, le sue manie e le sue ossessioni. E lui sarebbe diventato così, come lei.
Un uragano.
Un pazzo.
No, non poteva permettere tutto questo. Doveva lasciare Mickey e doveva farlo subito.Intanto continuava a camminare verso il centro del parco, anche perchè aveva notato che non era da solo come credeva all'inizio, bensì vide in lontananza un gruppo di persone e per qualche strano motivo si disse che forse loro lo potevano aiutare a tornare a casa.
Affrettò il passo, desideroso di comprendere cosa stessero facendo quelle persone in mezzo al nulla, e presto si trovò sudato fradicio.
Faceva caldissimo e lui stava quasi correndo.
Quindi rallentò e si passò una mano dietro al collo, rendendosi improvvisamente conto di come era vestito: aveva un abito elegante, blu scuro, con una cravatta e delle scarpe di pelle."Ma come cazzo sono vestito? Chi mi ha messo addosso questa roba?"
Avvicinandosi sempre di più al gruppo, si rese conto che anche loro erano tutti vestiti eleganti.
In nero.Un dubbio iniziò a formarsi tra i pensieri sovreccitati della sua mente, ma non riusciva a focalizzare l'attenzione su nulla se non quello strano gruppo, dove finalmente riconobbe un volto.
Era Mandy, che si stava avvicinando a lui con aria preoccupata e triste:- Stai meglio Ian?
- Cosa, cosa...?
- Lo so, tranquillo. Sta per finire tutto quanto Ian.
- Non so come... Puoi per favore... Cosa stiamo facendo?Ian era in uno stato confusionale assoluto. Non riusciva a dare voce ai suoi pensieri, che stavano confermando che tutta quella scena di fronte a lui non era altro che un funerale.
Ma perchè non si ricordava nulla di tutto questo?
Mandy lo guardava con aria profondamente preoccupata, cercando a stento di trattenere le lacrime.- Ian, te ne sei andato nel bel mezzo della cerimonia, urlando. Io non sapevo cosa fare... Ti ho lasciato andare.
- Ceri... Cerimonia? Di cosa? Cosa Mandy, cosa!!
- Ian, ti prego, non urlare. Dovresti prendere quelle maledette pillole, per una cazzo di volta. Una pillola e tutto questo non sarebbe mai successo.
- Io non prendo le pillole.
- Guardati, Ian, stai di merda. Ti voglio bene, per questo te lo dico. Anche lui... Senti, dovresti davvero darti una sistemata e tornare da noi, ti stiamo aspettando.
- Aspettando per cosa? Lui cosa? Mick? Mickey?!!! Dov'è Mickey?Ormai la situazione era fuori controllo: Ian urlava, lo chiamava, non riusciva a fermarsi. Correva e correva verso il gruppo di persone, che ormai lo guardavano con aria spiazzata, incapaci persino di giudicare un simile atteggiamento.
Lip fermò finalmente la sua folle corsa verso il nulla.- Ian, amico, sembri pazzo. Datti una calmata adesso.
- È di Mickey? Il...il..
- Si. Ian. Siamo al funerale di Mickey. Per favore, siediti e stai calmo."No"
Era l'unico pensiero che echeggiava nella mente di Ian.
No, non puoi essere morto, maledetto stronzo.
Non puoi essertene andato così senza darmi una spiegazione valida.
Non dopo che mi hai detto che mi amavi.
Non dopo tutto quello che abbiamo passato.
Io ti amo Mickey, no. Non puoi essere....
Morto.Eppure i suoi occhi vedevano bene: persone vestite di nero, lacrime, un prete che sembrava persino serio e una piccola urna. Quella più di tutte lo aveva convinto che era tutto vero. Mickey gli aveva espressamente detto che voleva essere disperso nell'acqua.
Glielo aveva detto in una delle sue sere. Quelle dove Ian proprio non ce la faceva a tirarsi su dal letto e a smettere di piangere. E Mickey si era disteso al suo fianco, lo aveva abbracciato e lo aveva lasciato piangere e sfogarsi.
Ian aveva parlato di quando fosse difficile amare, respirare, vivere. E Mickey gli aveva detto quella cosa assurda.
Che se gli fosse successo qualcosa, voleva essere cremato e le sue ceneri dovevano essere gettate in un fiume che portava all'oceano.
Esattamente quello che stava per fare quel dannato parroco in quel momento.
Ian fece per alzarsi, per poterlo avere ancora un po' con se, ancora per un attimo, solo perché non poteva immaginare che era la fine di tutto quanto.
Si avventò sull'uomo, ma era troppo tardi.
Il ragazzo che amava, il ragazzo che lo aveva salvato, era già polvere.
Ian tentò di urlare, di correre verso di lui, scalciando chiunque tentasse di fermarlo, ma non poteva muoversi, non poteva respirare o piangere o soffrire.
Non sentiva niente.
Un solo pensiero occupava la sua mente.
"Mickey"Ian si svegliò di colpo, gridando, con le guance rigate di lacrime e il cuscino stonfo.
Qualcuno lo stava strattonando, ma lui non riusciva ad aprire gli occhi, non riusciva a smettere di piangere.- Ian, Ian, sono qui. Sono Mickey. Ian, cazzo, smettila, sono qua!
Gli ci vollero dieci minuti buoni per realizzare che tutto quello che aveva appena visto era solo un sogno. Un sogno incredibilmente realistico. Quando finalmente realizzò di essere nella sua stanza, nel suo letto, com Mickey di fianco a lui, che gli stringeva la mano e gli diceva che era tutto ok, allora il suo respiro ritornò regolare e poté riacquistare il controllo dei suoi pensieri.
- Stavo sognando - Disse, riprendendo fiato
- Lo so. Era un altro cazzo di incubo eh?
- Il peggiore. Il peggiore Mick.
- Era solo un sogno Ian. Il dottore ha detto che è uno degli effetti collaterali.
- Ma era così vero.
- No Ian, questo - Disse indicando me loro mani intrecciate - Questo è vero. Nient'altro.
- Ho sognato che tu... Che tu morivi. Ed era colpa mia, perchè non avevo preso le pillole e ti avevo lasciato morire. È solo colpa mia.
- No, Ian. Nessuno ti sta incolpando di niente. Va tutto bene, non hai fatto niente di male.
- Avrei potuto.
- Ma non l'hai fatto. Sei stato perfetto Ian. Hai deciso di prendere le medicine, di farti curare. I sogni vividi sono una conseguenza di queste fottute pillole. Ma va tutto bene mhm?Rimasero entrambi in silenzio, abbracciati l'uno sull'altro, con Mickey che gli accarezzava lentamente i capelli e gli sussurrava che era tutto ok.
Solo dopo alcuni minuti, quando Mickey ormai credeva che stesse già dormendo, Ian parlò di nuovo, lucido e sincero:- Mentivo. Quando ti ho detto che non avevo bisogno di te. Mentivo, cazzo.
- Lo so. Ma hey - lo strinse ancora più forte sorridendo - io ho bisogno di te, tu hai bisogno di me. Perfetto.
- Io avrò sempre più bisogno di te.
- Ian, tu mi hai reso libero in modi che non potrai nemmeno mai capire. Quindi scusa, ma io ho un fottuto bisogno di te, sempre.
- Ok allora.
- Tu non te ne vai più però vero?
- Giuro.
- Ok allora.

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Gallavich fanfics
FanfictionFanfiction piccoline sulla mia OTP Non sono collegate tra di loro! È improbabile che quello che scrivo abbia un finale negativo, sono ancora piuttosto sconvolta da come è finita la quinta stagione. Alcune volte possono essere un po' OOC. Lasciatemi...