37. [Sorry I'm Late]

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(Ho lasciato il titolo in inglese per ovvi motivi!! Rivisitazione della 5x08)

- Credevo che Mickey sarebbe venuto.
- Pff, io no.

Fiona e Lip entrarono lentamente nella struttura.
Pesanti ricordi affiorarono nella loro mente.
Monica ci era finita dentro per più o meno 8 mesi quando loro erano ancora troppo piccoli per capire cosa voleva dire avere un disturbo bipolare e continui sbalzi d'umore.
Adesso invece lo sapevano benissimo e vederlo nel loro fratello minore era una cosa straziante.
Di comune accordo con Mickey, avevano deciso che farlo ammettere per una valutazione psicologica era la soluzione migliore per far capire a Ian che cosa gli stava succedendo, specialmente dopo tutto quello che era successo con Yev e la sua fuga. Probabilmente se non fosse stato per quell'episodio nè Mickey nè Ian si sarebbero convinti che era la cosa giusta da fare.

Fiona e Lip entrarono nello studio della psichiatra con aria abbattuta. L'ultima volta che la ragazza aveva visto suo fratello era stato due giorni prima e le sue condizioni erano tutto tranne che positive: Ian a malapena riusciva a tenere gli occhi aperti, non aveva risposto alle sue domande ed era talmente imbottito di farmaci che a stento aveva riconosciuto Mickey.

- Voi siete i fratelli di Ian Gallagher?
- Si.
- Sedetevi.
- Senta, davvero, non serve che ci..
- Ian arriverà a momenti, intanto sedetevi. Da quello che ho capito non è il primo caso in famiglia.
- Esatto. Nostra madre è bipolare, sappiamo tutta la trafila.
- Ian soffre di disturbo bipolare di tipo 2. Questo vuol dire che necessita di litio e antidepressivi a lungo termine.
- Per tutta la vita in pratica - disse Lip, seccato.
- Esatto. La cura prevede 30-40 anni di terapia. Inoltre gli verrà assegnato uno psicologo a frequenza volontaria ma strettamente necessaria.
- Quindi obbligatoria. - tagliò di nuovo corto il ragazzo.
- Ascoltate, la situazione non è facile, lo capisco, ma è davvero importante che..
- No, ascolti lei, per un momento. Sappiamo cosa vuol dire avere una persona bipolare in casa, quindi non ci venga a dire cosa è meglio o peggio per noi, ok?
- Lip, per favore...
- No, Fiona. - disse il ragazzo girandosi dalla sua parte - Questi stronzi credono di sapere, capire... Non sanno un cazzo, perchè loro fanno le loro cazzo di diagnosi e poi se ne tornano a casa, strapagati, con la loro famigliola perfetta. Loro non sanno un cazzo. Quindi - continuò, rivolgendosi di nuovo verso il dottore - se non le dispiace, ci dia la ricetta per i farmaci e del resto ce ne occupiamo noi.

I due fratelli si alzarono quando videro Ian entrare dalla porta dello studio. Entrambi andarono ad abbracciarlo, ma Ian non rispose all'abbraccio, ancora stordito dai sedativi.

- Andiamo a casa Ian!
- Uhm.. Ok.
- Vieni, andiamocene da qua.

Mentre si avviavano verso casa, dai Milkovich la sveglia aveva appena iniziato a suonare.
Mickey, che aveva passato la notte in bianco e lasciò che suonasse, finché Mandy non entrò nella camera per urlargli di farla smettere.
Quello che vide una volta entrata la lasciò senza parole: Mickey aveva lanciato tutte le sue cose ovunque, assieme a lattine di birra, una chitarra scordata e bottiglie di qualche liquore disgustoso.

- Mick, ma che cazzo è?!
- Fuori dai coglioni.
- Sono le 10. Non dovevi andare a prendere Ian?
- Ian è uno schizzato del cazzo, non ha alcun senso.
- Ma cosa stai dicendo! Alzati, fatti una doccia, che puzzi come un barbone.
- Credo che invece andrò a prendere un'altra birra.

Si alzò dal letto barcollando, solo per inciampare e precipitare di nuovo nel materasso due secondi dopo.

- Ew Mickey, fai proprio schifo.

Mandy lo prese per il braccio e non senza fatica lo trascinò fino in bagno. Una volta dentro la doccia, gli spruzzò il getto di acqua ghiacciata addosso, bagnando i vestiti della sera prima e facendolo seriamente svegliare.

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