Mickey non era mai stato in un aeroporto.
Tutto quello che sapeva del viaggiare in aereo l'aveva sentito in televisione o da qualche amico dell'università di Lip, perché la gente del South Side non poteva permettersi un viaggio in aereo.
Generalmente nessuno di loro poteva permettersi una cazzo di vacanza.Ian adorava osservare la frenesia di quel posto: gente che correva ai gate, controlli minuziosi ai check-in, valige sparse in ogni angolo. Sussultò leggermente quando si ricordò di tutto quel casino che aveva fatto con le valige.
Adesso era sotto farmaci, episodi del genere non sarebbero più successi, o almeno era quello che sperava con tutto se stesso.
Scacciando quel ricordo, si infilò le cuffie nelle orecchie e ricominciò ad osservare con aria rilassata il comportamento delle persone attorno a lui.
Mickey era seduto di fronte ad Ian, (anche se lui inizialmente avrebbe voluto sedersi vicino, ma no, Mickey proprio non ce la faceva a stare troppo vicino a lui in pubblico.), si stava contorcendo le mani aveva uno sguardo decisamente poco rilassato.
Mentre Ian sembrava molto a suo agio, lui stava iniziando ad innervosirsi: l'aereo aveva due ore di ritardo, maledetti aerei del cazzo, e non c'era niente da fare.
Cercò lo sguardo di Ian per potergli parlare, ma lui era troppo assorto nell'osservare una famiglia alle prese con una valigia troppo pesante.
Allora il ragazzo allungò la gamba fino a toccare quella di Ian.
- Hey, li stai fissando.
- Oh, sul serio? Non mi ero nemmeno accorto.
- Mi sono rotto il cazzo di stare qua.
- Lo so Mick. Si vede lontano due chilometri.
- Come fai ad essere così calmo? Sono già due ore che aspettiamo.
- Non ci possiamo fare niente. Vai a mangiare qualcosa, fai un giro, non lo so.
- Che cazzo me ne frega di vedere tutti questi negozi per fighetti. Voglio solo salire nel cazzo di aereo e arrivare a Los Angeles prima di crepare in questo sedile del cazzo.Silenzio.
- Sei contento di questo viaggio?
- Se continua così potrei cambiare idea.Ian non continuò il discorso e questo lo fece innervosire ancora di più. Molte volte Ian sembrava essere in grado di isolarsi e non avere bisogno di nessun altro. All'inizio credeva che fosse dovuto alle pillole, ma adesso che il suo umore si era stabilizzato, aveva capito che era solo un altro tratto della nuova e contorta personalità del suo ragazzo.
In ogni caso, si stava annoiando e voleva continuare a parlare con lui, quindi lo richiamò:
- Cosa stai ascoltando?
- Da quando ti interessa la mia musica?
- Da quando mi sto scassando i maroni qua dentro.
- Sto ascoltando gli Imagine Dragons, scommetto che non sai nemmeno chi siano.
- Infatti.
- Lo sapevo.
- Però sembrano interessanti, considerato che li stai ascoltando da più di un'ora.
- Lo stai dicendo come se fossi incazzato.
- Forse lo sono.
- Mickey, andiamo. Sono solo due cazzo di ore, ce la puoi fare.
- Be, grazie Ian, fanculo. Tu te ne stai lì con la tua musica del cazzo e io devo starmene qua a non fare niente.
- Tu hai scelto di sederti lontano da me.
- Questo non vuol dire che non possiamo parlare.
- Di cosa vuoi parlare Mick?
- Di niente. Fanculo, non voglio parlare proprio di niente adesso.
- Sei una fighetta innervosita, Mick. - disse Ian sorridendo, pur sapendo che era una delle cose che in assoluto Mickey non voleva sentirsi dire. Si pentì immediatamente di averlo detto.
- Fottiti Gallagher. - Mickey si girò dall'altra parte.Ecco, lo sapeva. Adesso era davvero incazzato. Era meglio se stava zitto.
Questo lato di Mickey era completamente sconosciuto ad Ian.
Da quando voleva parlare? Da quando sentiva il bisogno di stare con lui?
Due ore fa aveva rifiutato di sedersi vicino a lui, il suo ragazzo, e adesso si lamentava perchè lui ascoltava musica e gli lasciava spazio.
Da quando erano arrivati a questo punto, con drammi da vere e proprie coppie sposate?
Ma possibile che Mickey Milkovich non fosse in grado di apprezzare un piccolo momento di calma?Mentre alzava il volume della musica osservò il suo ragazzo: muoveva velocemente il piede, si stropicciava le dita delle mani e guardava fisso l'orologio del tabellone delle partenze, come se continuando a guardarlo potesse far velocizzare il tempo.
Mickey non era solo infastidito. Era preoccupato.
Ian voleva fare qualcosa per lui.- Mick
- Che vuoi Ian?
- Vuoi sentire questa canzone? È la mia preferita.Mickey rimase perplesso per alcuni secondi, poi si alzò, prese lo zaino e si trasferì nella poltrona accanto a quella di Ian, che intanto gli stava porgendo una cuffietta.
Entrambi rimasero in silenzio per un po',lasciando che le note prendessero il sopravvento sui pensieri.- Sei arrabbiato con me?
- Non sono arrabbiato con te.
- Non volevo farti incazzare ancora di più, sono un idiota alcune volte.
- Non importa. Mi piace questa canzone.
- Se appoggio la testa sulla tua spalla mi picchi?
- È molto probabile.
- Ma prometto che se appoggi la tua sulla mia spalla io non ti picchio.Ian sorrise guardandolo negli occhi.
"Ti prego, appoggiala, ti prego. So che lo vuoi anche tu. Ti prego!"
- Perchè dovrei?
- Perché sei stanco, infastidito e perché non c'è nulla di male nel volerlo fare.
- Non voglio che la gente ci fissi come se fossimo due checche.
- Nessuno ci sta guardando, Mick. Non lasciare che gli altri ti dicano cosa fare.
- Non l'ho mai permesso.
- Appunto.Mickey finalmente decise che forse non gli avrebbe fatto male appoggiare la testa e cercare di rilassarsi.
Era una cosa che non aveva mai fatto in pubblico, ma è vero, chi se ne frega della gente?
La spalla muscolosa del suo ragazzo era meglio di qualunque cuscino. In più, doveva ammetterlo, almeno a se stesso, amava il suo profumo.- Va meglio adesso?
Mickey rispose dopo alcuni secondi.
- Come fai?
- Come faccio a far cosa?
- A farmi sentire bene tutte le fottute volte.
- Credo perché tu hai lo stesso effetto su di me.
- Io credo di essere terrorizzato dagli aerei Ian.
- Ma perché non me l'hai detto prima?!
- Perché l'ho capito solo adesso. Che razza di finocchio che sono.
- Vieni qua, dammi la mano.
- Ian, ma che cazzo?!
- Ascoltami una cazzo di volta. In aereo, se ti sentirai male, dammi la mano e io sarò lì ok?
- Non mi stai sfottendo vero?
- No. Giuro. So cosa vuol dire avere paura di qualcosa e non poterla controllare. Tu mi hai sempre tenuto la mano, adesso è il mio turno. Ci prendiamo cura l'uno dall'altro giusto?
- Ok.
- Ok.
- Sono contento di fare questa vacanza con te, Gallagher.
- Anche io. Non puoi immaginare quanto.
(Non è esattamente come volevo che venisse, ma non sono riuscita a fare meglio... Lasciatemi qualche idea o spunto!!)

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Gallavich fanfics
FanfictionFanfiction piccoline sulla mia OTP Non sono collegate tra di loro! È improbabile che quello che scrivo abbia un finale negativo, sono ancora piuttosto sconvolta da come è finita la quinta stagione. Alcune volte possono essere un po' OOC. Lasciatemi...