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Ian era disteso nel letto. La stanza completamente buia. Nessun suono, nessuna luce.
Ian odiava sentirsi così. Dolorante, con il respiro corto e la mente piena di pensieri fastidiosi.
Quei maledetti pensieri arrivavano senza che lui potesse controllarli o frenarli.
Arrivavano e basta. In qualunque momento della giornata, per una ragione che ancora non sapeva spiegare di preciso.
Erano intrusivi e assordanti. Parlavano di paura, odio, vendetta, disperazione.
Erano le cose peggiori che Ian avesse mai provato.
Ed erano accompagnati da una sensazione di disagio, solitudine e fottuta paura.
Ian era terrorizzato da quei pensieri, perché gli ricordavano chi era veramente, che la sua vita era inutile, che non serviva a niente provare a combattere perchè ormai era tutto già deciso.
Vivere nel South Side, avere come genitori Monica e Frank.
Aver incasinato tutto con l'esercito.
Ian percepiva il fallimento. E non sentiva la forza di combattere.
Tutto quello che poteva fare era stare disteso, sotto alle coperte, nascosto dal resto del mondo. Protetto dal buio e dal silenzio.
All'inizio credeva che distrasrsi con altre persone, lavorare al club o prendere pasticche a caso potevano farlo stare meglio. Credeva che queste lo avrebbero distratto, ma con il ripetersi di alcuni episodi si era reso conto che la situazione poteva facilmente sfuggirgli di mano.
Come quella volta che aveva bevuto decisamente troppo - d'altra parte pareva essere l'unico modo per allontanare i cattivi pensieri - e aveva deciso che stendersi sul cornicione di un palazzo era una cosa divertente. E c'ereno voluti due ceffoni da Mickey e le urla preoccupate di Mandy per capire che non lo era affatto.
Dopo quella sera si era reso conto che tutta la sua famiglia e persino Mick e Mandy si preoccupavano per lui. Odiava che la gente lo trattasse come se fosse malato. O un bambino incompetente.
Quindi aveva optato per questa seconda opzione. Rimanere a letto e lasciare che le cose migliorassero prima o poi.
Luci spente, porta chiusa a chiave e alcune volte musica al massimo volume. Così se avesse iniziato a piangere nessuno l'avrebbe sentito.
Molto spesso Ian piangeva senza nemmeno rendersene conto. Capitava quando quello che pensava era semplicemente troppo doloroso per essere trattenuto. Non c'era parte razionale che poteva aiutarlo. Non c'era pensiero positivo che poteva tirarlo fuori da quel casino.
Si sentiva semplicemente perduto e incompreso.
Voleva solo che Mickey e Fiona lo stessero ad ascoltare. Ma no, loro volevano solo imbottirlo di medicine - fece una smorfia al pensiero di dover riprendere quelle pillole di nuovo - e non lo stavano mai a sentire.
Lui non voleva uno strizzacervelli del cazzo, voleva qualcuno che capisse.
Ecco perchè aveva deciso di andae via con Monica. Ecco perchè aveva deciso di lasciare Mickey.
Era passato un anno. Un anno, due mesi e sei giorni senza parlare con lui, senza chiamarlo o scrivergli. Lui gli aveva scritto, ovviamente. Centinaia di messaggi e chiamate. Ian era stato tanto forte da evitarle tutte. Aveva saputo tramite Fiona che stava bene, che si era ubriacato spesso all'Alibi e che aveva fatto qualche cazzata con Iggy. Ma stava bene, forse anche meglio di prima.
Il pensiero di Mickey che riusciva a vivere la sua vita anche senza di lui lo faceva sentire meno in colpa. Non che credesse veramente di contare tanto per il ragazzo, comunque.

Mickey non avrebbe mai potuto capire, voleva solo aggiustarlo. Sarebbe diventato un peso insopportabile. Ian poteva immaginarsi nitidamente il sorriso di Mickey svanire negli anni, irrigdirsi e perdere completamente quel briciolo di felicità che si era guadagnato con il tempo e con la fatica.
Questo pensiero fece stare ancora peggio Ian, rendendosi conto che se fosse rimasto con Mickey gli avrebbe rovinato la vita, proprio come sarebbe successo con Monica se non se ne fosse andata.
Eppure Mickey gli mancava così tanto. Alcune volte si sentiva soffocare sapendo che non avrebbe più dormito con lui, che non lo avrebbe più baciato e che non sarebbe mai più stato il suo ragazzo.
Gli mancava il suo profumo. E il modo in cui lo guardava dopo aver passato la notte insieme. Gli mancava addormentarsi contro la sua schiena nuda e risvegliarsi nella stessa identica posizione.
Mickey gli mancava come gli mancava la vita che aveva prima.
Un sorriso sarcastico si formò sul suo volto.

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