Mickey si svegliò troppo presto quella mattina.
6.20
"Ma porca puttana".All'inizio non si rese conto di cosa lo aveva tenuto sveglio tutta la notte, ma quando entrò in cucina e guardò distrattamente il calendario comprese immediatamente qual era il problema.
Ian dormiva ancora, meno male.
La sera precedente aveva avuto il turno di chiusura, era tornato a casa distrutto. Una doccia e neanche il tempo di appoggiare la testa sul cuscino ed era crollato.
Mickey invece non aveva dormito affatto.Il ragazzo inizialmente si sedette nel divano, ma cazzo, era troppo presto, non c'era un programma decente nemmeno a morire. Spense la tv, si preparò un caffè, uno di quelli fortissimi. Corretto, ovviamente.
L'obbiettivo della giornata era dimenticare che giorno era.
Iniziò a sistemare la cucina, trovando posate e tappi di bottiglia in posti impensabili.
Fece un sorrisetto sarcastico pensando all'ultima volta che qualcuno aveva pulito quella dannata casa.
Il sorriso si spense immediatamente quando si ricordò che la casa era pulita e ordinata solo nel periodo prima dell'uragano Ian.
Ormai sapeva come funzionava la faccenda. L'aveva imparato dolorosamente.
Se Ian non prendeva le sue pillole, la casa diventava magicamente pulita o straordinariamente piena di cose a caso.
Se Ian era nella sua fase maniacale, tutto doveva essere organizzato secondo chissà quale cazzo di schema mentale.
Come quella volta che aveva portato a casa tutte quelle cazzo di valige. O come quella volta che aveva buttato via tutte le cose che riteneva inutili, solo perchè secondo lui stonavano in casa.
Ian senza medicine era un uragano che spazzava via tutta la precaria tranquillità che erano riusciti faticosamente a costruirsi.
Aveva dovuto passare una settimana con Monica e un inverno intero lontano da lui per capire che scappare non avrebbe risolto niente.
Allora era tornato, con la promessa di prendere le sue medicine e di cercare di restare e lottare.
A Mickey gli si era quasi spezzato il cuore quando aveva aperto la porta e lo aveva trovato lì, davanti a lui, con gli occhi lucidi e il disperato bisogno di poterlo riabbracciare di nuovo.Erano passati più o meno 6 mesi da quel momento. Ian stava meglio. I primi mesi sotto pillole erano stati terrificanti.
Dolori, lacrime, vomito, insonnia.
Poi inizialmente il suo corpo aveva iniziato ad accettare il litio e gli altri antidepressivi e si era stabilizzato.
Da un mese aveva ricominciato a lavorare con Fiona, il che era un bene, perchè finalmente poteva svagarsi e uscire di casa senza stare male.
Mickey ammise a se stesso che avrebbe preferito averlo sempre a casa, con lui, ma sapeva che per Ian uscire e tenersi occupato era un ottimo modo per non pensare a cose spiacevoli.
Mickey aveva imparato cosa voleva dire compromesso.
Erano una coppia. E quando si sta insieme a qualcuno ci vuole impegno, fatica, compromesso.
Quello che Mickey aveva ricevuto in cambio era amore, incondizionato. E tanto gli bastava.Dopo aver sistemato alla meglio la cucina guardò di nuovo l'orologio.
7.21
"Oh cazzo. Ma sul serio?"Passò al salotto: mozziconi di sigaretta ovunque, centesimi sparsi tra i cuscini del divano, un ciuccio di Yev dimenticato dall'ultima volta che era venuto a trovarlo - Svetlana aveva deciso di cambiare aria, ma non si dimenticava mai di inviare foto e video a Mickey, che sembrava persino felice di riceverle - e resti di cibo giapponese che a giudicare dall'aspetto sembravano piuttosto vecchi.
Una smorfia di disgusto si formò nel volto del ragazzo."Merda, viviamo davvero in una topaia"
Dopo aver buttato lo schifo nella spazzatura contò gli spiccioli e si rese conto che erano abbastanza per poter comprare una brioche per Ian.
Soddisfatto, andò in camera per prendere i vestiti, si accertò di non aver svegliato Ian e poi uscì.
Scelse un supermercato lontano da casa, per perdere tempo.
Quando ritornò a casa aveva dimezzato il pacchetto di sigarette comprato solo la sera prima.8.45
Preparò il caffè, mise la tazza e la brioche in un vassoio trovato per caso e si diresse in camera.
- Ian?
- Mmm..
- Sono quasi le nove, ci alziamo?
- È presto...
- Lo so, ma mi hai chiesto tu di svegliarti prima delle nove, o no?
- Forse... Ma ho bisogno di caffè.
- Se apri i tuoi occhietti assonnati magari ti accorgi che ce l'ho in manoIan si stropicciò gli occhi con fare assonnato e si avvicinò al vassoio per sentire il profumo
- Oh, caffè! E... È una pasta?!
- È una cazzo di brioche si. Al cioccolato, ti piace?
- Mi piace, mi piace. Dividiamo?
- Come vuoi.
- Dividiamo.I due ragazzi fecero colazione a letto, uno di fronte all'altro, scambiandosi occhiatine e sorrisetti maliziosi.
Mickey aveva dimenticato il motivo della sua notte insonne finché Ian non ritirò fuori l'argomento.
- Ti ho sentito stanotte. Ti sei alzato tipo mille volte.
- Si, ho dormito di merda.
- Sogni? Potevi svegliarmi.
- Non era niente di importante, non ti avrei svegliato per questa cazzata.Il volto di Mickey era i nuovo teso e Ian se ne accorse immediatamente.
Si avvicinò a lui e appoggiò la testa sulla sua spalla.
Sapeva bene quando il suo ragazzo aveva bisogno di contatto. Mickey era in grado di dire molte cose senza nemmeno aprire bocca e Ian aveva imparato a comprenderlo in meno di un secondo.- Me lo dici cosa c'è?
- Ian... Non voglio disturbarti con queste stronzate. Hai di meglio da fare.
- Pacchetto completo ricordi? Vale anche per me. Forza.
- Oggi sono 10 anni che mia mamma è morta.
- Oh. Avevi solo... 12 anni?
- Si. E Mandy 10. Non credevo che me ne fregasse ancora qualcosa fino a stanotte.
- Era la tua mamma, Mick, è ovvio che te ne importa.
- Era una fattona. È morta di overdose. Non gliene fregava un cazzo dei suoi figli, della famiglia. Quando e se tornava a casa era sempre strafatta o ubriaca marcia. Alcune volte ci picchiava, alcune volte Terry la picchiava. Era una merda, dovrei essere felice che non ci sia più.
- Ti manca?
- Mi manca quella che era prima. Ho vaghi ricordi di lei che giocava con noi. Che portava me e Iggy al parco.
Cazzo, forse non avevo nemmeno 6 anni.
- Hai sistemato la cucina per evitare di pensarci?
- Mi hai sentito? Cazzo, non volevo svegliarti.
- Non importa, non è niente.Entrambi si presero due minuti di silenzio.
Ian si sentiva in colpa, perchè sapeva quello che aveva fatto passare a Mickey in questi ultimi anni. Mickey aveva sopportato e aspettato e lottato per lui. E adesso si scusava persino per averlo svegliato.
In questo preciso momento i pensieri di Ian erano divisi in due. Da una parte si sentiva un peso, una costante preoccupazione per il suo ragazzo, ma dall'altra non poteva fare altro che pensare a quanto era innamorato di lui.
Con lui si sentiva come se fosse completo, sicuro e voluto.Mickey d'altra parte era immensamente grato ad Ian per aver scelto di sedersi vicino a lui, evitando il contatto visivo e rimanendo ad ascoltare tutte le sue paranoie. Non aveva mai parlato a nessuno di sua madre o della sua infanzia, ma con Ian era così facile essere se stesso.
- Ho deciso cosa facciamo oggi. Che turno hai?
- L'ultimo.
- Bene, anche io.
- Cosa vuoi fare Ian?
- Ora ci alziamo. Prendo le medicine, mi vesto e poi usciamo.
- Dove vuoi andare.
- Andremo a trovare tua mamma.
- In cimitero? Che cazzo dici!
- Ci andremo. Mi parlerai di lei perchè hai bisogno di farlo, poi starai un po' con lei. Ci sei mai andato?
- No, mai.
- Potrai fare quello che vorrai. Ci puoi parlare, dire quello che vuoi, insultarla persino.
- Parlerò con una cazzo di pietra Ian?!
- Uhm.. Potrebbe sembrare solamente questo. Ma dopo starai meglio, ne sono sicuro.
- Non sto male, non ne ho bisogno.
- Hey, ne hai bisogno. Hai dei conti in sospeso con lei, te lo leggo in faccia. Risolvili e poi ce ne andiamo a mangiare da qualche parte ok?
- È così che vuoi passare la giornata?
- Si... Voglio ripagare tutte le giornate di merda che ti ho fatto passare.
- Non sei in debito con me. Non devi fare niente per me.
- Non devo, no. Voglio. Dai, alzati e preparati ok?Mickey lo guardò con il volto visibilmente più rilassato mentre si vestiva.
Scese dal letto, si avvicinò a lui e gli piazzò un bacio sul collo.- Grazie Ian, sul serio.
Il sorriso del suo ragazzo fu abbastanza come risposta.
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Gallavich fanfics
FanficFanfiction piccoline sulla mia OTP Non sono collegate tra di loro! È improbabile che quello che scrivo abbia un finale negativo, sono ancora piuttosto sconvolta da come è finita la quinta stagione. Alcune volte possono essere un po' OOC. Lasciatemi...