CAPITOLO I.

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- Sicuro che sia qui?-.

Takemichi annuì, in risposta alla domanda di Akkun.

- Si, è decisamente questo il posto- affermò, osservando l'enorme locale che aveva davanti... E l'immensa fila che c'era fuori.

"Giglio Blu": uno dei locali più esclusivi di Tokyo, uno dei pochi rimasti; non si stupivano che ci fosse così tanta gente.

- Wow, sembra un locale super di lusso!- esclamò Makoto.

- E per niente adatto a noi- aggiunse Chifuyu.

- Guarda che sei tu quello che qui si diverte più di tutti!- gli fece notare Kazushi.

- Se con "diverte" intendi che lavoro in un bar pieno di gente ...- borbottó Chifuyu.

- Ragazzi, cerchiamo di rimanere concentrati su Takemichi, o qui non entreremo mai- affermò Takuya.

- Takemichi, come ti ha detto di fare Hina?- Chifuyu si voltò verso l'amico e alzò gli occhi al cielo: come aveva immaginato, era in panico.

- Ehm... Ecco... Si giusto... Come...- mormorò, frugando nelle tasche per cercare il suo telefono.

Si sentiva parecchio nervoso: lui non era sicuramente il tipo di persona che amava girare per i bar... Soprattutto, dato che il bar che avevano davanti era un locale piuttosto rinomato, che la sera oltre a un bar diventava una discoteca, ed era anche possibile affittare le stanze al piano di sopra.

Serrò appena le labbra: quei posti non erano famosi solo per la musica e l'alcool... Avevano tutti e sei passati i vent'anni, non erano così ingenui da pensare di poter andare a divertirsi senza correre rischi.

Tokyo non era più un luogo sicuro: non da quando erano arrivati loro; o meglio, erano nati.

All'improvviso, erano spuntate delle persone nate con degli strani poteri; potevano essere di tutto, dalla manipolazione della materia a cose talmente psicologiche che erano impossibili da spiegare.

Ricordava bene che Chifuyu, emozionato, aveva pensato di essere finalmente entrato in uno dei manga che tanto gli piacevano... Qualcosa sugli eroi, aveva detto.

Erano a malapena dei bambini, e ne erano stati emozionati ma... Gli adulti non la pensavano così.

Li avevano chiamati Maledetti.

Spaventati, avevano iniziato a cercare quei bambini per analizzarli come cavie da laboratorio: erano andati avanti a perseguitarli per anni ma... Un giorno, uno di quei bambini, a soli dodici anni, aveva preso il potere.

Takemichi e i suoi amici non avevano idea di chi fosse, sapevano solo che da quel momento la città era piombata nel caos: la maggior parte delle persone, soprattutto tra i più anziani, erano scappati e non si erano più fatti vedere.

Erano rimasti lì principalmente ragazzi, ancora speranzosi, o tutti coloro che non avevano comunque possibilità di scappare.

Nessuno sapeva chi stesso governando Tokyo in quel momento, ma ormai la città era stata tagliata fuori dal resto del mondo e doveva cavarsela da sola.

Risultato: parecchia povertà, molti criminali, e il governatore sembrava non voler fare niente; anzi... Pareva divertirsi, a vedere i cittadini in quello stato.

Takemichi e i suoi amici erano dovuti rimanere: troppo piccoli per scappare da soli, alcuni erano stati abbandonati dai loro genitori, altri avevano le famiglie ancora lì che non erano riuscite a scappare.

Era ormai da due anni che loro cinque vivevano insieme: avevano tutti rinunciato agli studi, tanto non c'era alcuna possibilità di fare carriera, e si dedicavano a vari lavoretti part-time per aiutarsi a vicenda a sopravvivere.

TOKYO REVENGERS: VENDICATORI MALEDETTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora