CAPITOLO LV.

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- Sicuro di voler entrare da solo?- chiese Makoto.

Takuya fissò per per un attimo la porta, poi annuì.

- Voglio parlarci da solo- mormorò; il moro annuì.

- Allora torno da Yamagishi: tra poco dovrà andare di nuovo alla riunione, e io andrò da Akashi per qualche altra lezione, per cui volevo vederlo prima- dichiaró.

- Va bene. Sai... Sono davvero felice che tu e Yamagishi vi siate trovati- affermò il biondo, facendo sorridere l'amico.

- Spero... Che ci riusciate anche tu e lui- sussurró Makoto, prima di allontanarsi.

Takuya fece un respiro profondo, prima di aprire la porta della stanza.

Era una normale camera d'ospedale, anche parecchio illuminata, visto che era mattina, e sarebbe anche sembrato tutto a posto, se non fosse che il "paziente" era legato al letto, in modo che non potesse scappare.

Akkun teneva gli occhi aperti, fissi sul soffitto: era leggermente pallido, sembrava stanco, e ancora sconvolto.

- Hey- lo salutò Takuya, avvicinandosi.

Akkun si voltò appena verso di lui e sbarró gli occhi.

- Che ci fai qui?! Tu... Sei tra le ultime persone che dovrebbero stare qui! Ti prego Takuya, vai via prima che...-.

- Akkun, ho parlato con Koko- lo interruppe il biondo, affiancando il letto.

Akkun serrò le labbra e abbassò appena la testa.

- Akashi ha detto che i tuoi valori sono normali, non hai niente che non vada... Se non l'incantesimo di Kisaki. Ma puoi spezzarlo- dichiarò Takuya.

- Cosa ti ha detto esattamente Koko?- mormorò Akkun.

- Mi ha detto che Kisaki ti ha convinto che, ammazzando Takemichi, lui avrebbe fatto in modo che tu potessi vedere realizzato ciò che desideri- mormorò Takuya - e che se dovessi ottenere questa cosa senza il suo aiuto... Potresti liberarti definitivamente di lui-.

Akkun lasciò andare una piccola risata amara.

- Patetico, vero? Non sono riuscito in tutti questi anni a dirti che sono innamorato di te, e alla fine mi sono lasciato convincere da una persona che probabilmente con "potrai averlo" intende "vi chiuderò in una cella insieme per il resto dei vostri giorni"... Sono proprio un idiota- mormorò.

Sentendo che Takuya non rispondeva, si voltò verso il ragazzo, trovandolo con un'espressione sconvolta in viso.

- Lo so, è qualcosa di davvero patetico: se solo avessi parlato prima...-.

- Akkun... Koko mi aveva solo detto che potevo aiutarti con il tuo desiderio, non avevo idea di quale fosse- mormorò Takuya.

Il ragazzo impiegò un attimo a registrare la sua frase, poi sbarró gli occhi.

- Quindi...- mormorò.

Takuya lo fissò per un attimo, ancora leggermente sorpreso; poi, alzò la mano, frugò nella tasca dei pantaloni e tirò fuori una chiave.

- Aspetta, Takuya, non cambia che potrei farti del male: Kisaki... Non sappiamo se mi abbia ordinato altro, ricordo a malapena di averci parlato. Ti prego... Non voglio rischiare di farti del male- mormoró Akkun.

- Non mi farai del male- dichiaró Takuya, mentre gli slegava le cinghie.

Ritirò la chiave e allungò la mano verso il ragazzo, che leggermente titubante la afferrò e si tirò su, mettendosi a sedere sul letto; Takuya si sedette di fianco a lui, senza lasciargli la mano.

TOKYO REVENGERS: VENDICATORI MALEDETTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora