Chifuyu aprì con forza la porta di casa: aveva il fiatone per quanto aveva corso, ringraziava che l'hotel fosse vicino al bar e avesse capito subito come tornare a casa.
Dopo aver sentito quello che aveva detto Takemichi, gli aveva risposto che sarebbe tornato subito, e aveva percorso tutta la strada cercando di non pensare a quelle parole.
Un omicidio... Cosa poteva essere successo?
A giudicare dalle facce dei suoi amici, niente di buono.
La porta d'ingresso, dopo un piccolo atrio in cui i ragazzi lasciavano scarpe e giubbotti, dava direttamente sul soggiorno.
Non era molto grande: la parete opposta alla porta d'ingresso aveva un divano poggiato contro, con due poltrone vicine, e un tavolino davanti; una televisione era incastonata nella parete vicino alla porta.
A destra c'era una finestra, con un piccolo balcone, mentre poco a destra del divano la porta che conduceva alla zona notte e uno dei bagni e, a pochi centimetri da essa, quella che portava alla zona con la cucina e l'altro dei due bagni.
I suoi amici erano quasi tutti in soggiorno: Takemichi seduto al centro del divano, una coperta addosso e una tazza in mano, teneva lo sguardo basso; di fianco a lui c'era Hina, che gli stava sussurrando qualcosa, e dall'altro lato Akkun; Makoto era seduto su una delle poltrone, con Yamagishi in piedi di fianco a lui.
Non appena il ragazzo entrò, tutti si voltarono verso di lui, tranne Takemichi, che tenne lo sguardo basso.
Mentre Chifuyu si toglieva velocemente le scarpe, Akkun si alzò e andò verso di lui, parlando a voce più bassa possibile.
- Takemichi deve aver visto qualcosa di sconvolgente, ma Hina mi ha detto che spesso al locale mettono profumi che sballano leggermente per fare divertire di più la gente, e soprattutto al piano di sopra gli ospiti non sono mai tranquilli. In teoria lui non ne ha respirati abbastanza, ma sai che Takemichi è sensibile a certe cose... Cerchiamo di non dare di matto prima di esserne certi-.
Chifuyu annuì, sapendo bene che Akkun non avrebbe mai detto cose simili perché non credeva all'amico o la considerava una questione di poca importanza: era più probabile che lui stesso volesse convincersene, invece di pensare che veramente Takemichi avrebbe dovuto convivere con il peso di aver visto un omicidio avvenire davanti ai suoi occhi.
- Ho portato il tè per tutti- affermò Takuya, entrando in soggiorno con un vassoio con delle tazze sopra.
- Grazie mille- gli disse Hina, mentre Akkun andava verso il ragazzo per aiutarlo a distribuire le tazze; Chifuyu intanto andò a sedersi di fianco a Takemichi.
- Hey- gli poggiò la mano sulla spalla - mi dispiace essere sparito in quel modo- sussurró.
L'amico probabilmente era in quello stato da ore, e lui non gli era rimasto vicino... Era sicuro che gli altri lo avessero fatto, ma si sentiva leggermente in colpa per non esserci stato.
- Non preoccuparti... Sono felice che tu stia bene. Sono contento se ti sei divertito, non potevamo certo prevedere cosa sarebbe successo- mormorò Takemichi, con un tono di voce piuttosto flebile.
- Ti va di raccontare anche a me cosa sia successo?- chiese Chifuyu.
- Non ci ha ancora detto niente, voleva aspettare te- affermò Hina.
Chifuyu annuì, poi tornò con lo sguardo su Takemichi, che fece un respiro profondo.
Ci aveva pensato tutta la notte, ma aveva i ricordi parecchio confusi e non era certo di riuscire a raccontare tutto... Ma doveva almeno provarci.
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TOKYO REVENGERS: VENDICATORI MALEDETTI
Fanfiction- Tu sei sempre tu, Mikey-kun. Il dolore può fare molto alle persone, ma in fondo rimangono sempre loro: io so che sei un bravo ragazzo, e anche se ogni tanto cedi alla tua rabbia perché stai male non significa che non sei sempre Mikey- Da quando al...