2. Pizza & Playstation.

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Siamo in arrivo a Los Angeles, si prega i gentili passeggeri di non slacciare le cinture di sicurezza, grazie per aver viaggiato con noi.
La voce robotica dell'altoparlante mi risvegliò dall'assopimento in cui ero facilmente caduta così riposi le cuffiette nella borsa insieme al cellulare e osservai fuori dal finestrino.
Le luci della città sotto i nostri sguardi brillavano, simili a centinaia di lucciole, mentre all'orizzonte il sole tramontava dietro le montagne, lasciando spazio alla notte oscura.
Fremevo dalla voglia di toccare il suolo californiano, non vedevo l'ora di riabbracciare Arin e ricominciare a fargli i dispetti come quando eravamo piccini.
L'aereo percorse un tratto della pista di atterraggio per poi fermarsi definitivamente e in quel momento mi liberai della cintura di sicurezza e corsi fuori, assaporando l'aria calda ed umida di Los Angeles, la città dei sogni.
Un piccolo gruppo di persone se ne stava in un angolo vicino alle transenne che conducevano all'entrata dell'aeroporto, osservando curiosi il gigante alato che fino a qualche secondo prima stava sormontando i cieli californiani.
Notai un giovane dalla pelle ambrata sventolare un cappello dei Lakers in aria e capii che era mio fratello.
Sentii il mio cuore battere all'impazzata, sprizzavo gioia da tutti i pori.
"Arin!" urlai gettandomi tra le sue braccia e facendo cadere sull'asfalto il mio bagaglio a mano e la mia borsa.
"Piccola peste, come stai?"
"Mi sei mancato tantissimo fratellone"
"Anche tu nanerottola" disse scompigliandomi i capelli dall'alto del suo metro e ottanta.
"In compenso ho imparato a picchiare" ribattei tirandogli un pugno gentile sullo stomaco.
"Andiamo a prendere le valigie? Così possiamo andare a casa e ti presento Matt e Zacky!"
"I tuo coinquilini? Oh sì, che bello!"
"Volevi dire i nostri coinquilini"
"Mi perdoni vossignoria! Ho talmente tante cose da raccontarti"
Continuammo a raccontarci un sacco di cose lungo tutto il tragitto e mi accorsi di quanto la mia vita fosse stata diversa da quando mio fratello era partito per il college cinque anni prima.
Ci impiegammo un'ora per giungere a destinazione e, quando mio fratello parcheggiò davanti ad una villetta fronte mare, rimasi paralizzata come un pesce lesso.
"Carina eh?"
"Tu..cioè noi..viviamo qui?!"
"Certo! I genitori di Matthew sono imprenditori, ci aiutano con molte delle spese"
"Oh cazzo!"
Mio fratello si caricò come un mulo per riuscire a portare oltre la staccionata le mie valigie, lasciandomi tra le braccia solamente la borsa e una trousse.
"Suona il campanello, non trovo le chiavi"
"Cominciamo bene Ar" dissi ridendo mentre suonavo il campanello affiancante la porta principale, in legno bianco.
Quest'ultima si aprì rivelando un giovane dagli occhi verde smeraldo. Doveva essere alto circa quanto mio fratello, portava i capelli rasati e un leggero accenno di barba. Il sorriso dolce che contornava il suo viso, formando inoltre due fossette davvero adorabili, contrastava in maniera perfettamente armonica con il suo aspetto da metallaro. Indossava una canottiera molto attillata dei Motorhead che lasciava ben evidente l'immenso numero di tatuaggi che macchiava la sua pelle.
Portava un piercing al labbro dannatamente eccitante, sembrava un dio sceso apposta dall'Olimpo per colpire il cuore di qualche povera mortale, in questo caso: io.
Me ne stavo a fissarlo a bocca aperta con gli ormoni che mi fischiavano fin nelle orecchie, quando il giovane parlò.
"Tu devi essere Katherine, io sono Matt! Tuo fratello ci ha parlato tantissimo di te, é come se ti conoscessimo da una vita"
"Uhm, sul serio? Spero sia stato gentile" dissi un po' timidamente, le mie guance si arrossarono.
"Quando avete finito di stuprarvi mentalmente potreste darmi una mano per favore? Mi sto uccidendo!" sbottò mio fratello oltrepassando lo stipite e scaricando i miei bagagli in un angolo.
"Zacky é con la sua fidanzata, lo conoscerai domani. Entra pure, adesso ti aiutiamo a disfare i bagagli"
"Tu la aiuti..Matt!" protestò mio fratello gettandosi sul divano e aprendo una lattina di birra, aveva tutta l'aria di essere fresca e dissetante.
"Fratellone" supplicai con un fintissimo tono amorevole "mi puoi dare una birra?"
Arin mi lanciò una lattina indicandomi poi il corridoio che conduceva nella zona notte della casa.
Afferrai una delle valigie munita di trolley e mi addentrai, seguita da Matt con gli altri bagagli.
"La tua camera é l'ultima a destra"
La stanza era di un azzurro chiaro, interrotto da una finestra bianca molto ampia che si affacciava sul giardino sul retro. Il letto a due piazze era affiancato da due comodini, su uno dei quali era appoggiata una lampada da lettura un po' malandata.
"Potrai arredarla come vuoi"
"Che bello!"
Mi gettai sul letto tirando un lungo respiro compiaciuto, osservando
intorno e sorridendo a Matt che mi guardava, appoggiato allo stipite a braccia conserte.
"Ordino la pizza, quale vuoi?"
"Patatine fritte e salsiccia!"
"Perfetto, vado a chiamare tuo fratello. Se vuoi posso aiutarti dopo a sistemare"
"Tranquillo faccio io"
"Sicura? Perché in tal caso ti aspettiamo di là, se ti va di fare una partita"
"Una partita?"
"Tuo fratello si é comprato la playstation"
"Penso di amarvi" urlai alzandomi dal letto e tornando in salotto, dopo aver sistemato i vestiti e le mie cose, essermi fatta una doccia ed aver indossato una canottiera dei Celtics che mi coprisse fino a metà coscia.
"Allora a che si gioca?"
"Call of Duty Advanced Warfare, non è roba da femminucce"
"Uno contro uno, mappa Riot" sentenziai con sicurezza rispondendo a Matt e afferrando il joystick dalle mani di mio fratello.
Impostai la classe optando per un fucile d'assalto e una pistola calibro 44, gli avrei fatto il culo, questo era poco ma sicuro.
Passati dieci minuti di DeathMatch posammo i joystick sul tavolino davanti a noi, e sorseggiai la mia birra soddisfatta.
"Cazzo Arin, ma da dove viene fuori questa ragazza?"
"Ti ha massacrato Sanders"
"Uhm Sanders, giusto? I'm from Texas baby" dissi guardandolo e mimando una pistola nella sua direzione.
Il campanello ci indicò che erano arrivate le pizze così, dopo aver pagato il fattorino, ci buttammo nuovamente sul divano e ci ingozzammo come dei maiali. Quando finimmo di nutrire i nostri gentili stomachini, gettammo i cartoni in un angolo del salotto e riprendemmo a giocare.
"Io ho sete"
"Alcol signorina?"
"Alcol"
Matt si alzò e aprì le ante di un mobile in legno scuro posizionato nell'angolo destro del salotto.
"Mm, che cosa desiderate?"
"Jack Daniel's"
"Arin! Stai scherzando? Ti consideravo un uomo di classe"
Matt puntò i suoi occhioni verdi nella nostra direzione e inarcò un sopracciglio.
"Che vuoi dire Katherine?"
"Voglio dire" dissi alzandomi e raggiungendolo.
"Che spero tu abbia una bottiglia di Jaegermeister o potrei arrabbiarmi"
Il giovane sorrise con furbizia e mi passò una bottiglia di vetro scuro.
La alzai in alto per brindare e ne trangugiai un sorso cospicuo prima di tornare a sedermi accanto a mio fratello.
"Diamo inizio ai giochi!"
Quella convivenza si prospettava a dir poco perfetta.

~Spazio Autrice: Eccomi, sono tornata. Ho deciso che aggiornerò abbastanza spesso, non come ho sempre fatto con le altre storie. Mea culpa, mea culpa v.v Comunque, cosa ne pensate? So che sembro ripetitiva ma davvero mi interessa il parere dei lettori quindi non siate timidi xD detto questo, votate e commentate soldati *per favore* e ci vediamo al prossimo aggiornamento~
Jù.

Missing in Action (M.I.A.) || (DA REVISIONARE!)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora