Il mio fucile sarebbe stato inutile in una situazione simile così mi misi a terra e strisciai in mezzo ai cadaveri ancora pulsanti dei miei compagni.
Afferrai una mitraglietta che giaceva accanto ad un giovane con gli occhi spalancati e vitrei.
Rimasi qualche secondo a fissare il suo volto, paralizzato in un'espressione di dolore e terrore profondo.
Dicono che non si comprende il significato ultimo dell'esistenza finché non ci si trova faccia a faccia con la morte e io mi associo a questo pensiero.
Guarda quel volto privo di vita, scalfito da graffi e immerso nel sangue stesso del corpo a cui apparteneva mi fece riflettere su quanto sia breve e mutabile la sorte umana.
Più breve dello scarto d'ali di una mosca, come sosteneva Erodoto.
Basta un attimo e il secondo dopo non esisti più.
La paura si fece così strada nelle mie ossa ma decisi che avrei lottato fino alla fine pur di difendere la mia stessa vita e quella dei pochi colleghi rimasti ancora vivi.
Mi alzai e comincia a sparare ai terroristi rimasti poco lontano da noi, cercando di non sprecare le munizioni rimaste mancando i bersagli.
Nessuno mi spiegò mai tutte le vere ragioni per cui ci trovassimo in guerra ma avevo un'arma quindi non avrei avuto nulla da temere.
I corpi degli uomini davanti a noi cominciarono ad accasciarsi al suolo come foglie caduche d'autunno, ne rimaneva solo uno ancora pronto a combattere.
Cercai di mirare al suo corpo in movimento ma lui riuscì comunque a sparare un colpo nella nostra direzione e facendo crollare a terra morto un altro militare.
Mi prostrai al suolo, ricoperta di polvere e sangue, con il fiato corto cercando di trovare una soluzione repentina.
In quel momento provai davvero paura per la mia vita, avrei potuto morire in qualunque momento.
Soffocai una lacrima che minacciava di scorrere lungo il mio volto sporco e mi preparai a riprendere il combattimento.
Proprio nel momento in cui mi alzai, un altro militare cominciò a fucilare i terroristi rimasti, sbucando fuori da un vicolo interno alla strada principale avvicinandosi poi verso di me ma voltandosi nuovamente subito dopo.
Scrutava con attenzione i cadaveri ammassati al suolo soffermandosi su un uomo ancora morente che strisciava tra i corpi dei suoi concittadini.
Armeggiava insistentemente con un oggetto sferico di colore scuro che purtroppo non riuscivo ad identificare.
"Corri!" urlo improvvisamente il militare guardandomi in volto e correndo al mio fianco ma io non mi mossi. Non capivo che cosa stesse succedendo in quei pochi secondi in cui ero riuscita a rialzarmi e ad avere un sguardo complessivo della carneficina che ci circondava.
"Che cosa?" domandai titubante con lo sguardo perso.
Il giovane si gettò su di me scaraventando entrambi a distanza dal luogo del massacro.
Improvvisamente sentii un esplosione e poi ogni suono venne oscuro da un sibilo assordante, simile agli ultrasuoni utilizzati con i cani.
Ero disorientata e terrorizzata fin dentro le viscere.
Feci dei respiri profondi e quando finalmente mi fui calmata compresi che quell'esplosione era stata provocata da una granata.
"Grazie mille sergente" dissi osservando la toppa con un numero pari di strisce a quelle che contrassegnano quel determinato grado dell'esercito.
"Chiamami Brian" rispose il giovane sorridendo.
Lo osservai e cercai di distinguerne i tratti offuscati dalla mescolanza di sangue e polvere presente sul suo intero colpo.
Aveva un sorriso sincero e che ispirava grande fiducia e coraggio.
"E lei signorina lo ha un nome?"
"Katherine" risposi abbassando lo sguardo per osservare il mio aspetto indecente.
"Che cosa ci fa una ragazza così giovane con un fucile di precisione in spalla?"
"Ecco..é il mio lavoro"
É il mio lavoro?!, pensai tra me e me.
Una risposta più stupida non l'avrei potuta trovare.
Il giovane però sembrò prenderla con filosofia e si mise a ridere.
Lo ammirai fin dal primo istante, riuscire a trovare un momento per sorridere era davvero difficile e audacie da parte di chi vive in guerra. Di chi cammina attraverso un inferno continuo eppure ne riesce a delineare, con così tanta naturalezza, un piccolo squarcio di paradiso.
"Allora sei la pupilla di James! Mi ha parlato spesso in una ragazza che si era messa a fare il cecchino durante il BT e che, a conti fatti, era diventata proprio una donna cazzuta"
"A quanto pare sono io" dissi incamminandomi nella direzione dell'unico fuoristrada sopravvissuto all'esplosione, seguita dal giovane.
Il militare alla guida del veicolo era stato ucciso da un colpo alla testa così spostammo insieme il suo corpo in un angolo della strada.
Il sergente Brian si mise alla guida, cercando di ripulire il suo viso, azionando poi il motore del veicolo che fortunatamente dopo qualche tentativo si mise in moto.
"Leviamoci dalle palle prima che quei pazzi tornino a farci il culo" disse sfrecciando in direzione della base con espressione convinta e sarcastica.
Io non seppi cosa dire, ero un po' intimidita dalla personalità forte che possedeva, riuscii solamente a ricambiare con un sorriso appena appena accennato.
Una volta giunti alla base ci congedammo e, dopo aver fatto i dovuto rapporti agli ufficiali, me ne tornai nel dormitorio per farmi una doccia e riposarmi un po'.
Mi feci medicare poi successivamente una ferita sul collo e mi sdraia sulla branda.
"Ilejay, che cazzo é successo oggi?" mi domandò un collega di cui non ricordavo nemmeno il nome.
"Quei bastardi sono sbucati fuori dal nulla e hanno cominciato a sparare. Hanno ammazzato a sangue freddo quindici dei nostri"
Il giovane mi guardo sconvolto e vilmente se ne tornò al suo posto, a leggere un stupido giornalino porno di bassa qualità.
Decidi di saltare la cena e me ne rimasi da sola a contemplare il soffitto.
Tutti gli eventi che si erano succeduti in quelle poche ore fuori dalla base mi avevano profondamente sconvolta.
Sapevo che sarebbe successo, ma non immagino così in fretta.
Non avrei mai pensato che il mio primo giorno avrei ammazzato una persona a sangue freddo e mi sarei ritrovata con il sangue dei miei colleghi a impregnarmi tutto il corpo, vivendo in costante bilico tra la vita e la morte.
Scossi la testa e mi rigirai nel letto, chiudendo gli occhi e cercando di prendere sonno.
Ma evidentemente non era proprio giornata.
James, infatti, fece irruzione nel dormitorio e corse verso di me urlando.
"Soldato, che cazzo fai già a letto?!"
"Non mi va di cenare"
"Io non ti ho chiesto se hai fame"
"E allora cosa vuoi?"
"Moderi i toni! Io sono un suo superiore e pretendo rispetto ed obbedienza"
Lo guardai con ilarità e scossi la testa.
"Dunque ora si alzi da quel letto e si sistemi"
"E per quale motivo dovrei farlo, sua eccellenza?"
"Perché è stata cordialmente invitata ad unirsi a noi per una amichevole bevuta di gruppo!"
"Spero tu stia scherzando"
"Assolutamente no. Esegua gli ordini, ha cinque minuti di tempo per cambiarsi e sistemarsi quel cespuglio di capelli che ha in testa signorina. La aspetterò fuori dalla porta" rispose sfoggiando uno dei suoi sorrisi amichevoli e carnevaleschi.
"Va bene. Ma ora, fuori di qui" gli dissi indicandogli la porta e frugando tra i vestiti qualcosa di quanto meno normale.*
La mensa era animata da un brusio indistinto di voci cordiali e calorose.
Molti militari sedevano ai tavoli con il telefono in mano, probabilmente per chiamare qualche familiare a casa.
James al mio fianco mi scortò galantemente ad un tavolo abbastanza grande, posto ad uno dei quattro angoli della sala.
Notai anche il suo amico che avevo conosciuto questa mattina, vestito con una maglia nera con un accentuato scollo a V e un paio di jeans camo.
"Buonasera colleghi, questa sera vorrei presentarvi una giovane donna che si sta facendo davvero strada lungo la scalata della piramide gerarchica militare" annunciò in toni un po' troppo formali per l'occasione.
"Signori, ho l'onore di presentarvi Katherine Ilejay, il nostro tiratore scelto d'eccezione"
Con tutti gli occhi puntati su di me, mi sentii leggermente imbarazzata così risposi con un semplice "Buonasera" a fronte dell'elogio prematuro di James.
"Che la serata abbia inizio" disse un uomo con i capelli bianchi, alzando una bottiglia di birra al cielo.
E così ricaddi ufficialmente nel circolo vizioso degli alcolisti anonimi del fronte bellico, fantastico direi.~Spazio Autrice: Popolo di Wattpad, buonassssssera! ^^ sì sono sempre io, vi sto rompendo le palle più spesso di recente avete notato? u.u Beh volevo semplicemente chiedervi che cosa credete succederà tra Brian e Katherine perché so che alcuni lettori aspettavano la comparsa di questo personaggio. (mike_is_a_unicorn vero? u.u).
Come ultima cosa volevo informarvi che una volta conclusa questa FF ne comincerò a pubblicare un'altra sempre sugli Avenged.
É un esperimento nato qualche anno fa con mia sorella e siccome é stata anche la prima cosa che ho scritto in vita mia ci tengo parecchio.
Bene, ora andrò a strafogarmi di pizze luride.🍕🍕
Addio.~
Jù.
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Missing in Action (M.I.A.) || (DA REVISIONARE!)
Fanfiction~Tutto è lecito in guerra e in amore~ "Corri" "Che cosa?" "Corri!" urlò il giovane balzandomi addosso e scaraventando entrambi a qualche metro di distanza, sul margine della strada. La granata era esplosa poco lontano da noi ma il soldato si rialzò...