La spiaggia era gremita di giovani che indossavano solamente dei bikini striminziti o dei bermuda hawaiani. La musica era alta e un piccolo stand di legno fungeva da bar e serviva cocktail. Ci avvicinammo in fretta e subito ci dirigemmo verso l'odore impregnante dell'alcol.
"Okay, chi offre il primo giro?"
"Zacky!" urlai in direzione del moro che aveva precedentemente posto la domanda.
"Stronza"
Zacky si appoggiò al bancone e approcciò il barista, un giovane dalla pelle ambrata e gli occhi chiari ricoperto di tatuaggi.
"Hola señor!" azzardò con un accento buffissimo.
"Allora..ci fai sei shot di tequila per favore!"
Il barista sorrise e riempì i bicchierini, porgendoceli poi.
"Alla salute!"
Dopo aver bevuto e ballato tra la folla, raggiungemmo la spiaggia sedendoci sulla sabbia ed osservando l'oceano calmo e nero come la notte. La luna si specchiava luminosa sulla superficie di esso e illuminava con la sua luce abbastanza forte il grande litorale.
"I do believe in the light
Raise your hands into the sky
The fight is done, the war is won
Lift your hands toward the sun
Toward the sun"
Intonai This is War dei 30 seconds to Mars, uno dei miei gruppi preferiti.
Adoravo quella canzone, ogni volta che la ascoltavo pensavo al mio papà e in lui rivedevo me stessa. Ci accomunava il profondo desiderio di cambiare il mondo, di riportare giustizia laddove anche la speranza, ultima dea, aveva abbandonato ogni essere umano.
Osservai l'immensa distesa d'acqua estendersi per chilometri, immaginai che cosa ci potesse essere stato al di là della linea dell'orizzonte, chissà quale terra occupava quello spazio, quale popolo, quali culture.
Pensai al mio futuro, a che cosa avrei voluto veramente fare della mia vita e in quel momento capii, capii che nonostante i miei sforzi non sarei mai riuscita a diventare ciò che mia madre desiderava, non avrei mai trovato la forza di volontà per chiudermi ore ed ore all'interno di un ospedale o di un qualunque centro di soccorso, con la vita di migliaia di persone tra le mani
Il mio posto non era quello, io desideravo combattere per il mio paese, difenderlo e ricordarne al mondo il valore e l'importanza, porre fine ad ogni male presente su questo pianeta. Io volevo un fucile in mano, volevo dover correre incontro al mio destino, guardare in faccia la morte e sputarle contro il mio coraggio.
Ma non potevo, non volevo deludere mia madre, la sua felicità era tutto ciò che contava per me e sapevo che se avessi mai preso la stessa decisione di mio padre ne sarebbe rimasta profondamente rattristata. Non avrebbe mai accettato che la sua bambina fosse uccisa o massacrata in chissà quale zona di guerra..no, io ero il suo angelo, il suo tesoro e potevo ambire alle più grande cose.
Immersa nei miei pensieri non notai un giovane che si era seduto proprio accanto a me, decisamente ubriaco e con lo sguardo perso verso l'orizzonte..tuttavia sembrava felice.
"Stavi cantando una canzone di guerra, lo sai?"
"Certo..é vietato?"
"Assolutamente no. Lavoro per i Navy Seals, pensi che non conosca la guerra?" domandò il giovane ironicamente, puzzava tremendamente di alcol.
I miei occhi si illuminarono a quelle parole, volevo conoscere e sapere, avevo bisogno di risposte.
"Sono Brandon"
"Katherine"
Sospirai e trovai il coraggio per parlare.
"Com'è stare al fronte?"
"Perché me lo chiedi?"
"Ecco..io.."
"Vuoi arruolarti?"
"Mio papà era ufficiale nei Marines in Afghanistan anni fa..diciamo che voglio portare a termine ciò che il tempo non gli ha concesso di completare lui stesso"
"Capisco..sai, Katherine, non penso di poter rispondere alla tua domanda" rispose accarezzando la superficie sabbiosa.
"Ogni volta é completamente diversa dalla precedente e anche la guerra, a modo suo, lo è per ogni persona. Io combatto per l'onore, per la mia vita e per quella di ogni cittadino americano, voglio poter salvare quante più anime possibili. Ogni volta per me é come fosse la prima, non sai quando e se tornerai a casa ma non ti interessa più di tanto, perché quando sei lì nulla conta quanto il tuo paese e la sua salvezza, nemmeno la tua stessa vita. Potrebbe esplodere una granata, potresti perdere l'uso di un arto, rimanere paralizzato o addirittura morire ma comunque ne saresti fiero perché sapresti di aver dato tutto te stesso per una giusta causa"
Ascoltavo le parole convinte del giovane, sembrava così fiero e soddisfatto del suo ruolo nel mondo.
"Per me é questo, questa é la mia vita e probabilmente lo dirò perché sono ubriaco ma Katherine..se veramente credi in una cosa falla, arruolati e lotta"
"E uccidere tutte quelle persone..com'é?"
"Diventa una cosa naturale e necessaria una volta che ci fai l'abitudine..dopotutto preferiresti morire tu insieme a tutta la tua patria e lasciar vivere loro?"
"No..però.."
"Pensi che a loro importi qualcosa di te? No! Ti ammazzerebbero a sangue freddo nel peggiore dei modi se ne avessero l'occasione"
Non risposi, per me era tutto così nuovo e bastardamente vero. lOsservai il ragazzo trangugiare disperatamente della birra ghiacciata e guardare nuovamente l'orizzonte con un velo di rimpianto.
"Sai..l'unica cosa che non riesco a perdonarmi sono tutte le morti che non sono riuscito ad evitare, quelle dei miei compagni caduti nelle mani dei terroristi"
"Mi..mi dispiace"
"Purtroppo la nostra vita é questa..viviamo ogni giorno come fosse l'ultimo, perché prima o poi arriverà veramente"
Sospirammo all'unisono, chi pensando alle vecchie campagne militari chi al proprio padre sepolto.
"Kath, andiamo. Si é fatto tardi"
Sentii chiamare da poco distante, erano i miei ragazzi.
Guardai lo schermo del cellulare ed effettivamente era davvero ora di andare. Mi alzai e il ragazzo fece lo stesso, porgendomi la mano che strinsi con fermezza.
"È stato un piacere parlare con te, se avessi bisogno basta che contatti questo numero" mi disse porgendomi un biglietto da visita con alcuni numeri e il logo dei Navy Seal, il corpo speciale dell'esercito americano, in assoluto i più addestrati e preparati.
"Grazie, lo farò"
Sorrisi al giovane che si mise dritto a petto in fuori, facendo il saluto militare con un sorriso sincero stampato in volto.*
Per quanto cercassi di non pensare alla conversazione avuta poco tempo prima, la mia mente non faceva altro che ricordare le parole di Brandon.
Il suo discorso mi aveva fatto comprendere ancora più profondamente quanto desiderassi eguagliare mio padre e raggiungere quei suoi e miei obiettivi prefissati che non ebbe tempo di compiere.
Questo non é il mio posto, non ci appartengo, pensai tra me e me mentre guardavo il paesaggio scorrere veloce fuori dal finestrino dell'auto.
Ero così combattuta, non volevo deludere mia madre ma non volevo nemmeno dover trascorrere la mia vita senza aver realizzato i miei sogni, desideravo essere utile e avere una parte attiva nella protezione del mio paese, non potevo permettere di lasciarmi vivere passivamente, come per arrivare a cinquant'anni e non essere soddisfatti della propria vita, rimpiangere il passato e maledire il futuro. Volevo poter arrivare a pensare che se anche il giorno dopo non mi fossi dovuta risvegliare sarei comunque stata contenta e soddisfatta della mia vita, trascorrendo ogni giorno come fosse l'ultimo. Con questi pensieri appoggiai la testa al finestrino e chiusi gli occhi, assopendomi velocemente.~Spazio Autrice: Salve umani v.v dunque eccomi qui con un nuovo capitolo..so di non aver raccontato nulla di che ma capitemi, siamo in estate e ho già paura per l'esame di maturità dell'anno prossimo..in ogni caso grazie delle visualizzazioni, dei like e dei commenti..vi farò una torta e tanti biscottini se continuerete così..so che suona come un ricatto ma non lo é, pensate alle vostre pancette piene e soddisfatte dopo aver assaggiato le mie """favolose""" torte al cioccolato..okay la smetto di dire stronzate, buona serata piccini💕~
Jù.
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Missing in Action (M.I.A.) || (DA REVISIONARE!)
Fanfiction~Tutto è lecito in guerra e in amore~ "Corri" "Che cosa?" "Corri!" urlò il giovane balzandomi addosso e scaraventando entrambi a qualche metro di distanza, sul margine della strada. La granata era esplosa poco lontano da noi ma il soldato si rialzò...