"Forza! Avete bisogno di un paio di occhiali? Stevie Wonder saprebbe mirare meglio di voi. (spero cogliate la nera e sadica ironia, cari lettori) Usate quel cazzo di mirino ottico come si deve!" sbraitava l'istruttore che ormai da tre settimane non faceva altro che urlare e insultarci come se fossimo sacchi di merda. Che poi in realtà lo eravamo. Più precisamente sacchi di carne da macello. In guerra non ci sono distinzioni é bene che ve lo mettiate in testa, siamo tutti uguali di fronte alle ali dell'oscura morte, nessuno le scampa, quando arriva come un rapace plana sopra la tua testa e attende di sentire l'odore della tua paura. Attende finché non lo fiuta fino alle viscere per poi scendere giù in picchiata e strapparti il cuore dalle membra mortali, fatte di legami carnali così facilmente dissolubili.
Perché questo é la specie umana, non solo noi soldati. Siamo tutti pedine di una perversa roulette russa giocata tra la Morte e la Sofferenza, in cui si ripete costantemente lo stesso gioco. Una roulette da cui nessuno esce vivo, perché non puoi fuggire per sempre dalla morte, potrai ritardarla, evitarla con qualunque mezzo possibilie, ma quando crederai di essere in salvo, al riparo nella tua bella cameretta..proprio in quel momento lei starà osservando dalla porta semichiusa, attendendo con occhi demoniaci il tuo sonno, per agguantarti quando meno te lo aspetti, quando credi che rivedrai la luce del giorno ancora una volta. Perché infondo é questo che speriamo, chiamiamo la morte ogni momento della nostra vita ma quando essa ci si prostra davanti vorremmo soltanto avere un giorno in più a disposizione.
Scossi la testa cercando di far smettere la mia mente di pensare e concentrarmi sul bersaglio che si nascondeva tra la folta coltre di nebbia invernale.
"Pronti?"
Tre, due, uno.
"Fuoco!" urlò l'istruttore e un forte suono di fucili ruppe il silenzio del paesaggio attorno a noi.
Una persona normale davanti ad un rumore così forte e secco sarebbe sobbalzata ma per noi stava lentamente diventando un'abitudine, come i ragazzi di vent'anni sono abituati a passeggiare per le strade con la musica nelle orecchie a palla, così nella nostra testa rimbombava costantemente il colpo secco di fucili di calibro superiore. Era una sorta di monotona e ripetitiva sinfonia di morte, che accompagnava le nostre giornate e non ci abbandonava mai. Nemmeno un istante.
Era diventata la nostra musica preferita, premere il grilletto era un modo per scaricare l'immenso carico di tensione accumulata con il passare del tempo.
Ricaricammo il fucile in fretta, pronti per il prossimo ordine impartito, aspettando in silenzio e contemplando attraverso il mirino l'indefinitezza di ogni figura sfumata dal fumo nebbioso.
Un militare addetto al controllo dei bersagli si diresse verso il luogo in questi erano posizionati per controllare la nostra precisione nel forare la carta di cui erano composti quei fantocci dalla forma umana.
Dopo qualche minuto tornò indietro con passo sostenuto, avvicinandosi all'istruttore e riferendogli alcune informazioni.
"Reclute in postazione 1, 3 e 7" disse in nostra direzione.
Controllai il numero sulla mia postazione. 7. Mi alzai pronta al fallimento, temendo che dovesse farci notare la nostra poca precisione.
Guardai gli altri due giovani al mio fianco e raggiungemmo l'istruttore, con un po' di timore negli occhi.
Respirai a fondo e tesi le orecchie.
"Complimenti signori, la vostra preparazione si sta completando alla perfezione. La vostra precisione è davvero notevole, in condizioni in cui un bersaglio è difficilmente individuabile é inusuale riuscire a centrare quasi perfettamente l'obiettivo" cominciò con una punta di orgoglio nelle sue parole.
Facemmo un cenno con il capo in segno di ringraziamento e ascoltammo il resoconto finale della nostra esercitazione.
"Soldato semplice Ashton Lewis, tu ti collochi al terzo posto in graduatoria con l'89% di precisione. Complimenti"
"Grazie signore" rispose il giovane dai capelli ambrati alla mia sinistra allontanandosi.
"Proseguiamo..signorina Ilejay, devo ammettere che sono piacevolmente sconvolto. Non ho mai addestrato un tiratore scelto donna che maneggiasse così bene un fucile di tale portata. Il mio collega mi ha riferito che hai ottenuto un buon 92%, forando il bersaglio poco sopra il punto richiesto. Complimenti"
Un sorriso mi si formò in volto ma cercai di contenermi, lasciando sfogare la mia piccola soldatessa interiore. Mi sentivo così fiera del piccolo successo ottenuto e ricevere i complimenti di un ex capo dell'esercito americano mi spronò ancora di più a voler continuare su questa strada.
"La ringrazio signore, é un onore per me avere il suo apprezzamento" risposi con pacatezza voltandomi e raggiungendo gli altri colleghi.
Mentre il nostro istruttore finiva di congratularsi con Jackson, l'ultimo soldato chiamato, ne approfittai per sedermi e rilassarmi qualche istante. Certo la pressione e la competitività che aleggiava sopra le nostre teste non ci permetteva di riposarci nemmeno un istante, avendo sempre il necessario desiderio di primeggiar sugli altri, di dimostrare la nostra grinta e la nostra bravura a chi era nostro superiore. Ognuno di noi desiderava essere il primo, sognava di diventare un adulto degno di rispetto e grande stima, invincibile ed immortale nella memoria dell'universo.
"Complimenti ragazzina" disse Marshall, uno dei miei compagni di corso afroamericano. Era uno dei pochi che non mi trattava con inferiorità e schermo essendo donna, mi rispettava e avevamo instaurato davvero un buon rapporto in quelle settimane.
Aveva 22 anni quella volta e un sorriso amabile e sincero sul volto, si vedeva che era davvero soddisfatto di quanto stava facendo.
"Grazie Mash"
"Allora come ti senti ora che manca così poco alla cerimonia di premiazione?"
"Agitata. Per quanto non veda l'ora di diventare un Marine a tutti gli effetti, mi spaventa il futuro..è tutto così ignoto"
"Ti capisco. Io non aspetto altro che andare in missione, sai..l'ho promesso alla mia famiglia..purtroppo abbiamo sempre vissuto in estrema povertà e vorrei poter guadagnare abbastanza per aiutarli"
"Mi dispiace molto..ma vedrai che ce la farai, sei molto coraggioso e la tua bontà sarà premiata" risposi sorridendo e dandogli una pacca amichevole sulla spalla coperta dall'uniforme invernale.*
Le settimane passarono troppo velocemente e, senza che ce ne accorgessimo, arrivò il tanto atteso giorno della cerimonia.
Mi alzai da quello che era stato il mio letto per due mesi e lo sistemai per l'ultima volta.
Mi guardai intorno un po' malinconica, quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei varcato le soglie di quell'edificio, l'ultima volta che avrei trascorso il mio tempo al poligono con gli altri specializzandi o con le mie compagne, l'ultimo giorno in cui non avrei dovuto preoccuparmi delle conseguenze delle mie azioni. Da quel momento in poi sarebbe cominciata la mia vera vita, sarei diventata una donna adulta a tutti gli effetti e non mi sarei più potuta permettere di procrastinare o non fare determinate cose. Dal minuto in cui avrei messo piede fuori da quell'edificio e sarei salita sul palco con l'uniforme dei Marines, davanti ad un modesto numero di partecipanti, sarebbero cominciate le responsabilità, le paure, le morti ma anche tante soddisfazioni. Il terrore dell'oscuro avvenire mi attanagliava ma, nonostante ciò, cercai di concentrarmi solo ed esclusivamente sull'adrenalina e sull'eccitazione che mi scorreva nelle vene.
Feci un respiro profondo e sistemai l'uniforme, incamminandomi poi verso l'uscita.
Che i giochi abbiano inizio.
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Missing in Action (M.I.A.) || (DA REVISIONARE!)
Fanfic~Tutto è lecito in guerra e in amore~ "Corri" "Che cosa?" "Corri!" urlò il giovane balzandomi addosso e scaraventando entrambi a qualche metro di distanza, sul margine della strada. La granata era esplosa poco lontano da noi ma il soldato si rialzò...