Capitolo 1

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Il silenzio era l'unica cosa che rimbombava nella testa di Mei, seguito solo in secondo luogo dal battito ritmico del suo cuore. Erano passati quasi dieci minuti da quanto la sua mente aveva iniziato ad essere capace di eseguire dei ragionamenti di senso compiuto, mentre il suo corpo, ancora disteso su uno scomodo letto, era ancora intorpidito.

Si mosse leggermente di lato, le ruvide coperte le infastidirono la pelle già abbastanza provata dal freddo, e si rannicchiò sotto alle lenzuola per assaporare quel tepore piacevole e bramato a lungo su quell'isola.

"No, aspetta..." sussurrò sotto le coperte, prima di strabuzzare gli occhi e catapultarsi fuori da quello scomodo letto come se qualcosa l'avesse appena punta.

Rimase per qualche secondo ferma, la testa le girava leggermente e probabilmente il suo fisico non si era ancora del tutto ripreso. Iniziò a guardarsi intorno piuttosto incuriosita: l'ambiente che la circondava era qualcosa che non aveva mai visto in vita sua, dove diavolo si trovava? Portò un indice alla bocca con fare pensoso, poi notò la sua mano completamente fasciata, i suoi vestiti erano sgualciti e il suo bellissimo obi era completamente sporco e scucito in alcuni punti.

"Accidenti, – imprecò portandosi una mano alla fronte, notando nuovamente un'altra fascia circondarle la fronte, - i miei ricordi finiscono con quella tempesta. Cosa è successo dopo?"

Erano passati due giorni da quando Mei era sbarcata, anche se non nei modi più semplici e delicati, su quell'isola. Non ricordava molto di quel brutto avvenimento, se non qualche sporadico ricordo. Di quei pochi ricordi che iniziavano a riaffiorare nella mente, uno in particolare la lasciò particolarmente perplessa. Ricordò che erano su una nave, in lontananza un'isola divisa per metà dal fuoco e per metà dal ghiaccio si face sempre più vicina, poi una tempesta iniziò a sballottare talmente tanto la nave da farle perdere il controllo, infine Mei si ritrovò catapultata su una immensa distesa di neve, finché il freddo non le penetrò nelle ossa e le fece perdere completamente i sensi.

Mei sospirò sconfortata, poiché, qualsiasi cosa fosse successa dopo, era evidente che qualcuno l'avesse salvata e portata in quella struttura. Certo, ma chi?

La giovane donna, dai lunghi capelli scompigliati color indaco di Persia, si voltò a guardare con sguardo nebuloso il letto, poi il resto della stanza. Era una stanza quadrata, con fredde mura metalliche e un arredamento minimale e fornito dello stretto necessario per soggiornare decisamente per poco tempo. Era nel complesso una stanza impersonale, glaciale e senza indizi su chi fosse appartenuta.

D'istinto Mei si portò una mano al fianco destro, notando con stupore che la sua katana non c'era. Vagò con lo sguardo in cerca della sua arma, arrivando a guardare perfino sotto al letto, ma non la trovò da nessuna parte.

Sconsolata e confusa per tutto quello che era successo, si diresse a passi svelti verso l'enorme portone semi blindato che fungeva da unico ingresso, e punto di fuga, da quella stanza chirurgica. Portò entrambe le mani sulla fredda porta e fece pressione per aprila, ma nessuno dei suoi scarsi sforzi fisici l'aiutarono a smuoverla dalla sua posizione. Era evidentemente bloccata e Mei non riusciva a capire se ci fosse qualche meccanismo strambo alla base di quella porta, oppure se quella stanza era semplicemente...una prigione.

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