Capitolo 8

170 14 2
                                    

La Thousand Sunny venne attraccata in una piccola insenatura a sud-ovest di Dressrosa. L'obiettivo del gruppo di Mei era quello di trovare Kanjuro e, per fare ciò, lei e Kin'emon dovettero sbarcare assieme al gruppo di Luffy sull'isola di Doflamingo.

"Perché voi scendete e io devo rimanere sulla nave??" piagnucolò Momonosuke, l'unico a rimanere sulla Sunny assieme a Nami, Chopper e Brook.

Mei appoggiò delicatamente una mano sul suo capo, ignorando i passi pesanti di Kin'emon diretti verso di lei: "Perché è più sicuro qui per te," lo rassicurò lei, "non ci metteremo molto, però se starai tranquillo su questa nave, sarò più tranquilla anche io."

"Mei-dono," frignò Kin'emon ormai sul punto di rassegnarsi, "posso cercare Kanjuro anche senza che tu venga..."

Mei lasciò che Momonosuke l'abbracciasse calorosamente, prima di girarsi verso il samurai: "Kin'emon, più perdiamo tempo a parlare di queste cose, meno tempo abbiamo per cercare Kanjuro. Inoltre, se andiamo in due, abbiamo più probabilità di trovarlo," poi girò i tacchi e si diresse assieme a Luffy giù dalla nave.

Kin'emon sbuffò con sconforto, raggiunse Mei e le porse controvoglia un paio di occhiali da sole e un berretto con visiera per mascherare il suo aspetto. La donna indossò il cappello e conficcò i lunghi capelli viola dentro al berretto, infine indossò dei normali occhiali da sole rotondi per mascherarle un po' il viso. A differenza di Kin'emon, lei aveva optato per un travestimento che si discostasse molto dal kimono di Wano, che il suo compare invece indossava, risultando nel complesso una ragazza abbastanza anonima e meno appariscente di lui.

Law si fece spazio tra coloro che avrebbero partecipato alla missione: "Noi andremo a consegnare Caesar a Green Bit," disse il chirurgo affiancato da Usopp, Robin e Caesar.

Questo perché, pochi giorni prima sulla nave, Law aveva stretto un accordo con Doflamingo, costringendolo a dimettersi come membro della flotta dei sette per perdere tutti i diritti dei flottari e in cambio ottenere Caesar, l'uomo che gli avrebbe permesso di continuare con i suoi loschi affari assieme a Kaido. Così, una volta giunti a Dressrosa, la squadra di Law avrebbe avuto il compito di scambiare Caesar a Green Bit, una piccola isola a Nord di Dressrosa, mentre il gruppo di Luffy avrebbe proseguito per l'interno dell'isola per sbrigare altre cose.

"Dressrosa, la città della passione," disse Kin'emon guardando la città principale in maniera stralunata.

"UAAAA, Robin-chawn, Mei-swan, diamo sfogo a tutta la nostra passione," ululò Sanji con gli occhi a forma di cuore, mentre salterellava allegro da un punto all'altro per mandare dei piccoli bacini volanti a Robin e Mei.

Mei e Robin scoppiarono a ridere per l'audacia del cuoco, mentre Kin'emon lo fissò di sbieco: "Non ti azzardare a sfiorare Mei-dono," borbottò burbero, "e comunque l'amore passionale delle donne è talmente forte a Dressrosa che il numero di omicidi passionali subiti dagli uomini è altissimo," lo avvisò il samurai.

Ma Sanji si limitò a turbinare già innamorato della città, fregandosene bellamente delle frasi ammonitrici di Kin'emon.

L'isola di Dressrosa era davvero particolare, nulla a che vedere con quella tetra e desolata Punk Hazard, dove per metà rischiavi di morire bruciato nella landa infuocata e per metà rischiavi di morire congelato. Dressrosa a prima vista aveva un'aria più frizzante, colorata, trasmetteva più spensieratezza e l'atmosfera eccentrica alleviava parte dell'ansia che era iniziata a salire a Mei.
Acacia, la città portuale di Dressrosa, era un tripudio di colori dove tetti stravaganti e dalle forme strane si mischiavano con i colori dei vestiti dei cittadini, alternando piccole aree verdeggianti ad edifici color sabbia circondati da pavimenti di mattonelle disposte a formare tanti cerchi.
La vita quotidiana degli abitanti di Dressrosa le scorreva intorno come un perfetto film: negozianti alle prese con le vendite nei piccoli mercatini, giovani coppie con le mani intrecciate a passeggio spensierati, il sole sopra le loro teste caldo e piacevole sulla loro pelle e, infine, strani giocattoli animati si animavano come dotati di una vita propria. 
Non poteva dire di conoscere bene il mondo fuori da Wa, ma vedere dei giocattoli camminare, parlare, relazionarsi con gli esseri umani proprio come se fossero come loro, era qualcosa di strano. Non importava se fossero giocattoli per bambini, oppure giocattoli dalle sembianze più animalesche, tutti erano in grado di parlare e di articolare delle frasi di senso compiuto, come se avessero una loro coscienza e fossero dotati di libero arbitrio.
Il mondo su cui abitavano era pieno di razze diverse, ma nessuno aveva la forma di una cosa puramente così...inanimata. Era strano, forse troppo strano, ma per il momento Mei abbandonò quegli strani pensieri dato che, a furia di fermarsi ad ogni bancarella e a guardarsi intorno, finì con il perdersi in mezzo alla città di Acacia.

ZéphyrosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora