Sole dietro la tempesta - [One shot]

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Luogo indefinito, post gli avvenimenti del manga.

Erano due giorni abbondanti che Law non usciva dalla sua stanza e questa era una cosa abbastanza normale e frequente da parte sua. Spesso perdeva la concezione del tempo, rimaneva ore e ore a leggere, studiare, progettare chissà cosa, mentre il tempo gli scorreva intorno dimenticandosi, a volte, persino di nutrire il suo corpo. E tutto ciò era normale, se solo Mei non avesse visto un imperturbabile ombra nel suo sguardo pochi giorni prima. Per le fu difficile capire esattamente cosa avesse scaturito tutto ciò, ma sapeva che qualcosa si stava avvicinando a Law, qualcosa che aveva radici ben più profonde e che tartassavano l'uomo da davvero troppo tempo.

Lei sapeva delle vicende di Corazon. Forse non sapeva tutti i dettagli precisi, e questo perché Law le aveva raccontato qualcosa lungo il tempo, senza mai avere un filo continuo nel discorso, saltando a volte persino la linea temporale degli avvenimenti. Ma lei sapeva che quell'uomo era stato sia il suo benefattore sia ciò che causava in Law quell'ombra che lei continuava a vedere nel suo sguardo. Lei sapeva che quel malessere piombato più forte del solito era dovuto a lui, ma non sapeva davvero capire il perché.

Mei si ritrovò a fissare nuovamente la cabina nel capitano. Aveva provato a mettergli qualcosa da mangiare accanto alla porta, bussando subito dopo per avvisare l'uomo del cibo. Ma era passato un giorno e la scodella con il riso e il pesce era ancora lì per terra. Non aveva aperto quella dannatissima porta da due giorni e sinceramente non sapeva cosa fare. Non era la prima volta che faceva così, ma quella volta era diversa. Lei lo sentiva sulla sua pelle. O forse perché semplicemente su quelle cose erano davvero troppo simili.

Lei aveva sempre rispettato i suoi tempi, i suoi silenzi, qualsiasi cosa di cui lui avesse bisogno. Ma quella volta sentiva di dover stare vicino a lui. E non nel suo solito modo incasinato, maldestro e chiassoso. Lei sapeva che doveva stargli vicino con la sua parte più intima del suo essere, quella più delicata e razionale che raramente mostrava fuori di sé.

Sospirò appena, si smaterializzò in vento e passò dal piccolo spiffero sotto alla porta metallica. Era uno dei vantaggi del suo frutto, no? Alla fine, il vento era un fluido, capace di scorrere, soffiare, spostarsi e adattarsi ad ogni più piccolo spazio o fessura. Una volta dentro alla stanza notò subito il corpo di Law disteso sul suo letto, il libro che stava leggendo completamente spalmato sul suo viso, una mano sul cuscino poco dietro la sua nuca e l'altra appoggiata al suo stomaco. Il respiro lento e ritmico di lui dava quasi l'impressione che stesse riposando, ma Mei sapeva che era sveglio, anzi, probabilmente sapeva del suo arrivo ancor prima di vederla nella sua stanza. Dannato Haki della percezione.

Guardò il tavolo di Law e notò il suo shamisen ancora sopra di esso. Qualche sera prima Mei era stata da lui ad importunarlo con delle canzoni divertenti che aveva imparato a Wano. Oh no, nulla di armonioso ed elegante, anzi, molto lontano da quello che di solito Mei suonava. Ma non importava quanto fossero state buffe quelle canzoni, lui aveva sorriso e a lei era importato solo quello.

Prese il suo shamisen, poi si sedette per terra, con la schiena contro il materasso del letto di lui.

"Captain, lo sai che bisogna prendere tutti i giorni il sole? Fa bene ai tuoi livelli di melatonina," iniziò a dire lei.

Law si mosse appena, sospirò di rimando. "Sono un dottore," ribatté lui un po' seccato, "sei venuta per dirmi delle ovvietà?"

Sì, era decisamente di pessimo umore. Ma Mei sapeva che avrebbe avuto a che fare con un Law più acido, scorbutico e antipatico del solito. Era pronta psicologicamente, e il suo atteggiamento antipatico non avrebbe fatto crollare la sua solidità morale.

"Va bene, va bene, non andiamo fuori," sussurrò lei pizzicando con grazie le corde del suo shamisen. "Allora vedrò di portare io un po' di luce in questa oscurità."

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