Capitolo 15

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Percorsero un altro corridoio identico a quello precedente, solo che a quel giro arrivarono ad un altro laboratorio praticamente identico con l'unica eccezione della scritta che, al posto di avere la dicitura A, aveva come nome Settore B. Anche quella volta non c'era niente di particolare nel laboratorio, poiché l'unica cosa di cui avevano bisogno erano le famose stanze bianche, medicinali che venivano prodotti in un altro posto e personale formato per eseguire il metodo Farun.

"In questo laboratorio abbiamo la fase del cambiamento," iniziò a dire Tori, "attualmente abbiamo due soggetti in analisi, uno è appena arrivato alla prima fase del cambiamento," spiegò indicando un anziano signore intento a spostare in maniera ossessiva compulsiva diversi oggetti per rinforzare delle azioni che gli erano state imposte.

L'uomo spostava con movimenti meccanici e identici cumuli di libri, mentre sparsi qua e là c'erano degli oggetti personali che venivano schivati e ignorati dal suddetto uomo. Il soggetto spostò un libro e, nel muovere l'oggetto, una immagine disegnata su un foglio sotto di esso comparve nella sua visuale, facendolo bloccare improvvisamente. L'uomo prese con le mani il foglio, poi iniziò a piangere disperato.

"In questa fase il cambiamento consiste nell'imporre una nuova identità, un nuovo schema di comportamenti, pensieri ed emozioni che andranno a riempire il vuoto lasciato dal crollo della vecchia identità. Le persone vengono quindi sottoposte ad azioni ripetute e continue, chi risponde bene verrà lodato, mentre chi risponde male..."

Tori non fece in tempo a finire la frase, poiché un uomo entrò dalla piccola porta che collegava la stanza bianca al laboratorio e iniziò a riempire di botte e insulti l'uomo, fino a costringerlo a strappare il foglio e a proseguire nelle azioni che stava ripetendo poco prima.

"Una specie di rinforzo positivo a seguito di una buona azione e una punizione a seguito di una cattiva azione," spiegò Law, più per far capire a Mei che razza di gioco psicologico e malefico stavano attuando quelle persone.

Lo scienziato annuì, poi fece qualche passo in avanti e indicò la figura dentro alla seconda stanza: "Lei invece è appena arrivata alla fine del processo di cambiamento, purtroppo ci aspettavamo che reagisse meglio, in realtà dopo la fine del processo è piombata in una depressione ed apatia molto forte, speriamo che con l'ultima fase riusciamo a ricostruire la sua personalità."

Mei si avvicinò alla stanza, guardò la figura seduta su una sedia davanti a lei e lasciò cadere la mappa dalle mani come se fosse entrata in uno stato di catalessi. Gli occhi ametista di lei puntati sulla figura femminile, mentre le mani premevano contro il vetro. Iniziò a mancarle l'aria nei polmoni e improvvisamente tutta la stanza intorno a lei iniziò ad ondeggiare. Mei ricordava bene dove aveva visto quella donna dai lunghi capelli nocciola e dai bellissimi occhi verdi, ormai spenti della luce che tanto la contraddistingueva...la luce della vita.

Naoko...cosa ti hanno fatto? Non riesci nemmeno a riconoscermi?

Le mani le iniziarono a sudare dall'agitazione, dentro sentì sempre di più aprirsi un vuoto incolmabile, quel senso di impotenza, quel grido che le partiva da dentro al corpo e che doveva trattenere per non mandare all'aria tutto. Voleva urlare, voleva ribaltare quel posto, voleva stringere le sue mani intorno al collo di ogni persona che lavorava in quel dannatissimo laboratorio e vederlo soffocare con i suoi occhi.

C'era davvero una minima speranza di poterla salvare? Tori aveva appena detto che non si poteva tornare indietro da quella fase e il corpo di Naoko sembrava aver gettato già la spugna. Cosa poteva fare Mei? Anche se avesse liberato quelle persone, cosa ne sarebbe stato una volta fuori di lì? Poteva anche liberarli dalla prigionia, ma l'inferno nelle loro menti sarebbe rimasto.

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