Capitolo 20

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"TU COSA?" urlò Kin'emon boccheggiando famelico di aria, dopo aver sbraitato ai quattro venti per l'ennesima volta.

Per loro fortuna loro, l'unica sconosciuta che poteva realmente sentire i lamenti del samurai era l'elefantessa alta decine e decine di chiloemetri che camminava placida e silenziosa a diversi metri da loro. L'enorme bestione, talmente grosso e surreale, non era altro che Zunisha, ovvero l'animale millenario capace di vagare da millenni nel Nuovo Mondo e sul cui dorso vi sorgeva l'isola errante impossibile da raggiugere con i normali mezzi nautici, ovvero Zou.

Il "gruppo di Mei" si era ricongiunto con il resto della ciurma e, dopo aver lasciato i Rivoluzionari ed essersi scambiati dei calorosi saluti, avevano proseguito il viaggio con la nave di Bartolomeo, ormai distante da Zou circa un giorno di navigazione. Dopo aver passato la sera a festeggiare il loro ritorno, e dopo che Mei aveva provato più e più volte a tenere a freno la lingua lunga di Luffy, alla fine Mei, il giorno stesso che raggiunsero Zou, cedette all'esuberanza del capitano dei Mugiwara, finendo per lasciargli rivelare la sua nuova taglia a Kin'emon.

"Vorrei dirti che posso spiegare, ma effettivamente non posso," la voce bassa ed estremamente calma di Mei non riuscì a sovrastare le lamentele del samurai, costringendola a dover parlare con le orecchie letteralmente tappate.

Erano dieci minuti buoni che il loro discorso stava andando avanti e, mentre Kin'emon si disperava sempre di più ad ogni minuto che passava, il resto della ciurma si preparò per salire sopra a Zunisha e raggiungere Zou.

"Sei una sconsiderata," l'appellò lui incrociando le braccia al petto, "avresti dovuto lasciare le cose in mano a loro, cosa accidenti ti è preso all'improvviso? Dov'è la ragazzina di Wano di cui avevi parlato?"

Il volto di Mei si rabbuiò di colpo, le labbra si incresparono fino a incurvarsi verso il basso e lo sguardo carico di delusione di lei si piantò negli occhi a mandorla di Kin'emon. La frase del samurai aveva concluso come un colpo di grazia tutta quella sequela di avvenimenti, decretando ufficialmente davanti a tutti che, le azioni sconsiderate di lei, non avevano portato al finale che si era prefissata: salvare la sua amica qualora l'avesse trovata. E proprio in quel momento di sconforto, dove gli occhi dispiaciuti di tutti si inchiodarono su di lei, che la donna decise di girare i tacchi e dare le spalle a Kin'emon, portandosi sulle spalle la katana e lo shamisen di Naoko.

Non era di certo colpa di Kin'emon se in quel momento Mei avrebbe voluto solo piangere e prendersi a schiaffi per essere arrivata troppo tardi. Lungo il viaggio sulla nave dei Rivoluzionari aveva pensato a lungo a cosa lui le avrebbe potuto dire, e in nessuno di quegli stramaledettissimi scenari aveva pensato che lui le avrebbe chiesto che fine avesse fatto la sua amica Naoko. Ma ovviamente la colpa era di Mei. Come poteva non arrivarci? Aveva letteralmente rotto le scatole a Law e poi a Luffy per andare sull'isola di Hendo per vedere se Naoko fosse stata rapita veramente da quella leggenda e, davvero, non aveva messo in conto quella domanda? La risposta le arrivò veloce come il nodo che le si formò in gola: lei non ci aveva pensato perché non voleva pensarci.

Law le aveva riportato indietro lo shamisen di Naoko, e la cosa le aveva davvero fatto piacere poiché era un ricordo della sua amica, ma gli occhi vitrei della donna che la fissavano prima di esalare il suo ultimo respiro erano ancora impressi nella sua mente come un'ombra.

L'unico momento di consolazione, e questo stupiva davvero molto Mei, era il suono prodotto dalle corde dello shamisen. Per quanto fosse la memoria di Naoko, quando Mei pizzicava quelle corde riusciva a rivedere il volto dell'amica in una chiave decisamente più dolce e meno tragica, ma forse solo perché la sua mente era occupata a tirare i fili dello strumento anziché tirare le corde del suo cuore. E la cosa era tanto ironica quanto cattiva: aveva ripreso a suonare qualche mese prima per commettere un omicidio, mentre ora il suono di quello strumento sembrava essere l'unica via di fuga dalla disperazione per la perdita così tragica di Naoko.

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