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Scarlett

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Scarlett

Il cielo stava per annuvolarsi.
Erano passate un paio d'ore da quando Aiden aveva deciso di dormire, con il volto coperto dal suo stesso braccio e il pugno serrato sopra al cuscino.

Se solo avessi avuto le capacità di rubargli quella maledetta chiave, me ne sarei potuta andare liberamente per i corridoi alla ricerca di Marisol.

Intanto, mi ero seduta sul pavimento, con le gambe incrociate e la testa a penzoloni.
Mi stavo annoiando da morire nell'attesa che Aiden si svegliasse.

Tuttavia, le natiche parvero diventare un tutt'uno con il pavimento stesso, quindi, con le movenze di un'anziana mi rialzai facendo il minor rumore possibile.

Non riuscivo a capire se Aiden dormisse davvero o stava semplicemente facendo finta.
Quel braccio tanto ingombrante gli occupava anche gli occhi.

In punta di piedi mi avvicinai a lui, dopo, mi chinai leggermente per cercare di scovare almeno un occhio.

«Ti avevo chiesto di fare silenzio.»

Sussultai, retrocedendo lentamente.

Un rimprovero profondo e calcolato fuoriuscì dalle sue labbra schiuse.

Nonostante ciò, non si mosse di un millimetro, restando ugualmente nella stessa posizione assunta in precedenza.

«Sto facendo silenzio. Credevo dormissi», borbottai.

A quel punto, un sospiro accentuato mi lasciò ben intendere che lo stessi innervosendo.

Trovai alquanto imbarazzante quel momento giacché non avevo mai aspettato il suo risveglio.

Aiden non dormiva da troppe ore, probabilmente non chiudeva occhio da un paio di giorni.
Necessitava di riposo, altrimenti sarebbe diventato più irritabile del solito.

Di conseguenza, con una leggera smorfia sul viso mi allontanai da lì.
Mi sarei seduta fuori in balcone per prendere un po' d'aria.
Almeno avrei goduto della meravigliosa vista nell'attesa di essere scarcerata.

Poi però, mi bastarono giusto due passi per inciampare contro la valigia che stava dinanzi la porta che conduceva fuori.

Barcollai, imprecando sottovoce quando non riuscii a mantenermi dritta.
Sbattei la testa sulla vetrata, provocando all'istante un rumore reboante.

Mi voltai fulmineamente verso Aiden.
Quest'ultimo alzò il braccio per poi mantenersi sui gomiti.
La mascella gli si definì orridamente, mentre gli occhi si ridussero a due fessure.

«Ti chiedo scusa, non l'ho fatto di proposito. Quella valigia è così ingombrante», spiegai agitando le mani.
Intanto mi massaggiai la fronte, trattenendo a fatica un gemito di dolore, misto ad una risata alquanto impercettibile.

A lui parve non importare niente, tant'è che, con assoluto ammonimento celato nelle sue iridi, mi indicò il lato vuoto del letto.

Strofinai energicamente i piedi sul tappeto persiano dai colori ambrati e con un leggero tentennamento aggirai dal lato opposto.

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