Epilogo

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PARTE SETTE

Scarlett

La sera calò presto.

Mi ritrovai nuovamente sola.
Al posto di lamentarmi, provai a vedere il lato positivo della situazione.

L'orologio da parete segnava le ventidue in punto.
Perciò mi affacciai dalla finestra della mia camera e osservai l'intero perimetro vuoto.

La nuova villa era situata in una posizione abbastanza riservata.
Nelle vicinanze non c'era niente che potesse condurre qualcuno da noi.

Durante il tragitto assieme ad Aiden, mi ero accorta di esserci abbastanza strada da proseguire prima di arrivare al centro della città.

Avevo messo Sofi a dormire poco prima, nel frattempo le avevo anche promesso che sarei rimasta vicino a lei per tutta la notte.

Ma la verità era che mi sentivo tremendamente sola e insignificante.

Le parole di Aiden mi rimbombarono nella mente come un impeto travolgente.

Avevo l'assoluta certezza che non voleva ferirmi in nessun modo, solo spronarmi.
Perché se avesse voluto distruggermi avrebbe usato parole molto più pesanti.

Iniziai a capire che a lui non dovevo nulla.
Se avessi dovuto fare qualcosa, sarebbe servito solo a me.

Forse dovevo volermi bene un po' di più.

Dovevo essere meno rigida nei miei confronti e mettermi in testa che là fuori c'erano tanti altri mondi.
Tutti diversi tra loro.

In quel momento, il mio, era scuro e torbito come l'abisso.

Era anche giunto il momento di gettare un po' di colore su quella tavolozza nera che era la mia vita.

Anche io avrei potuto essere due persone contemporaneamente.

Esattamente come lo era Aiden.

In teoria, niente e nessuno mi teneva legata a quella casa perciò, facendo il minor rumore possibile, mi infilai le scarpe e sgattaiolai fuori dalla camera.

Con discrezione scesi la lunga scalinata.

Chissà, magari Aiden mi stava osservando attraverso le telecamere.

Non me ne curai.

Non volevo fare niente per attirare la sua attenzione.

Per la prima volta, necessitavo solamente di passeggiare in totale solitudine.

Anni prima, a Londra, lo facevo spesso.

Alle orecchie attaccavo le cuffie e con la musica a tutto volume calpestavo l'asfalto bagnato dopo una pioggia violenta.
Nell'aria si innalzava sempre quella freschezza e quel profumo che solo la pioggia riusciva ad emanare.

«Ciao, Scarlett, non riesci a dormire?»
Paloma mi raggiunse a passo timido.
Si era cambiata.
Non indossava più la solita divisa da domestica.
Adesso i suoi capelli erano sciolti e, al posto di quel grembiulino scomodo, c'era una vestaglia abbastanza larga color carta da zucchero.

Probabilmente stava per andare a dormire, o forse erano stati i miei passi a svegliarla.

«No, sono scesa solo per bere un sorso d'acqua», mentii.

Non volevo disturbarla.
Magari se fosse stata Loren avrei scambiato quattro chiacchiere con lei fino al sorgere del sole.

«Oh, capisco! Ti servo in un secondo», si sbrigò a dire.

«No», la fermai. Dopo proseguii: «Faccio da sola, non è necessario. Al dire il vero mi da fastidio essere seguita ad ogni passo», le feci presente, usando un tono di voce amichevole.
Non era mia intenzione ferirla, ma farle capire che avrei potuto badare a me stessa anche senza il suo aiuto.

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