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Scarlett

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Scarlett

Non facevo più caso ai comportamenti sbagliati di Aiden.

Prima ci restavo malissimo, facendomi mille complessi.
Avevo capito che per stare bene, dovevo ignorarlo.

Trascorse qualche ora da quando rimasi da sola.
Aspettai che Sofi dormisse nel suo lettino e dopo mi precipitai al piano inferiore.

La notte sarebbe passata più in fretta davanti una tazza di caffè.

Specialmente senza la presenza delle domestiche.
A volte mi dava fastidio anche la figura di Loren.
Per quanto le volessi bene, ultimamente non reggevo neanche lei, le sue costanti domande mi riportavano, inevitabilmente, al passato.

A me, ricordare non piaceva.
Mia nonna mi mancava un sacco, il sapere che non l'avrei rivista mai più non mi permetteva di andare avanti per quanto provassi a farlo.

Il peso che mi portavo sulle spalle gravava costantemente sul mio comportamento eccessivamente scontroso.
Aiden mi aveva stravolto la vita, eppure, quelle ore passate con Jason parevano più disastrose.

Non mi toglievo mai dalla testa quelle immagini, le sue mani impresse sul mio corpo e le molteplici sensazioni negative di quel giorno.

Tutto, vagava dentro il mio cervello come il più temibile mostro.

Aiden non capiva il mio stato d'animo.
La cosa che non tollerava era il fatto che un altro uomo avesse posato le dita fra le mie cosce, ignorando, invece, il mio vero problema.

Avevo bisogno di aiuto, un aiuto che Aiden rifiutava di donarmi.
La mentalità contorta che si ritrovava non faceva altro che opprimermi l'anima.

Una nuvola di fumo si espanse per tutto l'abitacolo.
Immediatamente, feci una smorfia di disgusto per poi sventolare una mano.
Possibile che non mi fossi accorta di Aiden?

Allora non era andato via, davvero.

Non accesi la luce dato che il televisore illuminava abbastanza.
E poi, non mi dispiaceva stare al buio.

In seguito, lo chiamai piano: « Aiden».

Alzai gli occhi al cielo notando con dispiacere che si trattasse di Brad.
Stava lavorando al computer, assorto nei suoi misteriosi pensieri.
Ciononostante, si voltò facendo stridere la sedia sul pavimento.

Mi rizzarono i capelli all'udire quel suono decisamente insopportabile.

«Che ci fai qui?» domandai seccata.
Starmene completamente da sola era alquanto impossibile.

«Potrei farti la stessa domanda.» Ribatté tirando con forza più nicotina possibile.

Strofinai gli occhi brucianti e subito, mi diressi in cucina.
Lo avevo ugualmente vicino, tanto che avvertii il suo sguardo puntato addosso.

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