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LA PARTE FINALE CONTERRÀ SCENE SENSIBILI, DI TORTURA E SCENE SPINTE 🔞

UNO

New York

Marisol.

Era trascorso un mese da quando, in quella camera di hotel, avevo deciso di confessare tutto a Ivan

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Era trascorso un mese da quando, in quella camera di hotel, avevo deciso di confessare tutto a Ivan.

Dopo quel momento terrificante, la mia vita proseguiva talmente lenta che dubitavo fossero passati così tanti giorni.

Esattamente trenta.

Ivan mi aveva letteralmente trascinata a New York, dove in casa mi venne riservata tutta la sua indifferenza.

Mio marito non mi parlava più, non mi rendeva partecipe alle sue uscite di lavoro e non mi mandava a chiamare durante l'ora di pranzo o cena.

Non mi permetteva di camminare liberamente neanche in casa.

Ero letteralmente in prigione dentro la nostra camera da letto.
Ovviamente, non dormivamo più assieme.

Chissà dove trascorreva la notte.

La domestica apriva la porta solo tre volte al giorno per assicurarsi che ricevessi almeno i pasti principali.

Dopo, si limitava ad osservarmi e basta.

Giustamente, dato il conflitto che si era instaurato tra me e Ivan, provavo più volte a chiedere qualche informazione alla cameriera.

Quest'ultima non mi degnava di un misero cenno, anzi, quando azzardavo a sussurrare qualche parola, la porta veniva sbattuta con più vigore.

Il fatto stesso che Ivan fosse al corrente di tutto, mi faceva temere il peggio.

Il non avere notizie di mio figlio mi lacerava l'anima. Mi incuriosiva il pensiero di quel mostro di mio suocero.
Abitualmente frequentavo casa sua dalla nascita di Liam, con precisione ogni sabato.
Chissà cosa pensava dal momento in cui non mi vedeva più apparire.
Non avevo mai saltato una sola visita, ad eccezione di quando Ivan mi puniva.

Tuttavia, qualcosa di tremendamente orribile sarebbe accaduto nei prossimi giorni.
Di certo, non potevamo continuare in questo modo.

Ivan doveva pur prendere una decisione.
Speravo con tutta me stessa che non includesse Liam nella sua vendetta.
Quel piccolo bambino era una povera vittima, tanto quanto me.

A volte mi sentivo in colpa per non avergli rivelato tutto, peccato che quando lo avevo scoperto esisteva già mio figlio e di conseguenza era molto tardi per far sì che mio suocero ne pagasse le conseguenze.

Quel miserabile aveva fatto i conti fin troppo bene.

Ero una madre, disposta a mettere a repentaglio la mia vita stessa purché salvassi Liam.
E forse non ero riuscita nel mio intento.

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