7-Parte due-

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MI SCUSO PER EVENTUALI ERRORI GRAMMATICALI, NON HO AVUTO TEMPO DI CONTROLLARE BENE IL CAPITOLO.

🔴🔴🔴



Ho imparato che la calma è molto
più destabilizzante della rabbia, che
un sorriso disarma molto più di un
viso corrugato, ho imparato che il silenzio di fronte ad un'offesa è un grido che fa tremare la terra.

Ho imparato che la calma è moltopiù destabilizzante della rabbia, che un sorriso disarma molto più di un viso corrugato, ho imparato che il silenzio di fronte ad un'offesa è un grido che fa tremare la terra

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Qualche anno prima...

Marisol

Flashback

Mi stiracchiai, beandomi del bellissimo chiarore che illuminava la mia camera.
Il sole filtrava attraverso le tende, delicato e per niente fastidioso ai miei occhi leggermente socchiusi.
Avevo trascorso l'intera notte in compagnia di Ivan, l'uomo che avrei sposato a soli sei giorni di distanza.

Non lo conoscevo granché, ma quel poco tempo che mi era stato concesso mi bastò per acconsentire di mia spontanea volontà.

Mi ero trasferita a casa del padre da soli due giorni.
Saremmo dovuti restare lì fino al giorno delle nozze dato che la villa di Ivan non era ancora pronta.

Mi ritrovai in un ambiente abbastanza piacevole, dove tutti i componenti si mostrarono cordiali e molto ospitali.
Allo stesso modo del giorno precedente, mio suocero mandò in camera mia una domestica che mi portò la colazione a letto.

La donna dai modi composti aprì la porta, aiutandosi con il piede nella speranza di mantenersi dritta e non rovesciare il vassoio stracolmo di cose buone.

Scostai le coperte e con gentilezza raggiunsi la domestica per aiutarla.
Non mi piaceva approfittare della gente.
Sapevo che fosse il suo lavoro e che veniva pagata per farlo.
In qualche modo mi sentivo a disagio.

La cameriera scosse la testa, intimandomi di starmene al mio posto.
Rimasi in piedi, guardandola priva di espressione.
Addirittura le diede fastidio che accorsi in suo aiuto.

La lasciai fare.
Nel frattempo raccolsi la mia vestaglia dal pavimento affinché quel leggero brivido sulla pelle mi lasciasse in pace.

«Buona colazione, Marisol.»
Infine, mi salutò educatamente per poi dileguarsi.

Scrollai le spalle.
Dopo aver legato la vestaglia creando un fiocco perfetto alla vita, spostai la poltrona e senza badare ad altro mi accomodai.
Legai i capelli in una coda di cavallo, passai le mani sul viso e dopo mi concentrai su quello che avrei scelto da mangiare.

Afferrai una mega ciambella con la glassa alle fragole, godendomi il retrogusto dolciastro che ad ogni morso mi stuzzicava le papille gustative.

Mugolai di piacere, intanto controllai gli infiniti messaggi sul cellulare.
Di Ivan non ne trovai neanche uno.
Feci una smorfia, lasciandolo cadere l'aggeggio sul ripiano.

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