CAPITOLO 59.

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New York, 8 febbraio 2022.

Theo's pov:

*Dieci giorni dopo...*

Siete mai stati in coma?

Credetemi è un vero schifo... Il tuo cervello cerca di dare un senso ai suoni delle macchine che ti tengono in vita e alle voci che senti.

Avevo avvertito persino il bisturi che mi incideva quella cicatrice sul petto per estrarre la pallottola e urlavo dal dolore, ma era un urlo muto, nessuno riusciva a sentirmi.

Sentivo anche le voci di tutti i miei amici e cercavo di dare un significato a ciò che dicevano.

Le loro parole entravano spesso nei miei sogni.

Sentivo Alejandro che continuava a dirmi "stai bene, ti riprenderai" ma io sapevo che stava mentendo.

Riuscivo ad udire Carol che mi diceva quanto si sentisse la mia assenza.

Mi raccontava ogni giorno quello che succedeva, come se potessi essere lì con loro.

Jacopo che, a differenza degli altri, mi parlava anche di tutti gli aspetti negativi... Della rottura che c'era stata nel gruppo, della nuova Blanca in cui si stavano imbattendo.

E poi c'era stata lei... E fu lì che scoprii cosa fosse successo quel giorno.

Insomma ero diventato un diario segreto per tutti loro.

Mi parlò della morte dello stalker.

Nella teoria avevamo vinto, nella pratica invece avevamo ottenuto una sconfitta.

La morte di Amaia era stata la conferma del nostro fallimento.

Non riuscivo ancora a realizzare che fosse morta, era così... Surreale.

Perché il destino decideva di riservare sempre il peggio alle persone che invece meritavano tutt'altro?

L'unica cosa buona che accadde durante il coma fu il dottore che mi disse: "Signor Smith, lei è in ospedale. Il suo sogno non è reale. Non dia retta a nulla di ciò che la sua mente sta proiettando"

Il mio sogno, già... In quella settimana avevo avuto certe allucinazioni che neanche un alcolizzato sotto effetto di hashish avrebbe potuto immaginare.

Ero arrivato a sognare di essere stato catapultato in una dimensione del tutto nuova.

Ero bloccato in una stanza immensa, vuota e bianca, senza finestre, c'era solo la porta dell'uscita.

Ero molto lontano ma riuscivo a vedere che oltre, c'erano tutte le persone che amavo, c'era la mia vita.

E io correvo, correvo con tutte le mie forze per raggiungere quella porta, ma ogni volta non ci riuscivo.

E credevo che sarei rimasto lì per sempre, fino a quando quella voce maschile aveva dato un senso alla mia sfida.

Era stato il solo fragile filo di speranza a cui mi ero aggrappato nel mio inferno di Alice nel paese delle Meraviglie.

Quello e, le parole che mi aveva rivolto Blanca la notte in cui mi ero svegliato.

"Theo io ho bisogno di aiuto... Il tuo", questo mi arrivò dritto al cuore.

Mentre mi parlava, improvvisamente si materializzò la sua figura dinanzi a me.

Non ero più solo in quella stanza... Provai a toccarla, ma era come se fosse un'ologramma.

Era solo la sua proiezione e mi ripeteva cioè che stava dicendo la Blanca in carne ed ossa seduta al mio capezzale.

Quello era stato l'impulso che mi aveva spinto a correre, sprecando tutta l'energia che avessi in corpo, pur di raggiungere quella porta.

𝑪𝒐𝒎𝒑𝒍𝒊𝒄𝒊𝒕𝒚 𝟐 (𝑺𝒆𝒒𝒖𝒆𝒍 𝑪𝒐𝒎𝒑𝒍𝒊𝒄𝒊𝒕𝒚 𝟏).Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora