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•GRACE•

Le figure più brutte sono sempre state fatte dalla sottoscritta.
Di solito, avrei voluto sotterrarmi, cosicché nessuno avrebbe potuto avermi davanti agli occhi, ma non è mai stato possibile.

Soprattutto stasera.

Macchiare una canotta completamente bianca non è mai stato nei miei piani, e se altri ridacchiano, compresa Jennifer, il mio desiderio è quello di scappare senza mai voltarmi.

Ma mamma mi ha insegnato a prendere atto delle mie azioni, di assumermi le responsabilità e accettare le conseguenze.

«Dio, io... Mi dispiace» Affermo, notando con quanta disinvoltura cercasse di ripulirsi la macchia con della carta, non ottenendo risultati.

«Non penso andrà via» Borbotto poi, attirando la sua attenzione.

«Sta zitta, hai già fatto troppi danni» Mi parla, guardandomi.

Ma non mi guarda come si dovrebbe guardare una persona normale.
Un essere umano che ha commesso un errore.

Mi guarda con rabbia, quasi come se volesse trafiggermi con gli occhi.

E quello sguardo, a dirla tutta, mi incute ansia.

«Troppi danni? È un semplice drink su una canotta, non dirmi che non hai altre maglie a bretelle, bianche»

Lui si ferma, rimanendo con la carta sulla sua canotta, mentre i suoi occhi scattavano dal mio viso, alla mia maglia corta.

«Che simpatica, potevi almeno fare attenzione»

«Ah io? Sei tu che mi sei venuto addosso»

«Io? Ma se in quel momento ti stavi girando»

Neanche avevamo dato importanza al fatto che parlavamo come se ci conoscessimo da una vita.
Dare del tu ad una persona che non conosco, non l'ho mai fatto, ma si dice che c'è sempre una prima volta.

«Adesso me la ricompri, lo sai?»

«Scusami? Stai esagerando! Non dirmi che nel tuo guardaroba non hai qualcosa di simile, o meglio ancora, la stessa identica cosa»

«Non sono problemi tuoi»

«E poi dove te la compro scusami? Siamo alle Maldive, non dimenticare. Il drink sulla maglia ti ha procurato un amnesia?»

È raro vedermi dialogare in quel modo.
Di solito con gli sconosciuti, sono sempre chiusa in un mondo tutto mio.
Non provo a parlare, piuttosto cerco di capire.

Capire me e capire loro.

«L'hai presa un po' troppo sul ridere, mi sembra» La sua voce è seria, ma io cerco ad ogni modo di non mostrare quanto in realtà vorrei semplicemente ridergli in faccia.

«Aaron» Un'altra voce sconosciuta si aggrega a noi.
Non la conosco, ma lui sicuramente si, considerando il modo in cui la osserva.

«Non credi di esagerare? Ti ha macchiato la canotta, non ti ha messo le mani addosso»

«Megan scherzi?»

Perfetti, Ma Imperfetti. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora