8.

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AARON•

È questione di un attimo.

Arrivato davanti alla porta della camera di Megan, busso come se non ci fosse un domani e quasi mi faccio male per via della forza che ho usato.

La mia ex ragazza, sicuramente spaventata, apre velocemente la porta, e i miei occhi sono sgattaiolati su di lei all'istante.
«Sei impazzito? Vuoi buttare giù la porta?»

«Noi due dobbiamo parlare Megan» Affermò deciso, dopo aver indicato lei e successivamente me.
Entro nella sua stanza, senza neanche aspettare che lei mi dia il consenso per farlo, e richiude la porta dopo qualche secondo.

Probabilmente mi osservava, ma non mi sono voltato a guardarla.

«Che cosa c'è?»

«Che cosa c'è? Hai anche il coraggio di chiedermelo? Sul serio Megan?»

«Visto che fino a qualche attimo fa eri sicuramente fra le braccia della nuova arrivata, direi che è logica la mia domanda... Come ti trovi? Ti piacciono i suoi occhi? Il suo profumo?» Mi provoca, ed io mi avvicino.

«Io non la conosco. Lei mi è vicino perché abbiamo fatto conoscenza, e comunque non devo darti nessuna spiegazione»

«Un po' troppo vicina, non credi?»

«Qual è il tuo problema Megan? Ignorano Grace, ignoriamo il resto del mondo, perché qui ora, stiamo parlando di me e di te. Mi hai nascosto una gravidanza, perché? Da quanto tempo sei incinta?»

«Finalmente possiamo parlare di questo... Va avanti da due mesi»

«Stai scherzando?»

«No, due mesi, Aaron... Ho smesso di prendere la pillola una sera, dopo la serata che abbiamo passato insieme, il giorno del mio compleanno»

«Ho capito, e perché non me l'hai detto? Perché hai agito alle mie spalle?»

Sembro poco più tranquillo, ma dentro sono un vulcano in eruzione.
È difficile spegnermi.

«Perchè non volevi diventare padre, Aaron. Non volevi e non vuoi, cosa dovevo fare? La mia intenzione era quella di diventare mamma insieme a te»

«Tu adesso verrai con me» Le punto un dito contro, indicandole con gli occhi la porta.
Successivamente la mia mano si poggia sul suo polso, tirandola verso l'uscita.

Ovviamente faccio attenzione a non farle del male.

«Dove andiamo? Dove mi stai portando?»

«In ospedale, farai delle analisi per capire se realmente sei incinta o meno... E quando sarà giunto il momento, faremo anche un test di paternità»

«Aspetta, aspetta... -si ferma, e ride- stai mettendo in dubbio che io sia incinta? Soprattutto, stai dicendo che avrei potuto tradirti?» La sua voce si alza.

È alterata.

Ma chi non lo sarebbe?

Soprattutto chi non avrebbe agito come me?

«Valuto ogni opzione possibile, Megan, dopo quello che mi hai fatto. Noi due andremo in ospedale e ti sottoporrai alle analisi, dalle beta capiremo se sei incinta o meno... Sai, i test possono sbagliare»

Ed io spero che si sbagli.

«Qui ti sbagli tu. Ho sentito che i test di gravidanza sbagliano soltanto quando sono negativi»

«A me non interessa, Megan! Noi due andremo e tu farai queste benedette analisi, o hai paura?»

La sfido, pronto a vedere la sua reazione.
Megan sembra non farsi intimorire, difatti esce subito dalla camera, seguita da me.

Perfetti, Ma Imperfetti. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora