16.

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AARON•

I suoi occhi mi attirano, così come la sua bocca candida.

Rosea.

Perfetta.

Rimango a fissarla, fin quando non mi accorgo che si passa la lingua su, forse per ammorbidirle, ma io perdo la testa.

«Non farlo, ti supplico»

«Che cosa?»

Forse ho fatto la figura del secolo, ma non le resisto più.

Mentre veniamo circondati da gente che vuole congratularsi con noi per aver vinto, io le stringo forte la mano, fin quando, qualche attimo più tardi, usciamo fuori.

«Mi hai detto "non farlo". Cosa? Cosa non dovrei fare?»

Sa benissimo di cosa parlavo, ma a lei piace giocare col fuoco.

L'ho capito.

«Lascia perdere, piuttosto ho intenzione di portarti altrove. Dobbiamo cenare»

«Possiamo farlo qui»

«Avrei un'idea migliore a proposito» La informo, indicandole con lo sguardo la mia auto.

Una volta dentro, Grace continua col suo terzo grado.

"Dove andiamo?"

"Possibile che non mi dici mai nulla?"

Nel frattempo ridacchio, ma non le rispondo.
Mi piace sfidarla.

Mi piace stuzzicarla.
Provocarla.

Scendiamo, una volta giunti in un bar.
Più precisamente, il mio.

«Wow»

«Ti presento il mio posto di lavoro, Grace»

A guardarlo di sera sembra tranquillo e rilassante.

Semplicemente perché è chiuso.

Da domani riapro.

«È meraviglioso, poi il giardino, la piscina, l'erba... Tutto sembra perfetto»

«Vieni, entriamo dentro. Ti preparerò il tuo piatto preferito»

«Ma tu non sai qual è il mio piatto preferito» Mi blocco sui suoi passi, voltandomi verso di lei.

Poi mi avvicino.
Troppo.

«Me lo dirai»

«E sei capace a cucinare?»

«Non mettermi mai in dubbio, Grace. Faccio il dj, ma in cucina me la cavo, fidati»

«Lo vedremo» E con un ultimo occhiolino, mi sorpassa.

Raggiunge l'entrata, scoppiando a ridere subito.

«Ridi perché?» Le domando, quando infilo la chiave nella serratura e la giro.

«Lasciami perdere, stupidi pensieri»

La porta si apre, e l'immensità di quel bar la lascia stupefatta.

Lo noto.

È qualcosa di veramente grande.

Pazzesco.

«Seguimi»

All'istante la conduco verso uno dei tavolini della sala, spostandole subito la sedia.

«Gentiluomo»

«Lo so» Rido ancora.

Restiamo a fissarci.

GRACE•

Perfetti, Ma Imperfetti. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora