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•AARON•

Mi rendo conto che le mie parole non sono state ascoltate solo nel momento in cui incrocio gli occhi di un dottore davanti a me.

Un dottore che ha attirato lo sguardo di Grace.

Lo stesso che abbiamo conosciuto il giorno che facemmo il test di paternità.

Mi domando perché.

«Ehi» Provo a richiamarla, ma senza ottenere alcun successo.

Si alza semplicemente, camminando dritta verso quell'uomo ed io la seguo senza fiatare.

Non che possa dire qualcosa, non sto capendo nulla.

C'è qualcosa che non va e ho intenzione di capire cosa.

«Che diavolo ci fai tu qua?» Urla contro di lui.

Quindi si conoscono.

«Grace?»

«Wow, vedo che almeno ti ricordi come mi chiamo, ma non hai ancora capito come si risponde a quanto vedo, perciò riformulo la domanda. Che diavolo ci fai tu qua?»

«Ci lavoro»

«Si, coincidenza? Proprio nella città dove ci siamo trasferiti»

La sua espressione la dice lunga.

La sua espressione la dice lunga

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«Perchè vi siete trasferiti?»

«Non ti riguarda! Ma chi sei? Eh? Per quale ragione dopo tutti questi anni, sei davanti a me? È fatto apposta? Io non ti conosco, tu non conosci me»

«Grace è una semplice coincidenza... Non sapevo foste qui»

«Non chiamarmi per nome, io non esisto per te! Ripeto, non so chi tu sia, ne lo saprò mai. Non ho intenzione di vederti più, mi hai sentita?»

Poi si rivolge a me.

«Ti aspetto fuori, non riesco più a stare qui. Mi sento soffocare» Ammette, camminando verso l'uscita.

La seguo, preoccupato ma al tempo stesso interessato.

Chi è quell'uomo?

Cosa vuole?

«Grace» Pronuncio il suo nome, sperando si fermi.

Lo fa, ma non si volta.

«Cos'è successo? Chi è quell'uomo?» Le chiedo, raggiungendola.

Noto i suoi occhi gonfi.

«Non esiste quell'uomo per me»

«Puoi almeno dirmi chi è?»

«Chi è? Non lo so, Aaron -ride- dovrebbe essere mio padre»

Rimango a bocca aperta.

«Sai vero che quell'uomo ha fatto il test di paternità?»

Perfetti, Ma Imperfetti. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora