For the XIII - a Rome fanfiction

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Un mio piccolo tributo a Ray Stevenson, il nostro Tito Pullo, tragicamente scomparso ieri per un malore all'età di 58 anni. Condoglianze ai famigliari e a quanti vicini.

Sei nei Campi Elisi ora Ray 💐

Premessa: non compaiono i pargoli storici al completo in quanto neanche in Rome, sorvolando su Antonia, i gemelli e una nomina di Tiberio, non abbiamo informazioni. Di conseguenza, non essendo nominata, neppure menzionata per istante, Scribonia, in quest'universo, secondo me, Giulia è figlia di Livia e Ottaviano e la sua età, come altre dei bambini qui trattati, è modificata rispetto alla realtà.

Le età da me ideate, trovandoci adesso nel 29 a.C, esattamente quando finisce la serie, sono:

- Tiberio: 13 anni (sempre nato il 16 novembre del 42 a.C)
- Druso: 9 anni (sempre nato il 14 gennaio del 38 a.C)
- Antonia, presumibilmente al 99% Minore: 7 anni (la sua data di nascita invariata al 31 gennaio del 36 a.C)
- Giulia: 6 anni (in quest'universo ho spostato la sua nascita al 35 a.C, invece che del 39, per il semplice motivo che Ottaviano e Livia avranno aspettato un attimo dalla nascita di Druso. Il suo compleanno cade sempre il 30 ottobre comunque)
- Elio e Selene: 5 anni (sentite, quando sono comparsi la prima volta con i genitori sembravano dimostrare tipo tre anni😂lo so che sono nati nel 40 a.C, ma io mi baso sugli attori e quei bambini per me erano piccolissimi)

Naturalmente i tratti somatici dei bambini sono dedotti da quelli degli attori (o dei loro, per i tre che compaiono)




I bambini costituiscono, in qualsiasi contesto, una grande gioia, una fortuna per la vecchiaia. Gli Dei sanno quanto Tito Pullo, veterano della mitica Tredicesima Legione, gli eroici combattenti di Cesare in Gallia, smani per averne uno.

L'hanno portato innumerevoli volte vicino al coronamento di quel sogno e, sadici bastardi col culo tra le nuvole, gliel'hanno tolto. Ora non più. Enea - si è abituato oramai a chiamarlo con questa nuova identità - scalpita indiavolato. Gli ci sono voluti mesi e parecchie lavate di capo per ficcargli nel cranio che la sua vita, da adesso in poi, si svolgerà con loro nei quartieri nauseabondi. Che dovrà imparare a trattare le due Vorene e il giovane Lucio come fratelli.

Ma anche questo capitolo della vita di Pullo può stare per venire riscritto.

Raggiante alla notizia della guarigione e dei progressi, lenti, ma graduali, di Voreno, Ottaviano non ha perso tempo a convocarli a palazzo. Ha proposto una nuova, particolare offerta: un ruolo d'onore nella sua guardia personale. Un corpo di recente istituzione, prefissato alla protezione sua e della sua famiglia. I pretoriani.

«In altre parole.» ha riassunto Pullo senza parafrasare. È stato a contatto troppo con quel mingherlino, spregiudicato ragazzino ora glaciale uomo, perché non si possa esprimere con confidenza. «Ci stai chiedendo di starti dietro il culo.»

«Il sunto sarebbe quello.» Ottaviano non ha sbattuto ciglio, un sorriso da lince a delinearsi sulle labbra sottili. «Sì.»

Un lavoro fa sempre comodo e, a una prima impressione, sembra meno pericoloso di marciare giorni sulle colline melmose della Gallia a farsi ghiacciare le palle. Oltre che più retribuito.

Lui e Voreno hanno accettato.

E Ottaviano, rispettando il suo inaspettato balzare in scena e rivoltare le carte in tavola, ha pronto per i suoi due nuovi pretoriani il loro primo incarico.

«Badare ai tuoi figli?!» L'incredulità di Voreno batte la sua.

Pullo fissa inebetito i marmocchietti chiamati a raccolta sotto uno dei portici. Una scala di età e arcobaleno di colori. Dal castano vibrante di riflessi di Livia Drusilla al biondo rossiccio e crepitante come una fiammella del padrone dell'Urbe, fino alle scure, cespugliose chiome distintive dei cuccioli di Marco Antonio.

Tiberio, apatico, viso smunto e una smorfia acida, li fulmina con l'altezzosità della madre, probabilmente domandandosi chi siano questi due straccioni muscolosi. Suo fratello Druso - o fratellastro, se le voci hanno fondamento, e Pullo lo sa quanto sia semplice appioppiare la paternità a un altro - sfoggia, da un paio di occhi chiari che, forse, quelle voci alimentano, un animo limpido, gentile, spigliato. La piccola Antonia stringe la mano della cuginetta Giulia, quest'ultima tenente stretta stretta l'amichetta Selene, figlia di Cleopatra.

Ai boccoli scuri e caotici delle bambine di Antonio si contrappone l'oro brunito, a una certa luce fulvo, dell'unica piccina generata ufficialmente dai lombi di Ottaviano. Elio, copia al maschile della sorella, si para avanti a lei e amiche del cuore, la mascella volitiva di Antonio esaltata dall'incarnato baciato dal sole della madre.

«Figli, figliastri e bambini accolti dalla generosità di Ottavia.» li corregge Ottaviano. «Mia madre mi ha preteso a una festa frivola e insensata delle sue e mi ha lasciato ben intendere che declinare l'invito non è considerabile.»

Alla bocca aperta di Voreno Pullo si sbriga a sistemare la questione. «Stai sereno, terremo noi sott'occhio i tuoi mocciosi.»

Non se sono i mocciosi in questione, appena tolto dalle scene un Ottaviano con l'animo in pace, a prendere l'iniziativa e conquistare cuori.

Giulia, occhioni da cucciola e vivace tunichetta rosa abbinata all'oro della sua lanula, è la prima a farsi avanti con un'espansività, una tenerezza, che lasciano Pullo di sasso. «Posso chiamarti zio?»

Zio? Ma lo conosce da cinque minuti!

«Ne ho solo due.» continua la bimba. Agrippa e Mecenate. Chiaro.

Pullo non sa cosa dire. O come levarsi la piccola dalle gambe, lo sta cingendo come un gattino bramoso di coccole. «Beh...»

«Zio Pullo e zio Voreno!» le da manforte Antonia, spiccando salti in un girotondo con Selene ed Elio. «Evviva!»

Voreno lo scruta con un'occhiata mendicante aiuto. Pullo è impotente quanto lui al momento, serrato nell'abbraccio della piccolina. Eh sì che non si è mai dimostrato uno goffo e impacciato di lingua!

«È vero che avete servito con Cesare in Gallia nella Tredicesima?» Druso, con la sua domanda, quieta gli animi. Le pesti si fermano, tese e curiose. Persino Tiberio smonta il suo broncio.

Combattuto e piantato i semi di un'amicizia granitica, vitale. Un sorrisetto nasce sulle labbra di Pullo.

«Vero ragazzo. E sai quel'era il nostro grido di battaglia?»

I piccoli scuotono all'unisono le teste.

«Per la Tredicesima!»

«Tredicesima! Tredicesima!» esultano i nobili bambini, intonandolo festosi in uno scampanellio giulivo di amuleti protettivi. «Per la Tredicesima!»

Già. Anche Voreno sorride, rievocando i giorni andati, le avventure, le sfide superate.

Per la Tredicesima, la Tredicesima Legione! Rimbalza nei saloni del Palazzo, scandito dagli affreschi, filtrante nei mosaici, nelle serratura istoriate, di bocca in bocca tra ninfe eteree spogliate da satiri dagli appetiti morbosi e divinità troneggianti dai loro cocchi, a cavallo delle nuvole e dei mari.

Accollarsi i marmocchietti, pensa Pullo, non sarà poi così male.

Meme dall'antica Roma con furoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora