Buona festa delle donne a tutte mie adorate! E come celebrarla nel modo più sublime se non scribacchiando sulle mie due eroine storiche per eccellenza, le perle del mio cuore? (Non amo solo loro, ma queste due detengono il podio e non volevo allungare il brodo ahahaha).
One shottine dai titoli ispirati a canzoni di Hamilton perché mi è rimontata la passione 😂
Giulia Maggiore - Satisfied
Quando hai capito quale destino spettasse alle donne, Giulia?
Il cielo di Pandataria è annuvolato stanotte, la luna sepolta dietro un drappo di nembi, le stelle oscurate. Riecheggia il rombo d'un tuono.
Giove è adirato?
Può l'ira di Giove eguagliare quella di tuo padre? Se, alla venuta a galla delle tue presunte nefandezze, s'è adirato. Non sei propensa a crederlo, conoscendo il cosiddetto. Ottaviano Augusto è il tipo della calma glaciale, inquietante, quella calma di sguardi penetranti, guardinghi, pugnali di ghiaccio che ti gelano il sangue e silenzi imbarazzanti, un'agonia di attesa snervante prima che venga emesso il verdetto.
Il silenzio può rivelarsi letale, lo sai bene.
Allora... quando hai compreso quale sarebbe stato il tuo ruolo in quanto donna?
Da bambina no di certo. Vivevi un sogno ad occhi aperti, sgargiante e vivido. Tuo padre salvava la patria e tu ne eri - e nei sei effettivamente diventata - la principessa, la sua bambina. A porte chiuse Ottaviano effondeva tenerezze e complimenti sull'unica sua figlia. La sua Piccola Roma. Beneficiante di un'istruzione di alto livello, spiccato acume, circondata dalle menti geniali di un raffinato circolo di intellettuali, da cugini a bizzeffe e inseparabili compagni di giochi.
Tutto filava liscio. Papà salpava in guerra e sfilava in trionfo, elargendo a Roma, dopo infinite tribolazioni iniziate prima ancora che tu fossi concepita, la tanto anelata pace. Pace. Da miraggio a realtà, tangibile e spumeggiante.
Il merito andava tributato a tuo padre.
L'erede di Cesare, successore di Enea, conducente una sbandata, profuga Roma a un nuovo, florido e luminoso avvenire. Un eroe.
Il tuo.
Quando si è trasformato in un carnefice? Nel veleno corrodente la tua esistenza?
Veleno, Giulia? Lo era davvero? O è stato l'amore che ti ha distrutto?
Come la regina Cleopatra. La formidabile, disinibita, sovrana orientale. La famigerata nemica di Roma. La fattucchiera di Marco Antonio. L'onta all'encomiabile reputazione di tua zia Ottavia. Forse è stato quando hai riflettuto sulla crudele sorte toccatale che, nella tua mente, si sono delineati i contorni di ciò che ci si aspettava da te.
Perché conveniva. A tuo padre e al suo Impero pacifico.
Perché eri donna.
Cleopatra era stata di più della meretrice egiziana, la lussuriosa e discinta concubina, la strega. Lo sentivi. Era ingiusto attribuirle la colpa del declino di Antonio. Era stata regina, studiosa, moglie, madre, di figli di carne e figli di popolo. Aveva sognato un Mediterraneo dai costumi orientali, dalle tendenze ellenizzanti e, magari, il suo errore fatale era stato quello di sognare troppo ardentemente, bruciare di quel sogno e precipitare con esso, incenerita dalla smania di concretizzarlo.
Tuo padre si muoveva cauto, giocava d'astuzia, stratega conscio di dover tessere le trame della realtà per poter ammirare l'arazzo ultimato di un sogno.
È per questo che ha sempre vinto.
Ma la cultura di Cleopatra, la sua tenacia, la sua volontà, rappresentavano inutili orpelli al quadro completo. Al quadro che gli uomini dipingevano di lei.
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Meme dall'antica Roma con furore
De TodoIl titolo parla da solo. Preparatevi al delirio.