Augusto & Giulia - Rome and you

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Perdonate il trauma che sicuramente vi ho procurato 🌝 vediamo chi coglie la citazione!





«Ho due figlie predilette a cui pensare: Roma e Giulia.»

Bizzarro come, da giorno all'altro, il sacrificio di una sia divenuto necessario alla salvezza dell'altra.

Augusto si profonde in un sospiro, sfregiando il parapetto di marmo con le unghie, tanta la tensione accumulata.

Roma e Giulia.

La vita risparmiata di una la rovina dell'altra.

«Condanna a morte.» ha sentenziato Tiberio con un lucore malato, putrido, negli occhi da falco. Gli occhi scuri e luccicanti di Livia, così densi d'oscurità da non lasciare speranza nemmeno al più flebile brandello di luce. «Quale altra soluzione sussiste? Lei ha infangato il tuo nome. Lei e la sua fila infinita di concubini ci volevano morti. Abbiamo le prove, Iullo è coinvolto. Non esiste altra strada.»

Sì, pensa Augusto, nei suoi appartamenti dominanti su Roma, una vastità di tetti e statue e dorati pinnacoli, di fori rotondi d'anfiteatri come ombelichi di questa vecchia madre. Esiste un'altra strada.

Meno violenta, sadica, rumorosa.

Esilio.

Tiberio brama di vedere il sangue di sua figlia innaffiare il patibolo, la sua carcassa penzolante a catene arrugginite come il più debosciato dei criminali. Un riscatto a una vita nell'ombra, sottovalutato e poco amato, se ne rende conto. Attraverso la morte della moglie adultera, della consorte portante in dote un vistoso paio di corna al posto di un figlio vivente oltre la culla, assaporerà la rivincita, l'attenzione. Pagamento ai danni e ai mali e alle umiliazioni.

Come se la morte altrui potesse arrecare pace.

Sarebbe fattibile secondo la legge, orribile, ma fattibile. Un marito comanda e supervisiona la moglie, la sua condotta. Stabile e definito dall'alba dei tempi. Secondo la legge di Roma, vetusta e scolpita nella storia del mondo però. Quella del cuore sostiene diversamente.

«Giulia...»

Vederla processata? Vederla morire? Il suo cuore non reggerebbe. No, non la sua Piccola Roma. È convinto che anche il Senato disapproverebbe a gran voce. Una figlia trascinata al ceppo dal padre? No.

Ma per contro... per contro... la guerra civile.

Tiberio irato, un'incursione armata sul Palatino contraffatta dietro il pretesto della salvaguardia della vita del patrigno. Soldati alle armi. Cavalli nelle strade. Ferro e fuoco e morti e feriti. O anche l'opposto. Scontento del verdetto potrebbe radunare un contingente, marciare, prendere d'assalto la città. E allora Gaio e Lucio, ardenti di gioventù, imbraccerebbero le armi a difesa della madre oltraggiata, del nonno offeso. Lo farebbero comunque, senza alcun dubbio, se emettesse la macabra condanna.

Il pericolo della perdita della sua autorità significherebbe una nuova guerra civile. La morte sua, forse, ma ha già ampiamente dato. La morte di Giulia, sicuramente, il fato incerto di Gaio e Lucio.

All'inverso, se mettesse a tacere Tiberio, un silenzio eterno di ferro e squarci, come reagirebbe Livia? Livia... il cuore rulla, ora come anni or sono, ma il nodo si aggroviglia più in là dell'amore. Tiberio e i suoi appigli, il suo incastro nella nobiltà, nonché unico anello di congiunzione rimastogli tra uomini assennati e ragazzini spavaldi.

Se smettesse di respirare oggi Gaio e Lucio sarebbero troppi giovani e inesperti per trainare il carro dell'Impero.

La nobiltà si rivolterebbe. Uccidere un loro membro, tu, tu che ti sei insediato sul trono, abile regista di una farsa, l'Impero, una monarchia, travestita da Repubblica restituita. Gli anziani mantengono vivo il ricordo, potrebbero infiammare la nuova generazione.

Meme dall'antica Roma con furoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora