Keqing scoprì solo dopo perché la sede fuori città era stata chiamata dai suoi abitanti "Alveare". A detta di molti, infatti, ricordava proprio un alveare, le camere tutte l'una di fianco all'altra, collegate solo da stretti e spogli corridoi.
La gente lì era tutto sommato piacevole. Certo, si sentiva il malcontento generale, dato dalla condizione dei piani superiori, la cui messa a nuovo procedeva fin troppo a rilento; ma nel complesso i soldati erano stati tutti molto cordiali nei confronti di Keqing.
Ma, dopo numerose presentazioni e una cena in compagnia di Kaveh, Al Haitham e Shenhe, dove venne servita una zuppa di dubbio gusto, arrivò la notte.
Si erano messi d'accordo che Keqing non avrebbe combattuto quella sera, così la giovane, dopo aver salutato Kaveh e Al Haitham, che sarebbero usciti insieme a una quindicina di soldati, si mise a letto, più o meno verso le undici di sera.
Purtroppo non riuscì ad addormentarsi – a differenza delle sue tre compagne di stanza, che sentì russare quasi subito. Ad un certo punto, non avrebbe saputo dire quando, Keqing si accorse che un chiacchiericcio proveniva dal pianterreno.
Facendo meno rumore possibile, lei e una delle sue compagne uscirono dalla stanza e scesero le scale; Kaveh, Al Haitham e la maggior parte dei soldati erano tornati sani e salvi dalla missione.
Con il cuore in pace, sollevata dal sapere che i due comandati erano vivi e vegeti, Keqing riuscì ad addormentarsi serenamente.
La sera dopo sarebbe toccato a lei.
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Ogni ora che passava quel giorno non poteva non pensare all'imminente battaglia che la aspettava quella notte. Provò a socializzare con le sue compagne di stanza, che funzionò fino ad un certo punto: le tre erano molto affiatate e perfino in lutto per la ragazza che aveva occupato il letto di Keqing prima che lei arrivasse, morta la settimana prima.
Tentò anche di parlare con Kaveh, senza successo. Di per sé l'uomo era più che contento di conversare con Keqing, anzi, quando poteva era lui stesso a cercarla; ma, malauguratamente, aveva troppo, decisamente troppo da fare. Oltre a dover periodicamente incontrare Ningguang, come le aveva spiegato, suo era il compito di supervisionare gli allenamenti, parlare con gli addetti alla ristrutturazione dell'Alveare, a volte anche incontrare Yelan e Heizou per venire aggiornato delle nuove tecniche e strategie da loro partorite – insomma, un vero inferno.
All'ora di pranzo Keqing si ritrovò ad un tavolo insieme a Xiao e Al Haitham. Shenhe e Kaveh erano via, per qualche stupido motivo che non era entrato in testa a Keqing – e che malediceva fino alla morte – e quindi lei fu costretta a passare il pranzo con un generale taciturno e il "responsabile del Palazzo di Marmo", come si definiva lui, Xiao.
Keqing aveva l'impressione che, sia la sera prima che quella mattinata, l'avesse tenuta d'occhio in modo particolare. Keqing l'aveva colto più volte a fissarla con i suoi occhi tanto verdi da parere dorati – forse lo erano, Keqing non avrebbe potuto dirlo –, ma non come se la stesse osservando per un sincero interesse a conoscerla o a capirne di più su di lei, ma nel modo in cui si guarda una preda, un acerrimo nemico.
A Keqing veniva la pelle d'oca.
Inutile dire che non fu un pranzo molto vivace. Xiao continuava a guardarla male e lei restituiva, infastidita, le sue solite occhiate impertinenti, mentre Al Haitham non pareva notare nessuno di quegli scambi – anche se Keqing era convinta che sapesse che lei e Xiao si detestavano; a dir la verità, non era tanto complicato capirlo.
Finalmente, i tre si congedarono portando via i loro piatti e uscendo dalla mensa. Davanti a Keqing si prospettavano ore lunghe e noiose, che forse avrebbe riempito allenandosi, scandite sempre dal pensiero fisso dell'incombente battaglia.
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𝐁𝐔𝐓 𝐈𝐅 𝐆𝐎𝐃 𝐆𝐎𝐓 𝐔𝐒 ➢ 𝗴𝗲𝗻𝘀𝗵𝗶𝗻 𝗶𝗺𝗽𝗮𝗰𝘁
Fanfiction-〝 𝗲 𝗹𝗲𝗶 𝗲𝗿𝗮 𝘂𝗻𝗮 𝗰𝗿𝗲𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮, 𝘀𝗲𝗽𝗽𝘂𝗿 𝗰𝗼𝘀𝗶' 𝗯𝗲𝗹𝗹𝗮, 𝗺𝗼𝗿𝘁𝗮𝗹𝗲, 𝗰𝗵𝗲 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗶𝗿𝗮𝘃𝗮 𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗮 𝗮𝗿𝗶𝗮, 𝗯𝗲𝘃𝗲𝘃𝗮 𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗮 𝗮𝗰𝗾𝘂𝗮, 𝗲 𝗺𝗮𝗻𝗴𝗶𝗮𝘃𝗮 𝗹𝗼 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗽𝗮𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝘁𝘂...