𝗶𝗹 𝘁𝗮𝘃𝗼𝗹𝗶𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘁𝗼𝗲𝗹𝗲𝘁𝘁𝗮 𝗲 𝗹𝗮 𝗺𝗮𝗱𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗸𝗲𝗾𝗶𝗻𝗴. ✔

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Stava camminando. Ma non si muoveva. Stava respirando, ma non  aveva polmoni. Aveva gli occhi aperti. Vedeva. Ma non stava guardando niente. Non vi era nulla attorno a lei. Eppure tutto ciò che stava intorno a lei era così saturo, così pieno, c'era qualcosa ma allo stesso tempo niente. Aveva le orecchie ovattate, i sensi intorpiditi, però sentiva chiaramente. Cosa sentiva? Una voce. Una voce femminile, toni acuti, li conosceva? Sì, li conosceva. E cosa dicevano? Già, cosa stavano dicendo? I suoni si confondevano, ma erano chiari. Le sillabe vagavano nella stanza vuota dove si trovava – già, si trovava in una stanza. E d'improvviso capì, ricucì meticolosamente i suoni, formò parole, frasi, concetti.

"Tr – a – dit – ri – c – e" e ad esso si legò "tiu – cci – d – erò" e ancora "Sl – a – ash" (suono di spada che viene estratta dal fodero) "Slaaa – aash" (suono di spada – più lunga – che viene estratta dal fodero). La voce cambiò. Più profonda. ...migliore. Semplicemente. 

"Gra – zia" e poi "Con – trollo" e ancora "Bra – vac! – osì!" 

Che voce fantastica. Le otto di sera. La fobia del dolore. Heizou. No, non Heizou. Il colore blù del mare. L'Ovest. Sì, esatto, l'Ovest. Yelan. E dall'altra parte un coltello a serramanico, una cella, Xinyan, uno strano copricapo. Yun Jin le aveva puntato addosso un coltello, o era una spada, o una pistola, o la stava cercando di gremire a mani nude; ma lei controbatteva, a parole, no, non a parole, aveva una spada! No... no... aveva accanto a sé Yelan.

E... Ganyu aveva la forma delle nuvole. La stanza non aveva tetto, non aveva pareti, non aveva contorni, il cielo ricopriva l'orizzonte, e quel cielo era Ganyu, e ad un tratto Keqing non esisteva più, Keqing era la terra, ma non vi era terra, solo cielo. 

E d'improvviso le mura comparirono, Keqing tornò ad esistere, e sotto di lei un materasso, sopra di lei una coperta, attorno arredi, mobili, la moquette. Di fianco a lei Yelan, il suo viso ancora prigioniero del sonno. 

Keqing chiuse per un secondo gli occhi. Poi li riaprì. E, riaprendoli, del sogno non rimasero che sensazioni distaccate, confuse, a cui Keqing non sarebbe mai riuscita a dare un significato.

Il suo primo pensiero fu Ganyu. Non tanto quello che aveva discusso con lei ieri, che arrivò un attimo dopo, solamente Ganyu.

Poi si ricordò del lavoro che le aveva proposto la donna il giorno prima: le aveva preannunciato lavori burocratici e noiosi, come compilare carte, portare messaggi ai diversi membri della Setta e cose così. Ma era per Ganyu, la persona che le aveva dato una seconda possibilità alla Setta, quindi lo avrebbe fatto volentieri.

Per quanto riguardava Yelan... alle otto si erano incontrate, e lei aveva tentato di spiegarle le conclusioni a cui erano arrivati lei ed Heizou, fallendo. Avevano parlato dei Verurteilung, delle casate alleate, ma i passaggi da concetto a concetto erano confusi, complicati ed incomprensibili agli occhi semplici e impreparati di Keqing. Così, beh, si era addormentata. Yelan l'aveva probabilmente portata a letto, dato che si erano sistemate in una stanza adiacente a quella dove si trovavano al momento. Keqing non aveva potuto scoprire se Yelan, la sera prima, fosse uscita per andare al pub delle otto di sera, e un po' si rimproverò per questo. Poi si mise seduta sul letto, a gambe incrociate.

"Keqing"

La giovane sussultò. Yelan si girò, e si sedette anch'essa incrociando le gambe, senza guardare Keqing. Fissava il vuoto davanti a sé.

"Keqing. Perché le otto." 

Sul volto della ragazza di dipinse un'espressione quasi terrorizzata, anche se effettivamente non aveva nulla da temere riguardo a Yelan. In fondo, ra l'unica persona di cui si poteva fidare all'interno di tutto l'edificio – insieme alla seconda personalità di Ganyu.

𝐁𝐔𝐓 𝐈𝐅 𝐆𝐎𝐃 𝐆𝐎𝐓 𝐔𝐒  ➢ 𝗴𝗲𝗻𝘀𝗵𝗶𝗻 𝗶𝗺𝗽𝗮𝗰𝘁Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora