Avevo commesso un errore.
Se avevo pensato che in qualche modo il mio rapporto con Ruben si fosse fatto più stretto, mi ero sbagliata.
Perché davanti alle mie parole, alla speranza che gli avevo mostrato a cuore aperto, lui innalzò tra noi due un muro gigantesco, una barriera spessa e infrangibile creata con la rabbia che tanto amava usare per difendersi.
Mi guardò con una furia che non mi aveva mai riservato fino a quel momento, con un'ira che lasciava intendere ad occhio nudo quanto fossimo distanti in realtà, quanto ancora si rifiutasse di farsi toccare non dalle mie mani, ma dalla mia anima.
«Tu pensi» latrò, «di poter provare pietà nei miei confronti?»
Non risposi, mi limitai ad osservarlo, a studiare quella ferocia che gli dilaniava tutto il viso, che gli divorava l'azzurro dell'occhio. Si avvicinò a me, ma non mi mossi, rimasi ferma fino a quando non mi fu a mezzo centimetro di distanza, il suo fiato che mi alitava sopra il capo. «Pensi che io sia un povero cucciolo indifeso» continuò con voce graffiante, «che ha bisogno di coccole e amore per stare meglio?»
Sollevai lo sguardo fino a incontrare il suo, mi fusi nei suoi occhi, ben consapevole che l'unica reazione che avrebbe approvato da parte mia sarebbe stata la paura.
Ma così non fu.
Non sentivo altro che il suo, di terrore. Provava a celarlo dietro la sua ira, eppure continuavo a percepirlo.
«Pensi di poter fare la crocerossina con me, per sentirti meglio?»
Troneggiava, imperava di fronte a me, ma comunque non riuscii a far altro che sorridergli.
«Credi che ti basta solo tirar in su le labbra e dirmi parole dolci per convincermi a fidarmi di te?»
«No» risposi serafica. «Ci sarei riuscita già tanto tempo fa, se fosse stato così.»
Aggrottò la fronte, la collera ad ombrargli tutto lo sguardo, pitturando sfumature di tenebre sugli zigomi.
«Ma quello che ho detto è vero» ripresi con sicurezza, «non ho mentito. Volevo solo che lo sapessi.»
«E perché dovrei saperlo?»
«Perché tu» dichiarai sicura, «sembri una persona che ha bisogno di sentirselo dire.»
Sapevo di star oltrepassando la linea, di star cercando invano di sfondare quel muro d'ira con cui si difendeva dal mondo, eppure non mi riusciva proprio raggirarlo con delle menzogne. Se c'era una cosa certa a quel mondo, quella era che, con Ruben, non potevo mentire. Anche a tentare di farlo, lui avrebbe fatto crollare le mie bugie una dopo l'altra.
Ma sapevo anche che, con la verità, quella barriera con cui ci separava l'uno dall'altra non avrebbe fatto altro che inspessirsi.
E fu quello che accadde.
Inspirò a fondo, le narici dilatate, l'intero corpo irrigidito. «Non sono il tuo caso di carità» tuonò, «non ho bisogno del tuo conforto. Cosa c'è, pensi di essere in diritto di provare pietà per me?»
«Sì, lo penso.»
Gettai la bomba senza esitazione, ma prima che potessi dire qualcosa, mi accorsi di una luce bianca provenire dalla finestra alle sue spalle, dal cortile.
«TU-»
Lo spinsi sul letto con furia, ma nel tentativo di smuovere quel gigante di almeno novanta chili, persi l'equilibrio e caddi a mia volta addosso a lui. Atterrammo sul letto con un tonfo improvviso, lui con la schiena sul materasso, io con il torace contro il suo addome, e in quell'esatto momento la luce che avevo intravisto prima si girò ed entrò nella mia stanza, illuminando le pareti e i mobili.
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Apologia di Callisto - COMPLETA
ChickLit"Per stare accanto alla persona che più ami al mondo, cosa saresti disposto a fare?" Mentirle. "Se dovessi scegliere tra la tua libertà o la sua salvezza, cosa sceglieresti?" La sua salvezza. Da sempre e per sempre. **** Jesse e Callisto sono fratel...