Quella settimana, scoprii quanto mio fratello Jesse avesse sempre avuto ragione sulla follia degli ormoni a palla in noi adolescenti, fu proprio Ruben a provarmelo, più di quanto già non avesse fatto prima.
Nel mio nuovo monolocale, il giorno in cui saremmo dovuti tornare a scuola, al mattino presto, si udivano solo i suoni dei nostri respiri rarefatti e dei miei singhiozzi scostanti.
Mi ero risvegliata poco dopo l'alba, preda di uno dei miei tanti incubi ad asfissiarmi, uno in cui ricordavo il dolore soffocante allo stomaco dovuto alle intossicazioni alimentari, quando mi contorcevo sul mio letto nel tentativo di non correre in bagno a vomitare, perché poi sapevo che, nel vedermi, i miei genitori avrebbero dato atto alla punizione del tappeto di gusci di noci. Ruben, al mio fianco, mi aveva aiutata a riprendere fiato, a calmarmi, ricordarmi che, stavolta per sempre, era tutto finito.
E poi aveva preso a consolarmi, proprio come accaduto la nostra prima volta, a Nicewood, in quella camera d'hotel in cui Eve ci aveva incastrato.
Strano ma vero, avevo scoperto che di primo mattino era molto più gentile che selvaggio, addirittura romantico sotto certi aspetti. Seduti entrambi sul letto, io sopra di lui, ci dondolavamo per unirci con una calma delicata, le sue labbra ricercavano le mie, la sua lingua giocava non più provocatoria ma dolce, e le mani scorrevano lungo la mia schiena non per incitarla, ma per carezzarla, accompagnare le mosse con cui gli andavo incontro per ammorbidirle ancor più.
E anche così, mi sentivo impazzire.
Forse perché, con lui, qualunque cosa facesse era destinata a travolgermi con la stessa forza di un pugno, forse perché era anche quello il suo obiettivo, mi sentivo lo stesso sul punto di perdere il senno, ad ogni suo più piccolo e leggero tocco di labbra, ad ogni sua spinta aggraziata con cui si lasciava accogliere in me, ad ogni tocco delle sue mani che mi levigavano i seni, in armonia con i movimenti dei nostri corpi intrecciati.
Scivolava in me e lo lasciavo scivolare in me, dando vita a un fuoco non più furente nell'intimità, bensì avido e gentile al tempo stesso, che pretendeva di esser incitato con più forza e insieme di esser mantenuto a quella fiamma lenta, per prolungare il più a lungo possibile il piacere tenue di essere amati così, in quel modo.
A volte ci ritrovavamo ad accrescerlo all'improvviso, sobbalzando l'uno contro l'altra, riscattando quel ritmo famelico che sempre aveva caratterizzato i nostri incontri, e allora lui mi afferrava il sedere con entrambe le mani, mi aiutava a riprendere quella cadenza rapida con cui ci scontravamo per predarci a vicenda, i suoi baci si facevano più profondi, provocanti, ed io mi aggrappavo con le mani al suo viso per farli perdurare, mentre i nostri fiati s'inceppavano davanti alla brama di lui che mi riscopriva con la sua eccitazione, in scatti veloci e decisi.
Ma inevitabilmente ci rallentavamo di nuovo, dopo, non so per volontà di chi, se la sua o la mia o di entrambi, e riprendevamo a unirci in quella sorta di ballo gentile, con mosse ondulate dei fianchi, le sue mani che tornavano a plasmare dolci il mio corpo, la schiena, i seni, io che lo baciavo e lui che mi baciava, sopperendo il bisogno primordiale di raggiungere l'apice, per goderci quella passione amabile.
Eppure, anche così, anche con quella gentilezza a travolgere entrambi, ogni volta che approfondiva i suoi affondi e le mie carni lo accoglievano in sé con quella flemma, non potevo che singhiozzare, sentire i pensieri fondersi in un'unica, densissima foschia, il cuore supplicarmi di proseguire quel divertimento all'infinito, l'istinto gridare perché fosse la fame di divorarci a vicenda a travolgerci una volta per tutte.
Uno scontro tra sentimento e bisogno talmente vorace da farmi sobbalzare ogni volta che entrava in me, e lui se ne accorgeva, quasi sorrideva contro le mie labbra, ma proseguiva, non permetteva a nessuna delle due fazioni di vincere davvero, di tanto in tanto lasciava credere prima a una e poi l'altra di aver sconfitto l'avversaria, per poi deluderle passando al lato nemico.
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Apologia di Callisto - COMPLETA
Literatura Feminina"Per stare accanto alla persona che più ami al mondo, cosa saresti disposto a fare?" Mentirle. "Se dovessi scegliere tra la tua libertà o la sua salvezza, cosa sceglieresti?" La sua salvezza. Da sempre e per sempre. **** Jesse e Callisto sono fratel...