«Ehi.»
«Cosa c'è?»
Nell'oscurità della stanza, sdraiati sotto le lenzuola e il piumone, chiamai Ruben, la testa posata contro il suo petto nudo. Ero un po' grata di quelle tenebre, perché stavo per porgli una domanda che non sapevo se avrebbe potuto ferirlo o meno. «Quand'è il tuo compleanno?»
Lui non sembrò preoccuparsene, e in parte ne rimasi sorpresa, in parte non tanto. «Il 7 Aprile» rispose, la sua mano a carezzarmi lene la schiena.
«Hmm» mormorai. «Lo hai mai festeggiato?»
«Non vedo perché farlo» disse noncurante. «È solo il giorno in cui sei nato.»
Mi sfuggì un sorriso amaro. Avevo già immaginato una risposta simile da parte sua. «Vorrà dire che lo festeggerò io per te» commentai soltanto.
«Non ci provare neanche. Come minimo, renderesti la festa a tema Crystal Ballerina. Ti butto da un grattacielo.»
Scoppiai a ridere. Era una possibilità concreta. «Jesse un giorno mi disse che, secondo lui, a volte un compleanno è più importante per chi vuole bene alla persona che è nata quel giorno, che il festeggiato stesso.» Posai il palmo contro il suo petto, accompagnando il suo respiro. «Perché ti permette di dimostrarle quanto tieni a lei, ringraziandola di essere venuta al mondo.»
Ci fu un lungo minuto di silenzio.
«Beh, non c'è da stupirsi, visto il regalo che ti ha fatto quest'anno.»
Risi di nuovo. «Vero, ma credo sia anche dovuto al fatto che adorava fare la drama queen» confessai. «E poi amava stare al centro dell'attenzione.»
Era troppo buio perché potessi vederlo, ma ero certa avesse accennato un sorriso.
Le sue dita si intrufolarono tra i miei capelli, giocherellando con le ciocche. «Quando ero bambino» lo udii dire all'improvviso, «collezionavo tappi di sughero.»
Rimasi sorpresa da quella dichiarazione. «Non avevo giochi veri e propri, non potevamo permetterceli» spiegò. «Così me li creavo da solo. Camminavo per ore per strada alla ricerca di quei tappi, li intagliavo col coltello, li incollavo tra loro per dargli delle forme che ricordassero vagamente oggetti o persone e poi li coloravo coi pennarelli.»
Sentii il cuore strizzarsi in un'agonia atroce. Era difficile credere che un bambino dovesse arrivare a tanto, ad accontentarsi di così poco, per poter avere solo un giocattolo con cui divertirsi. Ma da come ne parlava lui, il ricordo non sembrava farlo soffrire. Oppure non si rendeva conto di star soffrendo.
«Poi, non so perché, cresciuto ho preso l'abitudine di collezionarli e basta, quelli che mi sembravano i più strani e particolari» proseguì. «Li mettevo tutti in un barattolo gigante dal vetro incrinato che avevo trovato sempre per strada da bambino.»
Avvertii il tocco delicato del suo respiro contro il mio capo.
«Un paio d'anni fa, al mio compleanno, di pomeriggio mi sono accorto che il barattolo sembrava più colmo rispetto a quando l'avevo guardato al risveglio» disse. «Quel mattino avevo visto Anna uscire dalla mia stanza, di solito ci entrava solo per fregarmi le sigarette, ma quella volta non l'aveva fatto, aveva le mani vuote.»
«Pensi che te li abbia aggiunti lei?» domandai.
«Non lo so. Li collezionavo, sì, ma non ne ero così ossessionato da esser certo su quanti ce ne fossero dentro o contarli uno ad uno. E non li ricordavo tutti a memoria. Può anche darsi che fosse stata solo una mia impressione sbagliata.»
Per qualche motivo, però, io ne dubitavo. Non sapevo se era per via della speranza innata che quei due, a discapito della natura anomala del loro rapporto, fossero più vicini di quanto credessero, o se invece volevo disperatamente credere che, nel suo passato, anche se in maniera contorta e distante, ci fosse stato qualcuno che gli avesse voluto bene davvero.
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Apologia di Callisto - COMPLETA
Chick-Lit"Per stare accanto alla persona che più ami al mondo, cosa saresti disposto a fare?" Mentirle. "Se dovessi scegliere tra la tua libertà o la sua salvezza, cosa sceglieresti?" La sua salvezza. Da sempre e per sempre. **** Jesse e Callisto sono fratel...