Mai

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«Callisto, potrei fare una foto con te, per favore?»

«Posso stringerti la mano?»

«Sei la mia idola! Ti ammiro tantissimo, Callisto!»

La forchetta per poco non mi cadde dalle mani, mentre, seduta a uno dei tavoli della sala mensa in compagnia di James, guardavo le tre ragazzine che mi si erano avvicinate tutto d'un tratto con gli occhi brillanti e ora mi scrutavano con la stessa emozione che avrei avuto io nell'incontrare la creatrice di Crystal Ballerina.

La sala mensa quel giorno era gremita e tanti erano gli studenti che ci stavano osservando tra la curiosità e l'invidia nei confronti di quelle tre studentesse che avevano trovato il coraggio di raggiungermi e parlarmi. Le fissai senza sapere che dire, mentre James, davanti a me, aggrottava la fronte.

Erano sicuramente del primo anno, avevano i visi estremamente giovani, che conservavano ancora i tratti dolci e gentili dell'infanzia e preadolescenza da cui erano appena uscite, e mi osservavano come se avessi le ali alla schiena e un'aureola in testa.

Quel giorno, solo io e James avevamo la pausa pranzo alla stessa ora, e dato che non volevo farmi di nuovo triturare le guance da Ruben, ero stata più che attenta a stargli accanto il più possibile. C'era da dire, però, che a differenza di Eve – la puttana della scuola, e per questo sempre evitata da tutti tranne i maschi che ci provavano con lei – James non aveva lo stesso potere di allontanare da sé le persone, né il campo magnetico di Ruben con cui riusciva a farsi evitare da loro.

Quella era almeno la quinta volta che un qualche gruppo di ragazzi mi approcciava in quel modo, con le guance accalorate dall'adorazione e gli occhi supplicanti più di un cucciolo di panda davanti a una montagna di bambù.

«Oh, io-» provai a dire, ma la più mingherlina tra le tre m'interruppe.

«Sai, anche io ho un fratello maggiore» disse, «ci litigo sempre, con lui, vorrei sgozzarlo ventiquattr'ore su ventiquattro, ma dopo che abbiamo scoperto la storia tua e di Jesse, siamo scoppiati a piangere insieme e ci siamo abbracciati con forza. Adesso non litighiamo neanche più come prima.»

Inarcai le sopracciglia. Beh... supposi che quello potesse essere annoverato come uno dei tanti miracoli realizzati dal mio fratellone.

«Sei un'eroina, Callisto!» aggiunse la studentessa alla sua destra, stringendo i pugni. «Anche mia madre è una tua grandissima ammiratrice!»

James, davanti a me, si accigliò. Anche senza chiederglielo, sapevo già cosa stava pensando: si stava domandando se con "grandissima ammiratrice" intendesse fangirl allo stato puro come Cindy.

L'altra, quella che ancora non aveva parlato, dichiarò invece: «Meriti tutta la felicità e il rispetto del mondo!»

Non era la prima volta che una situazione simile succedeva, da quando ero entrata a scuola, ma non sapevo mai come rispondere a simili affermazioni.

«Oh» esalai alla fine. «Ehm, grazie.»

Le tre continuarono a guardarmi come se avessi appena ottenuto la santificazione assoluta da parte del Papa. «E anche il tuo ragazzo!» esclamò d'improvviso la più piccola. «Siete magnifici insieme, davvero! Siamo delle vostre immense fan!»

James si strozzò con l'acqua che stava cercando di sorseggiare dal bicchiere.

«Oh, ehm, grazie» ripetei di nuovo, e le tre iniziarono a saltellare sul posto.

«È vero quello che si dice in giro?» domandò la più alta, dai capelli biondi legati in una treccia che le cadeva sul petto.

Aggrottai la fronte. «Quello che si dice in giro?»

Apologia di Callisto - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora