«Guarda, Jesse» lo chiamai, stringendogli la mano. «Guarda come ho legato i capelli.»
Lui osservò la mia acconciatura dal letto dell'ospedale, con sguardo d'interesse, posandosi le dita sul mento in un gesto d'osservazione. Quel giorno mi ero fatta una treccia a spina di pesce, che mi raggiungeva la schiena e dondolava come un'altalena a ogni mio passo. «Ehi, sorellina» mi disse, tirandola come fosse una corda, «hai solo undici anni, chi vuoi conquistare?»
Sorrisi e mi avvicinai ancor più al bordo del materasso, saltellando. «A scuola tutte le bambine si fanno i capelli così, volevo provare anche io.»
«Dovresti imitare me, non loro» replicò, indicandosi il capo calvo. «Non vedi quanto sono bello, così?»
«Tu sei sempre bello, Jesse.»
Mi prese le guance tra le dita e iniziò a smuoverle in su e in giù, quasi fossero il manubrio di un volante. «Devi dire "tu sei sempre il più bello"» mi corresse con fare serio. «Ripetilo insieme a me.»
«Tu sei sempre il più malato» risposi e Jesse scoppiò in una fragorosa risata che lo scosse su tutto il corpo.
«Brava, sorellina, lo sai che adoro l'umorismo nero.» Mi scoccò un bacio sulla gote, prima di lasciarmi andare. «E con quell'acconciatura stai benissimo, sembri una diva di Hollywood. Qualunque bambino ti troverebbe una donna da sposare.»
Sghignazzai e mi feci spazio sul letto per sdraiarmi accanto a lui. Jesse si strinse nel suo posto e mi accolse, permettendomi di posare il capo contro il suo petto, il braccio a cullarmi lungo la schiena. Mi dilettai ad ascoltare il suono del suo cuore, il ritmo dei battiti che mi parlava e garantiva che ancora esisteva, che la malattia non lo aveva ancora interrotto.
«Callisto» pronunciò, «tu hai qualche desiderio che vorresti esprimere?» Si fermò un secondo: «La mia guarigione non vale.»
«Ma è l'unico che ho» mi lamentai, Jesse ridacchiò e mi diede un buffetto sulla punta del naso.
«Devi essere più egoista» disse.
«Allora...» "che mamma e papà mi amino quanto amano te", «che il tuo desiderio si realizzi.»
«Per davvero? Andiamo, non scadermi così nel banale romanticismo fraterno.»
«Tu adori il romanticismo fraterno.»
«Touché.» Si tamburellò un dito sullo zigomo. «Allora facciamo così, dato che ci tieni tanto, sarai tu a realizzarlo.»
«Cosa?»
«Il mio ultimo desiderio» rispose. «Lo realizzerai proprio tu.»
«E quale sarebbe?»
«Ancora non lo so. Strano, vero? Però ancora non me ne viene in mente uno.»
Strinsi la mano sul tessuto del suo camice azzurro. «Lo realizzerò, lo realizzerò senz'altro, Jesse» promisi con voce roca.
«È un giuramento, allora.» Chiuse la mano a pugno e sollevò il mignolo. Annuii e intrecciai quest'ultimo anch'io. «Da un giuramento non si può scappare, ti rimane addosso per sempre, lo sai.»
«Lo rispetterò» garantii. Jesse rise ancora, mi diede un altro bacio sulla guancia e io lo accolsi cercando di assorbirne più calore possibile. Quella era la mia casa: tra le sue braccia. Quello il mio cuore: nel suo petto.
«Un giorno» disse, mentre giocherellava con la mia treccia, «anche tu troverai un tuo desiderio.»
Aprii la bocca per parlare, quando una voce proveniente dalla porta della stanza mi interruppe: «Callisto.»
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Apologia di Callisto - COMPLETA
Literatura Feminina"Per stare accanto alla persona che più ami al mondo, cosa saresti disposto a fare?" Mentirle. "Se dovessi scegliere tra la tua libertà o la sua salvezza, cosa sceglieresti?" La sua salvezza. Da sempre e per sempre. **** Jesse e Callisto sono fratel...