Un giorno

1.2K 85 16
                                    

Io desideravo l'amore.

L'avevo sempre fatto, da che ero nata.

Desideravo due mani grandi pronte a cullarmi mentre ero in lacrime e un abbraccio stretto e forte in cui soffocare.

Desideravo l'amore perché è quello che tutti i bambini desiderano, è quello che questo disilluso mondo necessita per andare avanti. Desideravo sorrisi caldi e un bacio prima che mi addormentassi, e il sogno di stringere le dita di mio padre tra le mie, quelle piccole di mia madre, che tante volte avevo visto carezzare Jesse con un affetto di cui ero privata.

Desideravo l'amore, ma rabbia e disprezzo era tutto ciò che raccoglievo.

Desideravo l'amore, ma furia incontravo nel cammino per ottenerlo.

Non ero abbastanza intelligente, non ero abbastanza bella, non ero abbastanza interessante.

Non ero abbastanza, non ero mai stata abbastanza, sempre e solo sbagliata.

Non come Jesse, lui che aveva quel faccino bello e delicato, quei capelli biondi che sembravano minuscole molle d'oro, quella sagacia e saggezza incredibile nonostante la giovane età; Jesse che aveva sempre i voti più alti e un carattere socievole e allegro, Jesse che giocava a calcio e non si lamentava mai, Jesse che non piangeva e sapeva sempre trovare la soluzione ad ogni problema.

E mi ero detta che avrei dovuto odiarlo, che avrei dovuto risentirlo con tutta la mia essenza, ma anche a sforzarmici proprio non riuscivo a detestarlo, perché lui mi era dentro in un modo simile a un veleno, che se avessi provato a scacciare con un antidoto si sarebbe fatto più forte e pungente prima.

Desideravo l'amore, quel che ottenni fu mio fratello.

Abbandonai il desiderio delle braccia dei miei genitori per rifugiarmi in quelle di Jesse, che erano molto più calde e sincere delle loro. A Jesse non importava se ero abbastanza o no, a Jesse non importava dei miei pessimi voti o la mia brutta faccia. Lui mi sorrideva anche quando avevo sbagliato e mi dava il bacio della buonanotte ogni sera, senza dimenticarsene mai.

Desideravo l'amore, lo vinsi nel suo calore.

Nel tiepido dolore che mi donava quando si faceva male.

Perché in quel mondo in cui nessuno mi aveva mai voluta, esisteva una persona che aveva bisogno di me, per cui ero necessaria.

Ho pensato fosse incredibile, ho pensato che quell'odio che ricevevo ne valesse la pena.

E la vita così non mi sembrava crudele, la mia esistenza così non mi sembrava poi tanto inutile.

Io che ero nata per sbaglio, io che ero l'aborto di tutti gli errori dei miei genitori, avevo un fratello che mi accoglieva nonostante le mie storture.

Ma là dove l'affetto sbocciava, così facevano le radici dell'odio, insite nello sguardo di mamma e papà, che più ci vedevano vicini più cercavano di allontanarmi da Jesse, più lo vedevano amarmi più provavano a convincerlo della mia anima deforme, della mia colpevolezza primordiale.

Quando poi lui si ammalò, quello che finora era stato semplice ribrezzo e schifo si trasformò in altro.

Un mostro di ferocia e bestialità, una creatura sadica che sapeva dove ferirmi senza farsi vedere.

Iniziò con una fetta di torta alle nocciole.

Me la ritrovai sul piatto a fine cena, mamma me la mise davanti in silenzio.

All'inizio non capii, non capii perché mai avrei pensato mi avrebbero odiato tanto, mai avrei creduto sarebbero potuti giungere a questo.

«Mamma, sono allergica alle nocciole» le ricordai e lei mi sorrise, mi sorrise perché era proprio quella la risposta che si aspettava, proprio quella l'occasione perfetta per punirmi.

Apologia di Callisto - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora