Bugie così

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Stando ai racconti di mio fratello, lettore incallito e – come lui stesso si dichiarava – sommelier dei libri trash, la leggenda narrava che il bad boy, oltre ad avere un pessimo carattere e un fascino tenebroso, piercing e tatuaggi, disponeva anche di conoscenze sessuali indescrivibili ed era totalmente incapace di accontentarsi di una sola seduta di sesso.

La leggenda aveva ragione.

Troppo ragione.

Mi doleva tutto il corpo, in particolar modo le gambe, le cosce soprattutto, muscoli che neanche credevo esistessero a livello anatomico lamentavano fitte e indolenzimento. Era quasi piacevole, sotto certi aspetti, ma altrettanto spaventoso.

La leggenda, sempre dando retta a quel che diceva Jesse, narrava anche che, dopo un rapporto, il bad boy e Hope Summer Destiny finissero per coccolarsi a vicenda sotto le coperte, a parlare di cose stupide o scambiarsi romanticherie che inducevano i lettori a vomitare cuoricini.

La leggenda si sbagliava.

Quello che mi travolse dopo l'atto – o per meglio dire, gli atti – in questione, fu un solo e semplice sentimento, talmente umano da apparire quasi scontato.

Imbarazzo.

Profondo, puro ed estremo imbarazzo.

Non riuscivo a guardare Ruben negli occhi, e così avevo affossato la faccia nel cuscino, rifiutandomi in assoluto di sollevarla da lì. In testa, non potevo fare altro che pensare a tutte le cose che avevamo appena fatto, che gli avevo fatto, a tutte le parole impronunciabili che gli avevo detto e urlato nei deliri del piacere; mi sentivo come una ragazza che si risvegliava il giorno dopo da una sbronza e iniziava a rammentare nel dettaglio le sue azioni da ubriaca.

Solo che io non mi ero ubriacata, anche se la sensazione, in qualche modo, era stata la stessa.

Non solo, d'improvviso mi ero resa conto della mia nudità, e così avevo seppellito tutto il mio corpo sotto le lenzuola e il piumone, sdraiandomi a pancia in giù. Mi rendevo conto di quanto fosse stupida come cosa, ormai mi aveva vista e toccata dappertutto, non aveva senso nascondermi, eppure non potevo che farlo.

Una parte di me voleva stappare lo spumante, l'altra voleva lanciarsi dal balcone della stanza.

Non avevo fatto nulla di male, la mia era una certezza, ma allo stesso tempo, non appena ricordavo gli attimi febbrili di poco prima, sentivo il volto andarmi a fuoco per tutte le oscenità che avevo detto, fatto e provato.

Un colpo sul retro del mio capo, deciso e forte.

«Che diavolo stai facendo?»

Affondai ancor più la faccia nel cuscino, nella speranza che la sua morbidezza soffocasse anche l'imbarazzo che mi divorava la voce. «Sono una crisalide» dichiarai con serietà. «Sto aspettando di schiudermi e diventare una bellissima farfalla.»

«Le crisalidi non mentono ad ogni secondo.»

Un colpo basso da parte sua, ma non potevo negare che aveva ragione.

«Ovvio che no» mi difesi. «Le crisalidi non possono parlare.»

«Appunto, quindi perché tu lo stai facendo?»

«Va bene. Allora sono una crisalide con il vizio genetico della logorrea.»

«E della menzogna.»

Un altro colpo basso.

«Non importa, l'importante è che alla fine mi schiuderò e diventerò una bellissima farfalla» proseguii, ormai era una questione di principio.

«Al massimo diventerai un'inguaribile bugiarda.»

Apologia di Callisto - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora