Il vero potere

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Nota autrice:

Per scrivere questo breve capitolo, ho usato la canzone Wait degli M83, che ho messo qua sopra.

Vi consiglio, se volete sperimentare appieno il momento, di ascoltarla anche voi mentre la leggete.

Così soffri-VOGLIO DIRE, AHEM, così apprezzate CON MOLTA PIÙ INTENSITÀ l'affetto profondo che si scorge in questo capitolo.

...

(E soffrite ancora di più)

Ma ehi! Che libro è se non si gode appieno anche le lacrime che ti provoca?

Come dice una grande pubblicità:

Se non ti asciughi le lacrime godi solo a metà.

*



Giunse il giorno del processo.

La mattina della prima udienza, non appena mi svegliai all'alba nella mia stanza del dormitorio, la prima cosa che feci fu aprire l'armadio, uscire gli scatoloni e le valigie degli effetti personali di Jesse e iniziare ad aprirli.

Trovai quella forza che mi era mancata per mesi, nell'istante stesso in cui sollevai le palpebre.

Come sospettavo, erano pieni dei suoi stupidi cappelli fatti a mano. Ce n'erano di ogni forma e colore, un vero e proprio marasma di fili, intrecci e sfumature. Solo a vederli, sghignazzai d'istinto, senza neanche volerlo.

Li avrei conservati tutti fino alla fine dei miei giorni, mi rifiutavo di rinunciare anche solo ad uno di essi.

Libri, tantissimi libri. La maggior parte trash. Scovai la sua Apologia di Socrate e mi venne da ridere di nuovo. Doveva averlo comprato per prendere ispirazione per fare il video, ecco perché era stato così restio a parlarmene, quando lo avevo beccato a leggerlo: non voleva darmi troppi indizi o rischiare di farmi uno spoiler immenso sul mio regalo di compleanno.

Vecchio marpione.

Piccoli pupazzetti fatti all'uncinetto, principalmente Pokemon. Alcuni non erano stati completati. Non aveva fatto in tempo.

E poi, un grande cofanetto di velluto rosso.

Lo guardai confusa, studiandolo attentamente.

Mi misi a sedere sul bordo del letto, stringendolo tra le mani, e lo schiusi con molta titubanza.

Quando lo aprii, sentii tutta l'aria evadere dai polmoni.

«Stupido» bisbigliai. «Sei uno stupido, Jesse.»

Il cappello.

Il cappello che mi aveva promesso.

Quello che avrei dovuto indossare per le mie nozze.

Era lì, piegato sopra il soffice cuscinetto vermiglio che riempiva l'interno dello scrigno, ed era ridicolissimo: un berretto bianco di lana dagli intrecci follemente complessi, tali da creare fantasie floreali, con le frange sul bordo dalle quali pendevano perle finte.

Sopra di esso una lettera.

Su quella lettera una scritta la cui calligrafia conoscevo bene.

Per la mia principessa ballerina.

La presi in mano, aprii la busta con le dita che ancora mi tremavano.

Lessi tutto d'un fiato, e fui colta da risate e lacrime che mi squassarono lo stomaco. Il petto mi si gonfiò del più grande sentimento che da sempre provavo per mio fratello: l'amore. Così forte e imponente da riempire tutto, e anche se faceva male, anche se mi faceva soffrire, allo stesso modo mi rendeva felice.

Apologia di Callisto - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora