Ritratto - Capitolo extra

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Nota autrice

Questo capitolo extra mi sta molto a cuore, e LO SO, lo so che state pensando, maledetti muffins che pensate sempre male di me e mi considerate una sadica bastarda.

Che vi farò agonizzare come il capitolo extra precedente, non è così?

Possibile.

Ma non per forza. Vi emozionerà, sì, a mio parere, ma no, non credo piangerete.

Forse.

Molto forse.

Come il capitolo extra precedente, anche questo è narrato dal punto di vista di un bambino, ma un po' più grande rispetto all'altro: otto anni.

Sempre per questo motivo, la narrazione sarà molto diretta, poche descrizioni, zero metafore.

Sempre per questo motivo, tutto sarà veloce e rapido.

Ma ci saranno molte cose diverse, rispetto al capitolo extra precedente.

Perché il protagonista - SURPRISE! - NON è Jesse.

Esatto, muffins.

Ce l'abbiamo finalmente: un baby Ruben tutto per noi.

Un baby Ruben tsunderino tutto per noi.

E sarà MOLTO interessante non solo per avere uno scorcio sul suo passato, ma ANCHE per vedere QUANTO è DIVERSO da Jesse sotto tanti aspetti (che ormai lo sapete, analizzerò nel dettaglio a fine capitolo, perché soffro di un'inguaribile forma di diarrea verbale) e non solo nei modi, ma anche nel parlato, per tanti motivi.

Qua, in questo capitolo, verrà presentato un personaggio a cui tengo TANTISSIMO e che, ahimè, nella narrazione della trama principale non può essere mostrato a tempo reale e presentato, solo raccontato da altri.

Sapete già di chi parlo, no? In fondo, è stato il solo e unico amico di Ruben.

Beh, non aggiungo altro, godetevi il capitolo! 

*

«Ehi, bambino!»

C'è il tossico, quel tossico che vedo ogni giorno, nella sua capanna di stracci.

Sono sorpreso, di solito dorme sempre a quest'ora o è troppo sballato per pensare a cosa lo circonda, invece oggi sembra abbastanza lucido, almeno lo è per parlarmi, mentre io finisco di raccogliere il tappo di sughero trovato sul marciapiede davanti a lui e lo metto nello zaino.

Il tossico trema dappertutto, ma non è una novità, i tossici tremano sempre, e così tossiscono sempre, e così respirano male sempre, e così sono sporchi sempre. Lui è così: vecchio, schifoso, puzzolente, con abiti così anneriti da tutte le macchie che manco lo so di che colore erano prima.

C'ha la barba lunga e bianca e troppe rughe perché possa capire com'è davvero il suo viso. I capelli sono bianchi come la barba e lunghi come la barba e sporchi come la barba, ma la merda che c'ha in corpo glieli ha fatti cadere a chiazze, e c'ha gli occhi neri, nerissimi, e forse solo sei o sette denti.

Davvero, i tossici qua dentro sono tutti uguali.

Mi guardo attorno: per strada non c'è nessuno, ma anche questa non è una novità. Siamo tra le zone peggiori del Dump, che già è peggiore di suo, figurarsi. Staranno tutti presi a farsi come lui o ammazzarsi tutti o picchiarsi tutti.

«A che ti servono quei tappi?»

Socchiudo gli occhi, lo guardo e basta. È troppo malmesso perché possa farmi qualcosa, anche se mi avvicinassi. Già che sta seduto è una sorta di miracolo, visto come trema, mi stupisco che sappia parlare. Se prova ad attaccare, posso usare il calzino di lana spessa che ho riempito di sassi e poi chiuso con un elastico, in caso di emergenze quando esco di casa.

Apologia di Callisto - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora